MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Ma voi lo sapete quanta follia ci sta in un secondo di estrema razionalità?

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Questa domanda potrebbe riassumere l’atteggiamento greco da quanto Syriza è salito al potere. Syriza è salito al potere come partito di protesta greco verso l’europa pochi mesi fa e da subito i suoi esponenti hanno cominciato a giocare un gioco che mirava all’equilibrio di Nash.

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Mentre il governo precedente partiva dagli assunti che l’austerità era necessaria e che rimanere nell’Euro non era una pietra miliare, Tsipra e Varoufakis hanno messo subito in discussione entrambi: cercheremo di rimanere nell’euro ma non siamo disposti a cedere sulla riduzione delle misure di austerità e sulle riforme che vogliamo fare. Hanno quindi sovvertito le regole del gioco con come obiettivo, dicono alcuni, trovare l’equilibrio di Nash. L’equilibrio di Nash nella teoria dei giochi (di cui Varoufakis è un esperto avendo scritto ben due libri a riguardo) prevede che i giocatori debbano fare delle scelte in modo da arrivare non alla vittoria del singolo, ma alla condizione migliore per entrambi. La condizione migliore per entrambi potrebbe non essere la condizione migliore per il singolo, ma è il giusto compromesso che permette ad entrambi di rinunciare a qualcosa ed ottenere qualcosa, una sorta di compromesso politico equilibrato.

La Grecia ha come obiettivo primario la riduzione delle misure di austerità, la Germania lavora per ridurre il debito greco. Il buon senso porterebbe a trovare un accordo per far rimanere la Grecia nell’euro, condizione che viene considerata ottimale dai fautori dell’euro stesso e per la stabilità dello status quo attuale.

Infatti l’uscita della Grecia dall’euro comporterebbe una serie di conseguenze piuttosto rilevanti.

La dimostrazione che l’austerità non paga

La Troika ha aiutato la Grecia in cambio di misure di austerità che hanno portato la Grecia a peggiorare il debito, aumentare la disoccupazione e portare al governo Syriza. Se poi dovesse uscire dall’euro, sarebbe il colpo di grazia alle politiche UE-tedesche di austerità. Chi vorrebbe più essere “austerizzato” in cambio di aiuti?

Perdita di credibilità della BCE

Mario Draghi con il “whatever it takes” e con numerose dichiarazioni in merito all’irreversibilità dell’euro si sta giocando con questa partita la credibilità, sua e della BCE. L’uscita della Grecia dal circuito porterebbe la sua credibilità a zero e causerebbe un effetto “contagio” (lo sta dicendo la stessa bce) sugli altri periferici in un momento in cui la bce sta comprando i loro bond. Chi vorrebbe infatti avere nel breve termine bond di stati che potrebbero essere la “prossima Grecia” trovandosi magari in mano “new lira” o “new pesetas”?

La bce quindi dovrebbe far fronte ad un grosso selloff sui bond governativi e con 60 miliardi non riuscirebbe probabilmente a resistervi. Questo invaliderebbe il QE lato bond e renderebbe quindi impotente la BCE (che altro può fare oltre a aver portati i tassi in territorio negativo e fare qe)? Inoltre anche l’azionario ne risentirebbe.

Aumento dei rendimenti dei bond periferici

Come detto, chi vorrebbe btp o bonos? Il rendimento si alzerebbe ad esempio rispetto ai bund (lo spread potrebbe peggiorare in considerazione del fatto che sarebbe meglio avere bund ovvero possibili “new marchi” che btp ovvero possibile “new lira”). I governi indebitati come il nostro vedrebbero aumentare i costi di approvvigionamento sul mercato primario con aumento degli interessi che non sarebbero in grado di sopportare (Padoan negli ultimi giorni sta parlando ancora di raccolta di fondi per scongiurare l’aumento iva di qualche punto).

Potenziamento dell’opposizione all’euro

I movimenti anti euro avrebbero il vento in poppa. Se l’ha fatto la Grecia, perché non potrebbero fare la stessa cosa l’Italia, la Spagna o addirittura la Francia? I movimenti antieuro inizierebbero a sparare sulla bce, sulla ue dicendo che non hanno difeso l’euro e hanno portato alla fame la Grecia costringendola all’uscita.

L’asse geopolitico

L’uscita della Grecia dall’euro la sposterebbe verso est nelle braccia di Putin. Putin non ha mai nascosto di potere e volere aiutare la Grecia e questo potrebbe essere un movimento geopolitico non gradito agli USA e spiegherebbe il loro intervento così deciso degli ultimi giorni. Gli USA infatti hanno detto chiaramente mediante il loro ministro del tesoro che “una soluzione è auspicabile”. Come dire: europei, vi stiamo aiutando non stampando, vi lasciamo rivalutare l’euro, vi abbiamo salvato durante la crisi del debito. Ora che ci serve che voi facciate qualcosa e che ripartiate come economia nel complesso, non riuscite nemmeno a risolvere il problema Grecia? Mettetevi d’accordo e finiamola.

