MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!


Ieri mi sono soffermato sul problema delocalizzazione, tanto per evidenziare una delle tante crepe del sistema dell’Eurozona.


Quanto sarebbe bello, tanto per fare un esempio molto semplice, se la nostra Italia non dipendesse solo dalla Fiat, ma fosse meta di aziende come la Volkswagen o la Bmw, che sfruttando la competitività salariale correrebbero ad avviare nuove fabbriche dando lavoro a migliaia di cassaintegrati o giovani che hanno già perso le speranze.


Purtroppo così non è. Tutto ciò che rappresenta la delocalizzazione interessa aree di paesi in via di sviluppo, dove spesso le regole e i diritti umani danno la precedenza al profitto. 

Ricordo perfettamente quando il nano francese, che presto sarà trombato alle prossime elezioni del 22 aprile e del 6 maggio (ballottaggio), finanziò le aziende automobilistiche di casa con il ricatto di non decentrare la produzione. Aiuti di stato? Legali?


Sotto questo aspetto la nostra Italia ha fatto sempre la parte dell’agnellino e ancora ad oggi siamo pronti a tirarci giù le braghe ogni qualvolta ci puntano il dito contro. E’ chiaro che gli effetti ad oggi si possono toccare con mano, se guardiamo alla produttività.

Tornando comunque alla delocalizzazione, direi che questa non esiste all’interno dell’Europa, bensì all’esterno e solo là dove il miglioramento dei margini sia esponenziale.


Detto questo credo che sia inutile sperare in una migliore redistribuzione della produttività all’interno dell’Unione.


Così com’è, la nostra Europa continuerà nella sua marcia di autodistruzione, dove i paesi virtuosi continueranno a succhiare il sangue rimasto ai Piigs, fino a quando un bel giorno ci diranno che forse sarà meglio ritornare alla fase ante Euro in quanto saremo rimasti dissanguati e quindi poco attraenti.


Come avrete notato in questi ultimi mesi le autorità di tutti i paesi appartenenti all’Euro, sembrano aver smesso di parlare. L’unico termine che esce dalle loro bocche è il seguente:

FISCAL COMPACT

Basta, basta non ne posso più, pensavo che con i termini EFSF, ESM, FIREWALL e SPENDING REVIEW, fosse esaurito il vocabolario dell’Eurozona. 


Non credo che occorra aver studiato alla Bocconi (o forse è proprio la troppa teoria che nuoce all’organismo celebrale) per capire che il FISCAL COMPACT è una delle più grandi “cagate” che l’uomo abbia inventato negli ultimi 1000 anni. 

Con questo termine si vorrebbe sottolineare l’obbligo dei paesi Ue a rispettare il pareggio di bilancio e a ridurre il debito pubblico in 20 anni per portarlo al di sotto del 60%. 

Errare è umano perseverare è diabolico.

Non trovo, infatti, la benché minima differenza rispetto al trattato di Maastricht. Anzi sì, dal 3 di deficit siamo passati allo ZERO, togliendo quindi quel poco di elasticità. E chi non sarà in grado di rispettare questo benedetto Fiscal Compact sarà soggetto a sanzioni severissime del tipo:








  1. In ginocchio sui ceci.
  2. Una notte d’amore con Angela Merkel.
  3. Una settimana di Porta a Porta con Bruno Vespa che parla di santi.



Insomma le solite regole, quelle che piacciono tanto alla Merkel. 
Domenica nell’articolo si sottolineava:
Angela Merkel fa parte, a suo modo, della peculiarità tedesca, incarna l’etica della disciplina, la paura dell’inflazione e un patriottismo senza pathos. Qualcuno l’ha definita Mutter mutlos, Madre (s)coraggio, sottolineandone l’incapacità a prendere decisioni per eccesso di analisi, la paralisi della politica quando si trincera dietro le regole, i regolamenti, le sanzioni.

Per “compattezza fiscale” dovremmo invece intendere la possibilità di ridistribuire diversamente il gettito fiscale.

Siamo o non siamo un’Unione monetaria, e che oltretutto sta dando chiara dimostrazione di essere fallita?

La Merkel si è sempre opposta alla monetizzazione del debito da parte della Bce, per le sue paure inflative che sono presenti nella maggioranza dei tedeschi?

Ebbene passiamo ai fatti concreti: 

L’unica via di uscita da questa crisi, vista l’assenza della redistribuzione della produttività all’interno dell’Unione è una riforma fiscale a 360 gradi. 

Per prima cosa quindi introdurrei un nuovo soggetto tributario sovranazionale europeo al quale destinare una quota parte del reddito.
Facciamo ad esempio il 20% dei redditi sulle persone giuridiche e il 10% dei redditi sulle persone fisiche. Ovviamente senza alzare la pressione fiscale media europea.

In questo caso eviteremo la discriminazione fiscale all’interno dell’Unione. Per questo vedasi i casi di Olanda, Irlanda e Lussemburgo, che rappresentano delle vere e proprie sanguisughe per alcuni paesi più poveri. 

La quota pertanto, da destinare al nuovo soggetto, verrebbe immediatamente redistribuita equamente, in base a criteri prestabiliti, come: popolazione, aree in via di sviluppo etc etc. 

Gli effetti positivi sarebbero incommensurabili.

Innanzitutto l’Europa ne guadagnerebbe in credibilità nei confronti degli investitori internazionali.


In secondo luogo gli stati sovrani, dovendo bypassare dal nuovo soggetto tributario o ente sovranazionale che sia,  per una buona fetta del gettito fiscale, si troverebbero nella necessità di razionalizzare al meglio le voci di spesa. 

So che tutto ciò è un sogno (ogni tanto si avverano però, vedi Monti), ma è questa l’Europa che voglio.

Un’Europa in grado di decidere prontamente, il cui obiettivo sia quello di crescere unita per il bene della comunità e non solo dei “crucchi”.

Un’Europa dove non vi siano discriminazioni fiscali, al solo scopo di favorire le lobby e i poteri forti in generale.

Un’Europa quindi severa, ma allo stesso tempo comprensiva e caritatevole, là dove sia necessario.

Un’Europa in grado di camminare a testa alta nelle sedi che contano e non invece passare da accattona (vedi la Merkel che va a Pechino per farsi staccare il circolare da 150 miliardi).

A questo punto mi sto convincendo sempre più che in assenza di un cammino verso questa strada, l”Euro sarà destinato a morire. I tamponi non servono a niente, ma solo a rimandare, aggravando sempre più il problema. 

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2 Responses so far.

  1. Vibiosextif ha detto:

    Si condivido. Ma un soggetto fiscale deve essere anche un soggetto politico a tutti gli effetti. E' dalle istituzioni democratiche come il parlamento europeo che bisogna ri-partire. Basta bilaterali e trilaterali (anche con l'italia)! Le scelte d'Europa devono essere condivise da tutti gli europei con la giusta rappresentanza democratica.

  2. the hawk ha detto:

    Infatti, abbiamo già un esecutivo e un Parlamento europeo…..prendono una montagna di soldi per rompere le uova nel paniere e basta…..quote latte, lardo di colonnata etc etc<br /><br />Basta che ci sia la volontà, ma siccome non ci sarà andremo avanti con i &quot;tappa buchi&quot; fino a che non collasserà tutto.

  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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