Paura e avidità sono le due emozioni estreme che guidano l’attività umana nei mercati finanziari.
Su queste emozioni la CNN, emittente televisiva americana, ha creato un oscillatore chiamato Fear & Greed Index per misurare l’appetito degli investitori verso il rischio sul mercato americano.
Come per ogni oscillatore i valori si muovono lateralmente su bande orizzontali, nel nostro caso tra 0 e 100.
Oltre 80 si parla di estrema avidità (extreme greed), sotto 20 di estrema paura (extreme fear), mentre valori intorno a 50 sono neutri (neutral).
È un composito di sette indicatori diversi, di cui cinque inerenti il mercato azionario e due obbligazionario.
Vediamoli:
1) Stock Price Momentum: mette in relazione il prezzo dell’indice S&P500 con la sua media mobile a 125 giorni. Se il prezzo dell’indice si trova sopra (sotto) la media mobile significa che gli investitori sono propensi (avversi) al rischio.
2) Stock Price Strength: mostra il rapporto tra il numero dei titoli che raggiungono nuovi massimi annuali (52 settimane) e quelli che segnano nuovi minimi annuali del NYSE (New York Stock Exchange). Se il rapporto è maggiore(minore) di 1 gli investitori sono propensi (avversi) al rischio.
3) Stock Price Breadth: usa il McClellan Volume Summation Index, il quale misura l’avanzamento e il declino del volume sul NYSE. C’è avversione al rischio quando aumenta il volume di vendita, cioè quando vengono vendute più azioni di quante ne vengono comprate.
4) Put and Call Options: usa il rapporto put/call per comparare il volume di scambio sulle opzioni put (ribassiste) e le call (rialziste) sul CBOE ( Chicago Board Options Exchange). Se il rapporto è basso (più volume sulle call che sulle put) significa che gli investitori sono propensi al rischio.
5) Market Volatility: si utilizza l’SPX VIX ,conosciuto anche come indice della paura, permette di misurare la volatilità implicita nelle opzioni a 30 giorni scritte sull’S&P500 e viene pubblicato dalla CBOE.
Se gli investitori si aspettano alta(bassa) volatilità il VIX sale(scende).
La grandezza del contratto future è data dal prodotto tra 1000 e il prezzo spot dell’indice. Questo ci fa capire come questo strumento vada utilizzato solo dopo un attento studio.
6) Junk Bond Demand: mostra il differenziale tra il rendimento richiesto dagli investitori per le obbligazioni spazzatura (asset ad alto rischio, generalmente hanno un rating inferiore alla tripla B) e il rendimento richiesto per le obbligazioni di alta qualità e quindi basso rischio. L’investitore propenso al rischio è disposto ad accettare un minor premio per le obbligazioni ad alto rischio rispetto a quelle di qualità, viceversa nei momenti di paura gli investitori richiederanno un rendimento maggiore per gli asset più rischiosi ampliando il differenziale con quelli meno rischiosi.
7) Safe Haven Demand: misura la performance delle azioni (asset ad alto rischio) rispetto alle obbligazioni (asset a basso rischio) negli ultimi 20 giorni di scambi. Se gli investitori accettano il rischio allora inizieranno a vendere obbligazioni e a comprare azioni, viceversa in fase di avversione al rischio compreranno obbligazioni e venderanno azioni.
Il valore finale è il risultato della ponderazione in egual misura dei 7 indicatori sopracitati.
La CNN non ci permette di reperire i dati storici di questo oscillatore né di sovrapporre l’andamento dello S&P500 per verificare il grado di correlazione tra i due, quindi ho usato un metodo empirico, come potete dai grafici seguenti.
Dal confronto, anche se non in scala perfetta, sembra che questo oscillatore vada utilizzato in modo contrario, cioè vendere oltre gli 80 punti e comprare sotto i 20 punti.
Limiti:
- Incorpora un ritardo dato dall’aggiornamento non in tempo reale dei vari indicatori dal sito della CNN. Andrebbe ricostruito da zero per avere i dati in tempo reale. In ogni caso trattandosi di un oscillatore basato su dati, subirà sempre un ritardo e quindi non ci darà mai un’indicazione di quello che succederà.
- Non è sempre vero che se l’oscillatore va sotto i 20 bisogna comprare o sopra gli 80 vendere. Basti pensare che sul sito della CNN è possibile leggere che il 17 settembre del 2008 il Fear & Greed Index sprofondò a 12, quindi se avreste comprato quel giorno in un’ottica di buy&hold come sarebbe finita?
In conclusione, rimane un indicatore di sentiment molto interessante da aggiungere alla propria cassetta degli attrezzi.