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Il precedente

Se la Grecia uscisse creerebbe un pericoloso precedente che potrebbe portare finalmente la UE a rivedere i trattati, altrimenti ogni paese con “problemi” si troverebbe il coltello dalla parte del manico dicendo “esco o mi lasciate fare le riforme che ritengo opportune”. Quindi si potrebbe passare a EuroBond o Euro1/Euro2. Bisogna vedere cosa l’elettorale tedesco digerirebbe meglio …

E se la Grecia uscisse?

Ma la cosa che fa più paura non è il Grexit, ma il Grexit con successo, come sottolineato anche da Krugman.

La Grecia una volta uscita dall’euro non avrebbe più gli aiuti della Troika, quindi le banche greche (che hanno visto deflussi record in questi primi mesi del 2015 tanto che i depositi sono ai minimi dal 2004) dovrebbero chiedere aiuti per la liquidità alla banca centrale greca. La Banca centrale greca non può stampare euro, quindi passerebbe probabilmente alla “new dracma” e inizierebbe la svalutazione della moneta, di un valore possibile anche del 40-50%. Questo darebbe liquidità alle banche greche (anche se i fallimenti non sono esclusi).

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L’import diventerebbe costoso, mentre l’export diventerebbe vantaggiosissimo. Questo potenzierebbe ad esempio il turismo e l’agricoltura, portando l’economia a ripartire nell’arco, secondo alcuni economisti, di un paio di anni.

Quindi ci sarebbe subito un periodo di ulteriore stretta di cinghia, con il doppio meccanismo di aumento dei costi dell’import e riduzione del potere di acquisto. Tali fenomeni potrebbero essere mitigati dal fatto che la Grecia ha un buon avanzo primario, quindi potrebbe ridurre le tasse per lasciare più capacità di spesa ai cittadini e preservare il potere di acquisto.

Dopo questo periodo di stretta e assestamento, il consumo esterno (turisti ad esempio) e l’export dovrebbero ridare una forte spinta all’economia (si parla di pil in crescita annuale anche di 5-10%) e ridare vigore alla Grecia.

Questo è lo scenario che viene prospettato nel caso migliore. Alcuni ipotizzano già che la Germania si metterebbe di traverso, altri che però dovrebbe vedersela con la Russia. Gli interessi in campo insomma sono MOLTO più grandi di quello che può sembrare.

Invece, nel caso peggiore l’inflazione da importazione e la riduzione del potere di acquisto non contenuta potrebbero schiacciare i cittadini greci già stremati non dandogli il tempo di riprendersi e quindi sarebbero le folle il peggior nemico di Syriza. La gente quando si spazientisce può essere più forte di qualsiasi politica economica.

Dipenderà quindi molto dal governo Greco (in caso di grexit) come andranno le cose.

La storia insegna che le svalutazioni possono avere esiti diversi e che dipende da molti fattori, quindi nessuno sa se un grexit potrebbe avere un esito negativo o positivo.

Certo se avesse un esito positivo (ed è questa la grande paura della UE e della BCE), non potrebbero quindi pensare di uscire anche gli italiani o gli spagnoli, invece di stare dentro e sopportare le regole comunitarie ed eventualmente l’austerità? In fondo anche lo Sme è finito no?

Concludendo: la Grecia sta giocando in modo da cercare l’equilibrio di Nash facendo però sparate a destra e sinistra per destabilizzare la Troika. In questa settimana si sono succedute dichiarazioni ottimistiche della Grecia spesso subito negate da FMI o UE. Anche questa è una strategia: mostrare che i Greci sono pronti a fare la loro parte, ma sono gli altri che vogliono troppo o di più.

In fondo però i greci sono davvero quelli che hanno meno da perdere: l’austerità li ha portati addirittura a non avere la carta negli ospedali, a dover drenare soldi alle aziende statali, a non avere più soldi nelle casse statali e debito più alto di prima degli aiuti, quindi cos’altro possono perdere?

Sono UE , BCE e FMI che hanno molto da perdere, ognuno per la sua parte, rispettivamente: unità, credibilità e geopolitica.

Ormai mancano solo 5 giorni. Nessuno crede davvero che la Grecia uscirà dall’euro. Ma se così fosse, credo proprio che i mercati, essendo impreparati, farebbero un selloff da ricordare 1987-style in particolare sull’europa salita tanto negli ultimi 3 mesi grazie ad un qe che probabilmente si rivelerebbe inefficace.

Ed è dell’ultima ora la notizia che l’FMI si è tirato fuori dalla trattativa. Quindi la situazione peggiora e sono UE e BCE che se vogliono tenere in piedi l’euro devono trovare un modo di accordarsi con quei “folli-razionali” dei greci. I greci sono riusciti a dividere la Troika e questo è sicuramente un punto a loro favore.

 

01fonti: ilsole24ore

 

Categories: bce, euro, Europa

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  • Nassim Taleb

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