Il primo è un riassunto fatto dal blog “Imanarenna”, sull’annuale ricerca di Credit Suisse che sintetizza i risultati ottenuti dagli investimenti finanziari.
In questo riassunto viene descritto in modo molto chiaro quali siano stati i veicoli che meglio hanno difeso il potere di acquisto della moneta.
Il secondo, grazie al link riportato da “Imanarenna” non è altro che una traduzione di un intervista fatta a David Graeber, assistente di Antropologia Sociale presso la Goldsmiths University di Londra.
Il punto che mi ha colpito di più in questo articolo è il seguente:
Già nell’antichità si pensava che il peggior scenario in grado di condurre alla dissoluzione della società era proprio una grossa crisi del debito; le persone comuni erano così indebitate con quell’uno o due percento della popolazione che deteneva il grosso della ricchezza, da trovarsi costrette a cedere in schiavitù membri della famiglia o addirittura se stessi.
Cosa accade invece oggi? Anziché dar vita a qualche genere di istituzione sovraordinata per proteggere i debitori, si creano queste immani istituzioni planetarie come il Fondo Monetario Internazionale e Standard & Poor’s per proteggere i creditori. Queste istituzioni dichiarano, in spregio ad ogni logica economica, che a nessun debitore dovrebbe essere consentito fallire. Inutile a dirsi, il risultato è catastrofico. Stiamo sperimentando qualcosa che – a me, almeno – ricorda le circostanze tanto temute dagli antichi: una popolazione di debitori che cammina sull’orlo del disastro.
Dovrei aggiungere che se Aristotele fosse tra di noi oggi, dubito seriamente che penserebbe che la distinzione fra affittare o vendere se stessi o membri della propria famiglia per lavorare, sia qualcosa di più che una sfumatura legale. Concluderebbe probabilmente che la maggior parte degli americani sono, da tutti i punti di vista, schiavi.