Ieri sera quando ho letto il discorso che la Merkel ha fatto, tra una birra e l’altra, sulla necessità di creare un’Europa più compatta, mi son detto: “domani vediamo lo spread a 50 e il Ftsemib a 23000”!!!
Tuttavia, il tempo di metabolizzare 5 minuti le belle parole per esclamare poi: “ma la Merkel fino ad oggi dov’era su Marte? Possibile che ci abbia messo così tanto tempo a capire che Trump la sfankulava da mesi e che se non ci rimbocchiamo le maniche velocemente, a breve l’Europa sarà una terra di conquista per russi, turchi e arabi di ogni tipo?”
La Merkel, ancora una volta si conferma un’abile politica ma una pessima statista.
Una statista avrebbe preso il toro per le corna già prima del tempo, al fine di pianificare al meglio una strategia vincente utile per l’intera collettività.
Da politica invece, la cancelliera ha sfruttato il momento mediaticamente più opportuno per ottenere il miglior risultato a lei utile per le elezioni del 24 di Settembre: – Passare da paladina di una nuova Europa, e allo stesso tempo, ottenere delle concessioni che la faranno volare in termini di consensi elettorali.
La concessione più importante ovviamente, sarà quella di Weidmann alla presidenza della Bce, che sostituirà Draghi nel 2019.
La cancelliera e i tedeschi in generale ne hanno le tasche piene di una banca centrale che assomiglia sempre più ad una Bankitalia in stile anni ’70 piuttosto che ad un istituto che dovrebbe garantire imparzialità e salvaguardare il potere di acquisto della moneta.
Ormai è palese l’obiettivo di Draghi, che è quello di aiutare in tutti i modi l’Italia e i paesi meno virtuosi, poco propensi a fare sacrifici.
Sacrifici che non devono essere intesi unicamente come austerità, bensì come impiego delle risorse.
Si possono spendere gli stessi soldi ma con obiettivi completamente diversi.
Non mi sembra che in questi anni, l’Italia abbia stravolto il quadro, spostando la spesa da capitoli improduttivi a produttivi.
Il rafforzamento delle probabilità che Weidmann possa essere il sostituto di Draghi, indebolirà il ruolo di quest’ultimo già dai prossimi mesi.
Troppo spesso il governatore della Bce ha messo dietro la lavagna quello della Bundesbank, tutte le volte che sono state prese decisioni ultra espansive.
Difficilmente quindi vedremo lo stesso copione nelle prossime riunioni.
Il ruolo di Draghi è servito così tanto all’Italia che ci siamo potuti permettere circa quattro anni di campagna elettorale, con il risultato che a fine anno dovrà saltar fuori una manovrina da circa 30/35 mld al netto del probabile salvataggio delle banche venete.
Non è un caso che Renzi e il resto della banda di Montecitorio voglia andare alle elezioni a Settembre, al fine di evitare di presentarsi in campagna dopo la manovra finanziaria.
Con molta probabilità le elezioni italiane si svolgeranno secondo il modello tedesco, tanto efficiente in Germania quanto caotico in Italia. Lo sbarramento al 5% porterà inevitabilmente alla formazione di coalizioni che renderanno impossibili alleanze solide per governare. Difficile sarà per i progressisti di Bersani & co digerire un’alleanza con le forze di centro più moderate.
M5S e Lega rappresenteranno due opposizioni asimmetriche tra loro, che daranno filo da torcere all’eventuale governo in carica. Il risultato sarà quello di avere una maggioranza molto risicata e ricattabile da molti fronti minoritari. Non proprio quello che ci vuole per rimettere sulla strada giusta il Paese.
Tuttavia, ripeto ancora una volta che in quattro anni e con una maggioranza solida, l’Italia è stata in grado di partorire le 80 euro al mese a fini elettorali e una riforma scritta con i piedi.
Tanto vale governare il meno possibile.
Questo clima ha avuto ripercussioni negative sulla borsa italiana, mentre lo spread, anziché farsi illudere dalle parole di facciata della Merkel ha ripreso a salire portandosi a 188 punti, ancora ben lontano dalla fatidica soglia dei 200 punti.
Tuttavia stiamo tranquilli perché ci sono i PIR, attraverso i quali arriverà grande liquidità sul mercato italiano. In tre mesi sono stati raccolti circa 1 mld di euro e si stima che in un tempo piuttosto indefinito si possa raggiungere i 10 mld, ossia il doppio di quanto raccolto dal fondo Atlante.
A pieni giri quindi dei 10 mld di liquidità circa 7 saranno investiti nella borsa italiana dei quali il 70 percento nei primi quaranta titoli per capitalizzazione. Altro veicolo a favore del sistema bancario e prodotti finanziari ad alto rischio? Chiedete ad Atlante.
Le parole formulate dalla Merkel Domenica scorsa sottolineano il fallimento del G7, che passerà alla storia più per i vestiti di Melania piuttosto che per le decisioni prese.
Gli Stati Uniti certificano la volontà di defilarsi dai ruoli guida avuti fin dall’immediato secondo dopo guerra.
Questo è da considerare un elemento altamente pericoloso in quanto rischia di rompere degli equilibri estremamente importanti e il nascere di un clima geopolitico sempre più caotico, dove ognuno si sentirà legittimato a intraprendere iniziative in alcuni casi anche destabilizzanti.
Quanto a Trump è sempre più evidente la sua incompetenza politica e la sua inaffidabilità.
Incompetenza politica per molti versi pilotata dalla potente lobby delle armi e dal suo istinto di voler fare affari a tutti i costi.
In tema di lotta al terrorismo, potremmo dire che il risultato è stato a dir poco fallimentare.
Piuttosto Trump sembra aver raggiunto il proprio fine, ossia quello di vendere più armi all’Arabia Saudita che fino ad oggi risulta essere il maggior finanziatore dell’Isis.
Basta questo per capire che nei prossimi mesi vedremo un escalation del terrore e non il contrario.
Addirittura il Presidente degli Stati Uniti si è schierato dalla parte dei sunniti in nome del pericolo Iran. Peccato che l’Isis rappresenti la parte estrema dei sunniti.
Ovviamente stendiamo un velo pietoso sulla raffica di cinguettii inviati al suo ritorno in Usa. Il più clamoroso è quello di voler investire qualche centinaio di milioni di dollari nell’health care. Ciò sarebbe credibile se una settimana fa nella sua riforma fiscale non avesse predisposto tagli per oltre 350 mln annui sulla med-care.
Riforma fiscale presentata su un foglio A4 rigorosamente scritto a penna e ancora non arrivato in Commissione