MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Da inizio anno i mercati stanno mettendo a dura prova ogni strategia. C’è stato un inizio di anno in cui hanno fatto festa i bearish, poi hanno iniziato a performance i long/short, poi è toccato nuovamente ai pochi bullish rimasti. Ora il mercato si muove con alcune finte (rottura di 10200 sul dax, avvicinamento a 2100 con toccata e al momento fuga del livello) e alcune mosse e contromosse (acquisto di un settore, vendita di un altro, e viceversa).

Il mercato è un’entità che si diverte a non farci mai capire la strategia e lasciarci vivere nel limbo dei suoi capricci e metteri alla prova. In particolare da inizio anno sta mettendo a dura prova la coerenza di ognuno.

La coerenza è un metro che molte persone considerano fondamentale. Per qualcuno è più importante rivolta al proprio io, per qualcuno è più importante come misurazione dell’altro.

Ci sono infatti le persone che chiedono coerenza agli altri senza averla nei propri gesti e ci sono persone che la chiedono in primis a se stessi e poi la pretendono dagli altri.

Ma cosa è questa coerenza?

Essere coerente, secondo la Treccani, vuol dire essere unito tenacemente con altra cosa e con parti simili, oppure colui che non si disdice o contraddice, né con fatti né con parole, rispetto a ciò che prima ha affermato o pensato.

Essere coerente è considerata da molti una virtù e spesso ci piace trovare persone che lo sono: molti di noi hanno nel loro subconscio ( e taluni nel conscio ) una regola che dice “se non fai quello che mi hai detto allora non sei coerente e non hai il mio rispetto”.

Il coerente nel gruppo è apprezzato e spesso è visto come la figura forte, colui che costi quel che costi fa quello che dice, proprio per coerenza. Perché a volte il fine diventa la coerenza, quindi “l’essere unito tenacemente con un’altra cosa” ovvero quello che si è dichiarato.

La coerenza è spesso un concetto non compreso in profondità. E’ palese come la coerenza venga scambiata per altro quando si usa la frase “avrò sbagliato ma almeno sono stato coerente”.

Ovvero la persona ritiene più importante essere coerente che fare la cosa giusta.

Quindi spesso la coerenza viene scambiata con la rigidità e quindi non è più coerenza.

Quando si crea questa confusione, l’essere umano incappa in un semplice ma fondamentale equivoco che può rendergli una prigione l’esistenza.

La rigidità è, ad esempio, continuare a perseguire testardamente qualcosa per il solo fatto che tempo prima lo si è deciso, ma senza tenere conto dei cambiamenti che nel frattempo possono essere avvenuti fuori e dentro di sé.

E’ inutile volere essere coerenti con una decisione presa in un mondo che non siste più o mentre si era una persona che non si è più, perché nel frattempo sono cambiati gli aspetti che ci avevano portato alla decisione presa. A volte è solo inutile, spesso è dannoso. Questo non è essere coerenti ma essere rigidi.

La rigidità deriva dal fatto che quando si cambia idea si sente una parte della proprio identità persa, e che nel sentirsi “uniti tenacemente” ad un’idea si soddisfa il proprio bisogno di sicurezza interiore, perché si è collegati a qualcosa che si ha deciso e che si conosce.

Il mezzo diventa il fine: non importa più il risultato, importa solo essere allineati a quanto deciso. La rigidità  mascherata da coerenza fa diventare la decisione presa una questione di principio, e quindi una questione che esula dalla bontà della decisione e/o del risultato delle azioni collegate alla decisione.

Spesso quindi si tira in ballo in una discussione la rigidità scambiandola per coerenza come se fosse un valore, chiamandola appunto coerenza. La frase “Io almeno sono coerente” non porta a nulla, perché in realtà significa: “ho sbagliato ma sono felice della mia testardaggine”. I dogmi (le famose questioni di principio) impediscono di agire e di pensare nel modo più adatto alla situazione attuale, bloccano il proprio potenziale e non portano ai risultati sperati.

Nei casi peggiori la coerenza estremizzata può diventare anche una sorta di rancore o rabbia, ovvero la volontà di essere coerente al solo scopo di punire qualcuno per qualcosa accaduto tempo fa o per una qualche smania di affermazione nei suoi confronti. Quindi rigidità.

