Il grafico sopra descrive la quantità stampata dalle rispettive banche centrali in proporzione al Pil del rispettivo paese. La SNB (banca centrale svizzera) è quella che ha abusato maggiormente della politica monetaria espansiva, a causa della difesa del cross contro Euro, evitando così una rivalutazione oltremisura del Franco Svizzero. La potremmo quasi definire una Bce di riserva. L’emissione di nuova moneta infatti è stata destinata principalmente all’acquisto di asset in Euro, in particolar modo nel periodo che ha visto la difesa del livello di 1,20. La Fed, paradossalmente, anche se è stata la prima, è quella che ha tenuto un atteggiamento più prudente, grazie ad un ritmo più elevato della crescita del Pil, che ha permesso addirittura l’attuazione di una moderata exit-strategy.
Ben oltre la media è andata la banca centrale giapponese. In questo caso ci troviamo in presenza di una vera e propria monetizzazione del debito, mentre una exit-strategy sembra pura utopia. Stando così le cose, la banca centrale che ha meno sotto controllo la politica monetaria sembra essere proprio la BOJ. Questo lascia aperti molti interrogativi sulla futura dinamica dello Yen, mentre sul Dollaro fino ad oggi è stato chiaramente prezzato il rialzo dei tassi e la crescita economica. A questo dobbiamo sommare l’afflusso derivante dagli incentivi fiscali che ha favorito il rimpatrio di capitali Usa.
Intanto benché Draghi si ostini a guardare l’inflazione core per comodità, i prezzi registrano un in Ue un rialzo del 2, ossia livelli superiori al target della Bce. In Italia l’inflazione è dell’1,5 ma il paniere della spesa è salito del 2,3 pct.
In poche parole ci sono tutte le condizioni per un cambiamento della politica monetaria o meglio un rialzo dei tassi. I paesi più vulnerabili saranno senza dubbio quelli con il debito più alto.