Questa mattina mi sono soffermato su un articolo molto interessante, tradotto da Carmen the Sister dal titolo “Allacciate le cinture“, al termine del quale non ho potuto fare a meno di trarre alcune conclusioni.
E’ ormai chiaro a tutti che il problema dei debiti pubblici e della scarsa liquidità, disponibile a sottoscriverli, sia imputabile soprattutto alle forti difficoltà che sta attraversando il settore bancario, da quattro anni a questa parte.
E’ evidente a tutti quanto questo settore “diabolico” e “perverso” che produce solo numeri sul non fare niente, sfruttando il duro lavoro altrui, abbia condizionato le vite di tutti noi.
E’ altrettanto evidente, fra le altre cose, il peso che le banche hanno sulle scelte politiche dei nostri governanti, senza che nessuno le abbia elette.
Nel mio intervento al BED2 come i più affezionati sapranno ho parlato del ruolo delle banche centrali, indicando nel Quantitative Easing come l’unica medicina per risolvere la crisi dei tempi attuali.
Il QE è un operazione di acquisto di asset da parte di una banca centrale contro rimessa di moneta elettronica.
Per acquisto di asset si intende qualsiasi bene presente sul mercato e non necessariamente Titoli di Stato o Mbs, come avvenuto in Usa. La banca centrale giapponese per esempio è intervenuta direttamente sul mercato azionario, tanto per fare un esempio molto pratico.
Ho voluto fare questa lunga premessa per sottolineare il fatto che un eventuale QE dovrebbe essere seguito parallelamente da una ristrutturazione del sistema bancario, in modo che questo non possa più rappresentare un rischio di natura sistemica per l’intera società.
Prima di tutto le banche di interesse sistemico dovrebbero subire le seguenti fasi:
- Separare la parte a rischio da quella sana e tradizionale.
- Nazionalizzare la parte sana.
- Inglobare nella Bce la parte non sana. Questa non sarebbe altro che una forma di quantitative easing più spinta, con il difetto tuttavia di non poter far rientrare la liquidità velocemente in caso di tensioni inflazionistiche. Come vedremo in seguito, tuttavia, sarebbero ben altri i canali di restrizione.
Del resto le maggiori responsabili di quanto accaduto sul sistema bancario sono proprio le banche centrali che si sono dimostrate incapaci di controllare i rischi ai quali erano sottoposti gli istituti di interesse sistemico. Capaci di fare la voce grossa con gli istituti piccoli, ma di inchinarsi invece di fronte alle grandi realtà. E oggi ovviamente vediamo i risultati.
Sarebbe pertanto compito della banca centrale quello di gestire dal proprio interno l’evoluzione della parte bancaria non sana, mentre quella nazionalizzata passerebbe dalle seguenti fasi:
- IL FRAZIONAMENTO
Questa operazione avrebbe il fine di abbassare ulteriormente il rischio elevando oltretutto dall’interno il grado di competitività.
- STATO PROPRIETARIO/GESTIONE PRIVATA
Lo Stato, avrebbe quindi solo la proprietà ma non la possibilità di interferire nella gestione della banca, mentre il controllo sarebbe comunque svolto dalla banca centrale del Paese in questione.
Sotto invece il controllo della Bce o Fed che sia introdurrei la:
- STANZA DI COMPENSAZIONE
Di questa figura già si parlava nel 2008 ai tempi del congelamento del mercato interbancario. Poi più niente, visto che dopo aver ottenuto la liquidità le banche hanno continuato a fare i loro comodi.
In ogni caso una ristrutturazione del sistema bancario dovrebbe vedere l’introduzione di una persona giuridica in grado di fare da garante del sistema, interfacciando con le banche che si finanziano per erogare ai clienti. Questo raddoppierebbe inoltre le funzioni di controllo, con effetti benefici sulla qualità del credito.
Tale strumento migliorerebbe anche il controllo sulla massa monetaria nel caso di pericoli inflativi derivanti anche dalle forme di QE più aggressivo.
Ovviamente non mi faccio illusioni e sono consapevole che quanto vado dicendo è pura utopia a dimostrazione di quanto il sistema sia ormai marcio.
Gli Stati Uniti dal canto loro non hanno mai simpatizzato per misure che potrebbero vedere lo Stato proprietario, in particolar modo quando va a discapito di quel famoso 1% della popolazione.
Pertanto ci rimarrebbe la vecchia e più burocratica Europa a poter (e non dover) affrontare una problematica simile. In questo caso siamo ancora lontani anni luce.
Qualcuno potrebbe dire che avrei tralasciato le banche di investimento. Cheeeeeeeeeeeee?
Le banche devono fare le banche…..per gli investimenti ci sarebbero già altre persone giuridiche in grado di farlo e forse anche meglio. In ogni caso anche questo sarebbe un campo da rivedere alla luce della montagna di derivati presenti sul Pianeta.
Chi avesse gradito l’articolo è invitato a diffonderlo, non tanto perchè io creda che un disegno del genere possa essere attuato, quanto per far capire all’opinione pubblica, quale sarebbe la strada più saggia, alla luce delle ingiustizie subite dalla società, per colpa di un sistema nel quale l’avidità ha oltrepassato i confini del non ritorno.
Coloro che volessero contribuire al blog possono fare anche un semplice clik grazie.
Lei è un grande ottimista signor Andrea; nei suoi "discorsi" appaiono tante grandi idee, ma, allo stato, non sono attuabili, per le tante divergenze europee. E ora sono necessari interventi immediati… semprechè ve ne siano di risolutivi. Le parole di Roubini, in merito alla ns. ricca Italia, sono semplici e vere: abbiamo superato il punto di non ritorno; il carrozzone si sta