Dopo fiumi di speranza, sparati su questo blog, ormai da qualche mese, a inizio Gennaio Borsadocchiaperti uscì con questo post:
“Questo è il Dax in tempo reale. Nonostante i volumi bassi, il Dax senza dare troppo nell’occhio è uscito al rialzo da un importante triangolo
di congestione. Come ho detto sono di poche parole in questi giorni, in quanto credo sia più utile lasciar parlare i mercati.
Ovviamente rimango vigile sulla situazione corrente. Il Dax presenta un traguardo a quota 6450/6500. In questa area infatti troviamo un target obiettivo e la media a 200 gg”.
Nel grafico sopra potere vedere quel bel triangolo verde che cosa rappresenti adesso. Solo un lontano e bel ricordo per chi ha creduto nell’analisi tecnica, piuttosto che fossilizzarsi su dati economici oggettivi, interpretabili ad uso e consumo delle varie teorie.
In questa frenesia di mercati sono a dir poco INUTILI.
All’80% le tendenze sono determinate dalla liquidità in entrata e in uscita, che si riflette inevitabilmente sul ciclo economico. Grazie LTRO!!!! Grazie Mario……Draghi.
Preferisco pertanto leggere i dati fondamentali (manipolabili fra le altre cose) al fine di avvalorare eventuali scenari previsti, in base all’analisi tecnica.
Forse è proprio l’economia subordinata alla liquidità e non il contrario, non credete?
Forse i mercati scontavano già un miglioramento, mentre i Roubini e gli Zero Hedge, “gufavano” magari con qualche bel “put” in portafoglio, puntualmente polverizzatosi.
Interessante il siparietto che ho letto stamani su Calculated Risk, il blog per eccellenza in Usa, che evidenzia l’errore di Zero Hedge sul calcolo della forza lavoro. Questo per dire come certe analisi fondamentali siano troppo soggettive e spesso tendenziose.
Zero Hedge da quanto ho capito sostiene che c’è stata una vera e propria manipolazione, sul numero delle persone che non cercano un lavoro. Calculated Risk invece sottolinea che i dati così sono più attendibili in virtù del censimento fatto nel 2010. Io credo che come in tutte le cose la verità sta sempre un pò di qua e un pò di là, specialmente se guardo al periodo pre-elettorale Usa.
Ma torniamo alla nostra analisi tecnica:
Come potete osservare il Dax ha raggiunto nel breve gli obbiettivi più impensabili. Essi erano situati per la precisione tra 6600 e 6830.
Venerdì sera l’indice tedesco ha chiuso a quota 6(7)66, 6(7). Numero diabolico?
Quindi ci troviamo molto a ridosso dell’obiettivo massimo in presenza di una Rsi giornalieria a quota 76 che stabilisce il nuovo record degli ultimi 18 mesi e vicina ai massimi storici.
Mai come adesso, a prescindere dalle sensazioni e dalla logica, valgono le regole comportamentali. Buonsenso e cervello sano!!!
Se guardo l’indice di volatilità ci troviamo in presenza di un movimento ancora solido, ma attenzione. Da tempo lo stesso si trova a livelli minimi record. Difficile quanto possa continuare questo clima idilliaco.
In considerazione dell’obiettivo massimo quasi raggiunto e del livello di ipercomprato di breve in essere, è lecito attendersi una correzione dell’indice almeno in area 6450/6500. E’ chiaro che in questa fase, eventuali discese in tale area rappresenteranno motivi di rafforzamento del trend in essere.
Attualmente ci troviamo in una fase di mercato completamente guidata dalle banche centrali, le quali muovono a loro piacimento la variabile più importante: LA LIQUIDITA’.
Diffidate quando sentite l’amico vicino che vi istiga ad aumentare il rischio, dicendovi che la liquidità abbonda e che per tale ragione potete schiacciare il Buy, in piena tranquillità. Le banche centrali potrebbero decidere in qualsiasi momento di chiudere il rubinetto, per paura di un surriscaldamento dei prezzi.
Se oggi dico che c’è un eccesso del mercato, dico che c’è un eccesso e che forse aumentare il rischio così tanto tranquillamente potrebbe essere la strada più breve per cadere nella schizofrenia.
L’avidità non ha mai pagato.
E’ chiaro che con molta probabilità ci troviamo alla vigilia di un imponente rialzo di lungo termine, in quanto le monete stanno diventando carta straccia, mentre i beni reali fra cui le azioni rimangono tali.
Per avvalorare il fatto della carta straccia, che volere o volare, rappresenta l’unità di misura e di scambio di un bene reale, voglio adesso farvi vedere un paio di grafici:
Gli attivi delle banche centrali sono determinati dai prestiti verso banche e dalla carta stampata, elettronicamente e non. Ad esempio la Cina è la banca centrale che registra i maggiori attivi, per il semplice motivo che possiede circa 3 trilioni di riserve. A fronte delle stesse ovviamente emette Yuan, spendibile all’interno dello Stato cinese. Cosa invece ben diversa per la Fed e la Boe che devono fronteggiare una bilancia negativa cronica dei rispettivi paesi.
Come possiamo vedere dai grafici qui sopra l’aumento degli attivi delle banche centrali è una costante nel tempo. Tale aumento può avere diverse velocità in base alle esigenze di liquidità.
Interessante notare nel primo grafico la caduta degli attivi in concomitanza con il periodo post Lehman e la successiva accelerazione dovuta ai QE delle banche centrali mondiali.
Ma quello che più è intrigante è il secondo grafico rappresentato dal rapporto tra la capitalizzazione globale dei mercati azionari e gli attivi delle banche centrali.
