MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

In questi giorni ho deciso di accompagnare ogni post da un grafico, al fine di focalizzare al meglio la situazione. Questa volta
prendo in esame l’Eurostoxx 50, che a differenza del Dax ha perforato fin dagli inizi di Aprile la media a 200 giorni passante adesso a quota 2330 contro un livello attuale di 2170.
In ottica di lungo periodo questo non rappresenta certo un ottimo segnale, in quanto la media presa in esame, generalmente, separa la fase toro da quella orso per i mesi avvenire.
Ciò non significa che dobbiamo escludere scenari positivi, ma semplicemente essere consapevoli che le quotazioni attuali, potrebbero inglobare fatti pericolosi futuri, anche se al momento intuibili.
Per il momento la caduta dell’indice in questione ha trovato un livello di supporto a quota 2100, dovuto più ad un eccesso di negatività accumulata nel breve, piuttosto che ad un cambiamento dello scenario.
Dal grafico sopra riportato, oltre alla rottura descritta, possiamo vedere due cose estremamente importanti:

  1. Fuoriuscita al ribasso dal canale rialzista, proprio in concomitanza della media di lungo.
  2. Media di breve/medio che si riporta sotto la mm a 200, la quale sta addirittura assumendo un’inclinazione ribassista. L’ultimo segnale in tal senso risale al giugno 2011.

Pertanto se la panza mi dice che i prezzi azionari sono appetibili, dall’altro devo attenermi a quello che i grafici descrivono, sapendo oltretutto che quest’ultimi risaltano al meglio i flussi in entrata e in uscita della liquidità sul mercato. E la liquidità per i mercati è tutto.

Primi segnali sul brevissimo potrebbero affiorare solo alla rottura di 2230, livello ad oggi rappresentato dalla media a 21 gg.
In ogni caso ci troviamo ancora oggi in un contesto di alta volatilità e movimento direzionale ben definito. Questi rappresentano pertanto elementi sufficienti per tenere le giuste distanze di sicurezza, senza incorrere in scelte azzardate e precipitose.
Secondo alcuni esperti ad esempio il mercato, nel breve, sta attraversando una fase di chiusura delle posizioni short, ma allo stesso tempo un alleggerimento delle posizioni su quei titoli maggiormente legati alla crescita che in passato avevano ben figurato. Questo, sempre a detta degli esperti, non rappresenta un elemento rassicurante per il mercato.

Dopo aver affrontato la situazione tecnica del mercato europeo passiamo ad altri argomenti.

Innanzitutto sarebbe doveroso dire che il contesto economico globale sembra quello tipico di un rallentamento, che inevitabilmente andrà a farsi sentire sui conti aziendali.

La crescita in Cina sembra deludere leggermente le attese, anche se lo Stato dovrebbe avviare misure in favore di una ripresa, anche in vista del Congresso del partito, previsto per ottobre.

Ma a deludere maggiormente sono invece i paesi come l’Inghilterra e gli Stati Uniti, non tanto in termini assoluti, quanto per la poca efficacia delle politiche quantitative delle banche centrali. In Inghilterra addirittura potremmo già parlare di recessione, in quanto è già da dicembre che il Pil presenta segnali di stallo o di negatività, mentre negli Stati Uniti preoccupano gli investimenti che anche ieri hanno deluso le attese, dopo i cali del mese scorso. Unico spiraglio di luce è una timida ripresa del mercato immobiliare, ma è poca cosa.

In questo clima anemico la nostra piccola Europa, sta affrontando le problematiche più serie.

Il nodo centrale è dato dal dover riparare all’errore più grande fatto dal secondo dopoguerra in poi: L’Unione Monetaria.

Nel post precedente ho provato a formulare alcune ipotesi fra le più logiche e credibili.

Le ultime uscite di Monti, confermano quanto sia marcata l’intenzione di proseguire verso la strada degli Eurobond. Questa soluzione sembra la carta essenziale per legittimare tutti gli sforzi compiuti dal nostro Paese in questi mesi (mi ricorda qualcosa di già visto), rimettendoci quindi totalmente nelle mani degli elettori tedeschi. Da essi, infatti, dipenderà quindi il futuro, in quanto se accetteranno di farsi carico dei problemi di Spagna, Italia, Portogallo etc etc, bene, altrimenti il boomerang ci colpirà con una violenza inaudita.
Escludo, come ho detto ieri, una decisione autorevole della Merkel, in materia di Eurobond, senza aver consultato prima la volontà popolare. La decisione infatti è di una delicatezza estrema, soprattutto per un Paese, che fino ad oggi non ha percepito gli effetti della crisi.
Vai a spiegare ad un tedesco del perchè sarebbe giusto farsi carico dei debiti altrui, magari sopportando, oltretutto, un costo aggiuntivo sul proprio debito, quando oggi il mercato addirittura consente alla Germania di finanziarsi a costo quasi vicino allo zero?

Non è indubbio quindi il fatto che stiamo camminando sul ciglio di un precipizio, mentre sono sempre meno i giorni che separano l’Europa di oggi dal voto elettorale greco, i cui esiti sembrano favorire la linea del tiro alla fune. Con l’augurio che non si spezzi.

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