Nell’ambito della formazione personale la coerenza è usata come tecnica specifica per obbligarsi a fare qualcosa che è buono per se stessi, sfruttando lo strumento tecnico dello “sputtanamento”: si decide di fare una cosama si nota delle resistenze interne, quindi lo si dice in pubblico e poi si sfrutta la paura di perdere la faccia che la cosa che si è detta viene fatta.

Quando ho iniziato a introdurmi nel mondo della finanza, avevo portato con me il concetto iniziale di coerenza ovvero coerenza = rigidità. Quindi ad esempio se ero convinto che i mercati fossero sopravvalutati, sarei andato short, probabilmente fino all’obiettivo di avere ragione o allo sfinimento psicologico o del conto in banca, per coerenza con me stesso e le mie idee.

Ma perché uno nella vita o in finanza vuole essere coerente?

Semplice: perché ha paura come detto dello “sputtanamento”, perché non vuole perdere il proprio valore, oppure perché vuole avere ragione. Infatti cambiare idea implica il dirsi “ok l’idea di prima non era ok, per cui passiamo ad una nuova idea”. “Cavolo, se cambio idea non sono più io, quello di una volta che quando diceva una cosa la faceva”.

Non è sempre facile cambiare idea, ci vuole molto esercizio ed allenamento per saper girare pagina dopo un errore e non farsi condizionare dalla decisione non ok presa (notate che non dico sbagliata, dire che si “ha sbagliato” è molto più doloroso che dire “non ok”, in fondo sbagliato ce lo dicono da praticamente quando abbiamo 1 anno fino a quando usciamo dall’università. Sbagliare è grave, è brutto, è doloroso, te lo segnalano con la riga rossa, se sbagli ti danno 5 etc etc … nella società moderna dovrebbero anche usare la riga verde per dire quando hai fatto giusto, è una strategia che cambierebbe la società e le aziende in poco tempo. Un noto libro di management parla della necessità di cogliere le persone “a fare cose giuste” invece di star lì a cogliere solo a fare “cose sbagliate”. Ma non vorrei dilungarmi troppo e tornerei all’argomento iniziale: la coerenza).

La coerenza spesso quindi, per riassumere è:

  • testardaggine
  • paura di sbagliare
  • paura del giudizio altrui
  • paura di perdere indentità
  • rancore e voglia di rivalsa
  • smania di affermarsi su qualcuno
  • spesso scambiata con rigidità

Così in finanza come nella vita.

Cambiare idea non è una sconfitta: diventa più forte chi non si aggrappa ai suoi “dogmi”.

Coerenza quindi in verità significa essere integrati nella realtà, avere un’identità e al contempo essere disponibili, se necessario, a trasformarla, ad esempio prendendo atto di un errore o cambiando in corsa un progetto già definito.

Gli scienziati parlano di ” coerenza dell’Universo” per indicare l’intima interdipendenza fra le parti che lo compongono. Questo principio è alla base della visione olistica della realtà: ogni cosa è in relazione con tutto il resto e questa legge vale anche per l’uomo, per il quale essere davvero coerente significa affermare se stesso senza negare quanto gli accade, adattarsi agli eventi senza rinunciare ai propri valori, tenere un “filo conduttore” pur nelle vicende altalenanti dell’esistenza.

Questo concetto l’ho capito bene grazie alla finanza, ascoltando i discorsi di Andrea Facchini e di altri famosi trader internazionali. Quello che ho trovato inizialmente fastidioso e stridente con il mio modo di essere è proprio che cambiavano idea! Volevo che fossero rigidi, perché per me era importante essere coerenti nelle decisioni, cosa non permessa in finanza.

Dicevo: “ma questi sono matti … due settimane fa erano short e adesso perché il mercato fa 2 rialzi sono long !?!?!?”.

Con il tempo ho capito che il matto ero io e sbagliavo driver:

“ io volevo avere ragione” loro invece “volevano guadagnare” quindi sebbene avessero le loro idee, erano pronti ad accantonarle per seguire il mercato, a differenza mia che per voler avere ragione continuavo nella mia strategia perdente.

Nella finanza quindi il messaggio è:

“vuoi guadagnare o avere ragione”?

E nella vita la domanda è:

“vuoi essere felice o avere ragione”?

In entrambi gli ambiti: vuoi essere rigido o coerente?

Ad ognuno la sua risposta.

Buon weekend lungo, settimana prossima ci aspetta la Fed.

Categories: psicologia

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  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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