Storicamente gli attivi rappresentavano una quota del 15% massimo, della capitalizzazione di borsa, per poi salire a picchi di oltre 35 dopo il crack Lehman.
Ebbene, ancora oggi, ci troviamo al 30%.
Quando scenderemo di nuovo al 15%? E in che modo? Attraverso un raddoppio dei mercati azionari oppure un dimezzamento degli attivi delle banche centrali?
Personalmente credo che per molti anni non ritorneremo sotto il 25% di attivi delle banche centrali rapportato alla capitalizzazione delle borse mondiali. Questo significa che le banche centrali hanno e avranno ancora per lungo tempo, un ruolo a dir poco determinante sul ciclo economico mondiale. Altro fattore che impedisce un ritorno sotto la soglia del 25% è senza dubbio l’esplosione del debito pubblico negli ultimi anni, sempre più in mano alle banche centrali.
In ogni caso il rapporto espresso è direttamente proporzionale al grado di incidenza che le banche centrali hanno sulle quotazioni dei mercati. Maggiore è, più elevata è la dipendenza dei medesimi all’attività delle banche centrali.
Un valore basso di questo rapporto al contrario esprime un economia, sana, o meglio, equilibrata naturalmente. E’ chiaro che l’obiettivo delle banche centrali sarà quello di riportare il rapporto su livelli medi storicamente sostenibili.
La strada più logica dovrebbe essere quella di un rientro dei debiti pubblici, alla quale molti paesi sembrano trovare avversione, in primis gli Stati Uniti. Trovo, ad esempio scandaloso il sistema fiscale attualmente presente in America, attraverso il quale una società paga il 10% scarso di tasse, contro un 35% abbondante di un cittadino medio. Non è un caso che il prezzo della ripresa americana sia stato un’espansione del deficit e un calo costante delle entrate fiscali. Fino a quando questo circolo vizioso sarà sostenibile?
Una alternativa, potrebbe invece essere quella del deleverage del sistema bancario.
La formazione di una bolla sui mercati azionari invece, sembra la meno probabile, in quanto la stessa, rappresenterebbe la strada più facile all’iperinflazione,ragione per la quale le banche centrali potrebbero anche chiudere velocemente i rubinetti.
Fatta un pò la radiografia di quanto sta accadendo ai mercati, la partita più importante nei prossimi giorni sembra doversi giocare ancora un’altra volta sulla questione greca.
L’accordo, che doveva far digerire una perdita del 70% ai creditori privati, è slittato nuovamente. Preoccupante, inoltre, il fatto che si stia lavorando ad una sorta di legge al fine di modificare le norme sulla Classaction anche in modo retroattivo. Nel caso infatti, che la maggioranza dei creditori accettassero lo swap, gli altri, compresi gli hedge si troverebbero nell’impossibilità di chiedere il default.
E’ chiaro che un procedimento del genere finirebbe per creare sfiducia sul mercato dei bond, in quanto gli investitori non si sentirebbero più tutelati.
Quanto deve pesare ancora questa benedetta Grecia? Non sarebbe meglio fare un pianto e un lamento?
Come ho detto in passato, le autorità stanno facendo di tutto per salvare la faccia a qualche grossa banca (tedesca?) venditrice di Cds, altrimenti il caso sarebbe stato chiuso ben prima.
Personalmente credo che le previsioni (che abbiamo letto alcune settimane fa) su un default greco per marzo siano le più attendibili e praticabili, ma a questo punto non ci resta altro che attendere con la dovuta pazienza e imparzialità.
Qui di seguito vi metto alcuni link aggiornatissimi sulla situazione greca:
Atene news
L’Eurozona perde la pazienza con la Grecia
Insomma da quello che si capisce oggi alle 13 dovrebbe esserci un incontro cruciale fra le parti politiche greche per trovare un accordo definitivo da portare alla Troika.
Gli ostacoli insormontabili tuttavia sembrano essere quelli riguardanti il pubblico impiego.
Resta molto difficile raggiungere un accordo chiaro, in quanto le elezioni di Aprile incombono e nessuno ormai ha più la faccia per proporre al popolo greco piani di austerità e tagli continui.
Ventilata anche l’ipotesi di un ruolo più attivo della Bce, sul debito pubblico greco, ma in questo caso saremmo veramente alla follia, ragione per la quale Draghi si terrà alla larga da questo, salvo eventualmente sostenere il ruolo delle banche e accompagnare un default pilotato.
Con questo io avrei concluso. Non mi resta quindi altro che invitarvi a sostenere il blog. Grazie e alla prossima.
bdellissimo articolo complimenti!!!! grandissima informazione!!! però vorrei porre un a domanda, se a marzo si fa default , tra l'altro gia presente , come si comporterà la valuta euro in grecia ? si fara euro-greco ?? si torna alla dracma?? oppure continuiamo con la garrota deflazionistica dell'euro forte in un a grecia stramazzata ? il portogallo è sulla rampa di lancio per il prossimo
Secondo me la Grecia in caso di default uscirebbe dall'Euro. Lo troverei un passo necessario, al fine anche di renderla competitiva in termini di investimenti. Son convinto che alla lunga il debito ripagato sarebbe maggiore di quanto lo è al momento. <br />Il Portogallo lo trovo più gestibile, ma credimi, è difficile stare nella testa di questi burocrati.
il progettto euro parte da lontano e con il trattao di Lisbona ci porterà ad un unico stato bancocratico , forse la grecia e protogallo saranno fuori ma questo non deve mai mettere in dubbio l'entità dell'euro perchè la volonta di assoggettare tutta l'europa deve comunque andare avanti. l'uscita della grecia implicherebbe che al prossimo storm sui bond di italia e spagna ci