MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

A Donald Trump l’unica cosa che interessa è quella di vendere la propria immagine. Questo è un mantra che abbiamo sempre sostenuto. Poco importa al Presidente in carica mettere le basi per un futuro sostenibile, l’importante è passare agli occhi degli elettori come colui che è infallibile e sopra tutti gli altri, che a loro volta dovranno apparire come dei cagnolini ansiosi in attesa di essere sfamati dal padrone.

Dopo aver manipolato a lungo il termometro più immediato e cioè il mercato azionario, attraverso provvedimenti fiscali e finanziari ad hoc, o semplicemente tweet volti a far entrare nuovi compratori a spese di altri mercati, in questi giorni, il sogno di The Donald si sta avverando.

 

Cosa voler di più dalla vita, di una Cina che inizia a bussare alla porta della Casa Bianca, per trovare un accordo in grado di porre fine alla guerra commerciale in corso ormai da mesi?

 

Da buon giocatore e con un bel poker fra le mani, Trump sembra avere l’ultima parola, per vincere il ricco piatto mediatico accumulatosi in questi mesi.

 

Esso quindi si appresterà ad autocelebrare la sua incoronazione agli occhi degli americani. Come?

 

Sicuramente vendendo al meglio le concessioni che andrà a fare alla Cina. Del resto dal più grande venditore di se stesso, mi aspetto davvero un colpo sensazionale, in grado di dare ulteriore fiato alla borsa americana e al resto del Mondo.

Tuttavia, quando parliamo di proclami o colpi ad effetto, non ci riferiamo a vicende che possano cambiare il Mondo, ma a ripensamenti diretti a creare quella discontinuità alla quale ci ha abituati Trump, in grado di disturbare seriamente l’evoluzione naturale dei mercati. Per capirci meglio, prima si lavora a lungo su una direzione per poi assistere a dichiarazioni spot che vanno nella direzione opposta, spiazzando e scoraggiando la pianificazione dei mercati. Del resto da un giocatore di poker dobbiamo aspettarci questo ed altro.

Addirittura siamo arrivati a smentire la linea della Fed, accusandola di alzare i tassi, dopo che per mesi si era puntato il dito contro la Yellen per essere troppo dovish.

 

Altro esempio recente e lampante di come si spiazzano i mercati è stato l’incontro con Juncker. Dopo aver infamato a lungo l’Europa e etichettata come nemica commerciale, promettendo dazi sulle auto al 20%, si finisce per darsi la mano strizzandosi l’occhiolino, dicendo che era solo uno scherzo. Risultato: Dax che parte a razzo da 12400 fino a rasentare i 13000. Nonostante ciò, oggi lo ritroviamo nuovamente ai blocchi di partenza.

Ebbene sì al giocatore di poker non interessa il futuro dei partecipanti al tavolo, bensì l’obiettivo è quello di accumular soldi il più possibile.

Chissà quanti trades avrà fatto il nostro Trump dal novembre 2016 ad oggi, magari sotto altro nome?

 

Ma la domanda che sarebbe più corretta farci è la seguente:

 

“Quando inizieranno le borse a guardare più lontano anziché assecondare i giochetti di Trump?”

 

Guardare più lontano ma dove?

La premessa per un buon esito del Quantitative Easing sarebbe dovuta essere una gestione corretta del disavanzo pubblico, sfruttando una crescita economica sostenibile. Uno scenario simile negli Usa lo si è visto ad esempio a metà degli anni ’90, quando la politica espansiva della Fed fu seguita da una riduzione del deficit federale fino ad avere un surplus negli ultimi anni dell’amministrazione Clinton. Questo permise al successore Bush, di possedere un arsenale fiscale da utilizzare nelle situazioni più critiche che succedettero al crollo dell’11 settembre, ben supportato da una politica monetaria espansiva, fino al punto di surriscaldare il mercato immobiliare dopo il 2005 con i sub-prime.

Come possiamo vedere dal grafico sopra, Obama stava andando nella direzione giusta, abbassando il deficit da -10% del 2008 fino ad arrivare al -2,5% del 2015/2016, sfruttando la dinamica di crescita dell’economia e preparandosi quindi alla exit-strategy della Fed.

 

Arrivato Trump, le cose sono letteralmente andate in contrasto con quelli che erano i piani iniziali della Fed e invece di una politica parsimoniosa e più lungimirante si è preferito dare un colpo all’acceleratore di un’economia che presentava già tassi di crescita non trascurabili. Motivo? Quale migliore occasione nel fare ciò per vendere al meglio la propria immagine? E chi se ne frega del futuro.

Siamo pertanto così passati da un deficit nuovamente in peggioramento, che addirittura avrebbe dovuto ridursi, onde limitare gli effetti negativi dell’exit-strategy già programmata dalla Fed.

 

Oltre all’espansione del deficit, dovuto ad un’espansione fiscale scellerata, il nostro Trump, si è guardato bene dall’appoggiare politicamente nuovi rialzi dei tassi, in quanto sarebbe stato incompatibile con il suo programma.

Anzi a dire il vero, stiamo andando nella direzione in cui la Fed dovrebbe nuovamente sottoscrivere debito pubblico americano, onde evitare un rialzo dei tassi di mercato.

 

Un esempio di come un surriscaldamento economico porti a risultati assai peggiori, rispetto ad una semplice economia in contrazione fisiologica, lo possiamo vedere nella Turchia. In questo caso si sta pagando solo adesso le misure fortemente espansive, con l’aggiunta di una politica che non può fare a meno di tassi reali fortemente negativi. Il tutto genera quindi una perdita di fiducia nel sistema monetario, causa la forte influenza delle autorità politiche etc etc.

 

Ora, se dovessimo essere obiettivi, trovare una differenza tra Erdogan e Trump, da un punto di vista politico-economico, non sarebbe molto facile. Entrambi hanno drogato l’economia a prescindere dagli effetti collaterali di lungo periodo e cosa ancor più grave vogliono influenzare la politica monetaria della propria banca centrale.

 

L’unico confine che separa Trump da Erdogan è la fiducia che i rispettivi paesi hanno ottenuto nel corso degli anni. Ma il credito come si sa non è infinito.

Categories: Miscellanea

Comments are closed.

  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
  • Massime dalla Finanza

    "Regola n° 1: non perdere mai denaro. Regola n°2: non dimenticare mai la regola n°1" W. Buffett

    "È meglio avere quasi ragione che completamente torto" W. Buffett

    Non è importante che tu abbia ragione o torto, ma quanti soldi si fanno quando hai ragione e quanto si perde quando si ha torto. G. Soros

    Il nemico principale dell'investitore è probabile che sia se stesso. B. Graham
  • Siti

     Consulenza Vincente



  • License e Copyright

    Licenza Creative Commons

    Il blog e i relativi post sono distribuiti con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported.