Proprio ieri di ritorno da Milano, in treno, mi sono soffermato a parlare con un laureato della Bocconi, che attualmente lavora nel settore dei crediti alle aziende.
Un laureato per meriti personali, di quelli che grazie ad una borsa di studio vinta, si sono spostati dal Sud per cercare di esprimere le proprie potenzialità al meglio, in un’Italia che di opportunità ne offre davvero poche.
Mi è bastato davvero alcuni secondi per capire le sue capacità professionali e soprattutto la voglia di confrontarsi su argomenti di interesse comune.
Francamente non mi ricordo il modo con il quale siamo caduti sul primo argomento di discussione:
Il Brasile.
Forse le ballerine? Mah non ricordo proprio.
Scherzi a parte.
Sono rimasto sorpreso quando ha esordito dicendomi:
“Sai, dal mio luogo di lavoro, potendo analizzare i bilanci di molte aziende, noto non poche difficoltà per quelle che hanno delocalizzato in Brasile”.
“Come è possibile?” Ho risposto io.
“Semplice. In Brasile è in atto una vera corsa ai salari, che sta letteralmente sballando quanto preventivato dalle aziende, nei piani iniziali. Bilanci quindi in perdita e piani da rivedere”.
Ovviamente non vi dico il suo entusiasmo per Monti: “quest’uomo sta cercando di ridare un’identità al popolo italiano, che era stata smarrita da tempo”, mi ha detto, con tono convinto e fiero.
“Francamente, in cosa si identificano, quelle persone che per non pagare le tasse, gonfiano sistematicamente le pance delle banche svizzere?”. “In quali ideali credono?”.
E di nuovo: “Proprio quell’identità che Lula ha saputo dare al Brasile.
“Ad oggi in Brasile vi è una domanda alta di manodopera, in presenza di leggi che limitano fortemente le aziende nell’importarla da paesi più competitivi”.
“Quindi se apri un’azienda in Brasile, con l’intento di comprimere i salari al minimo, rischi di rimanere da un giorno all’altro senza dipendenti a causa della concorrenza disposta a pagare meglio, e la tua attività si blocca”.
Ebbene, non so a voi, ma a me queste parole mi hanno confermato quale sia la visione distorta di alcuni dei nostri imprenditori italiani e quale invece l’intenzione di questo Governo, che man mano che passa il tempo, e lo spread diminuisce è sempre più preda dei disegni politici più perversi.
Colgo inoltre l’occasione per fare i miei complimenti pubblicamente al blog “Il Grande Bluff”, che fa un’analisi obiettiva sacrosanta sullo stato attuale della principale azienda italiana, cogliendone delle differenze rilevanti rispetto a quelle tedesche. Questo articolo, che si intitola,
Vorrei essere un operaio nell’Automotive in Germania….
spero possa illuminare qualche sindacalista, ma soprattutto il legislatore che dovrà mettere mano alla riforma del lavoro.
Grazie e alla prossima.