Il sottoscritto confidando ingenuamente nella macchina da guerra europea, aveva previsto un default greco con un costo del 50% per i privati.
Purtroppo la macchina da guerra era caricata a salve e il default greco ha provocato una delle più grandi perdite nella storia dei default, pari al 75% contro una media (sulla quale non pensavo si andasse sotto) del 50%.
Ho voluto prima di tutto mettere la situazione dei debiti pubblici, per servirvi un assist alla Platini, calcisticamente parlando.
Se voi stessi foste il Premier spagnolo, ben legittimato da un voto popolare fresco fresco, che fareste, difronte alle richieste della “macchina da guerra” europea di portare il deficit a zero entro il 2013, quando il paese fa già fatica a stare intorno al 5%?
Una macchina da guerra che in passato ha saputo amplificare i fallimenti al fine di tutelare la “casta” delle banche e dei paesi del “bilaterale” come Francia e Germania.
Quando parliamo di Spagna, infatti non ci riferiamo ad una situazione di debito incontrollato, termine questo che si sposerebbe meglio, casomai, alla nostra Ita(g)lia, con o senza Monti.
Adesso, l’Europa chiede una cura da cavallo, ad un paese che presenta un debito/pil al 60% e tendenziale tra il 70 e l’80 tra due o tre anni. La stessa cura greca o portoghese, le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Per avere un’idea di come ragionano questi tecnocrati, l’altra sera ascoltavo un’intervista su Radio 24 fatta ad un responsabile economico dell’Ocse. Questo portava come esempio vincente il caso Irlanda (il cui debito è entrato per la cronaca nel club degli over 100% sul Pil), senza dire però che la stessa deve ringraziare la forte dipendenza al Mondo finanziario (resuscitato grazie alle politiche della Fed & co.) supportata oltretutto da un sistema fiscale di tipo paradisiaco che non è permesso a Portogallo e Spagna.
Allora che dovrebbe dire o fare Rajoy? “Ma fatemi il piacere tutti quanti. Io più di così non posso fare, pertanto vedetevela voi”.
La Spagna, ma questo è un parere personale, può fare quello che l’Italia, ai tempi di Berlusconi non poteva fare, a causa dell’assenza di numeri necessari, che vanno dalla credibilità alla legittimità della sovranità nazionale del paese, visto dove era caduto il consenso popolare, per non parlare del debito pubblico.
Stiamo entrando quindi nella fase più dura?
Quello che vedete qua sopra è l’indice spagnolo (IBEX per gli amici). I mercati da qualche settimana sembrano ritornati sul piede di guerra, centrando perfettamente l’epicentro del pericolo dell’Eurozona.
La Spagna come ho detto, a differenza di Grecia, Portogallo e Italia non appartiene al club degli over 100% debito/pil, avendo dimostrato in passato una migliore parsimonia sulla spesa pubblica. Essa è vittima del sistema spregiudicato che abbiamo visto fino al 2008, ma non certo la si può rimproverare per aver taroccato i conti pubblici o per aver perseverato sul clientelismo dell’amministrazione pubblica.
Quindi Rajoy ha tutte le ragioni per battere i pugni sul tavolo. Credo che siano gli stessi spagnoli a volerlo.
Insomma, personalmente temo che prima o poi arriveremo allo scontro finale, nel quale le parti dovranno scegliere.
I mercati stanno dicendo da tempo che l’Euro è morto, ma soprattutto che non sono più credibili programmi di salvataggio, che fra le altre cose mettono la crescita in secondo piano.
A questo punto non mi resta altro che incrociare le braccia e aspettare con molta curiosità quello che avranno da dire la Merkel & Co. Forse ci proporranno un Euro diverso?
Non resta altro che attendere, consapevole che i debiti attuali di molti paesi, visti i tassi correnti e soprattutto vista la crescita, sono insostenibili.
Alla prossima….sempre se mi date una mano.