MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Il vento dei mercati

Il vento da seguire sui mercati da cosa è dato?  Questa settimana è stato evidente per l’ennesima volta che il vento lo decidono gli Eolo delle banche centrali. E’ bastato che 4 giorni fa un membro esecutivo della bce (Coeure) abbia detto che la BCE avrebbe accelerato gli acquisti di assett a tasso fisso (bond) per far balzare le borse (dax ad esempio) di 500 punti, togliendoli dal laterale visto sul daily posto attorno a 11300 per portare il dax a un nuovo laterale (sempre sul daily) posto a 11800. Sul weekly vediamo un ampio laterale compreso tra 11150 e 12150 iniziato dopo la bull trap che aveva portato il mercato a toccare quasi quota 12500.

La BCE ha giustificato la mossa allo scopo di anticipare la mancanza di liquidità di Luglio e Agosto. Volendo essere un po’ maliziosi, si potrebbe anche dire che la BCE in realtà ha trovato una spiegazione alla difesa dei bond a tasso fisso attuata nelle due settimane prima, visto che è stato chiaro un intervento di una mano molto forte quando il future bund è passato da 161 a 151 e il future btp da oltre 140 a 132 in pochissimi giorni.

La filosofia delle banche centrali, consapevoli che sui bond c’è un periodo di bolla dovuto ai tassi quasi zero o sotto zero, sta attuando una politica di progressivo sgonfiamento della situazione. L’obiettivo è far sfiatare progressivamente la bolla senza farla scoppiare. Si lascia sfiatare un pochino fino al livello desiderato, si aspetta che il mercato si riequilibri e che il pensiero di investitori, gestori, industriali cambi adeguandosi ai nuovi tassi e alle nuove prospettive, e quindi se necessario si sfiata ancora un pochino.

E’ quello che ha detto nel suo discorso anche ieri la Yellen a Rhode Island.

Dopo aver spiegato che gli USA si stanno avvicinando ad una ripresa forte, ha anche detto che avvicinarsi non vuol dire ancora esserci. Questo perché è vero che la disoccupazione è bassa, essendo passata da quasi l’11% nel periodo di piena crisi al 5,4%, ma in questo 5,4% non figurano gli sfiduciati (coloro che non cercano più non trovando un lavoro adeguato economicamente o professionalmente) e non figurano quelli che lavorano part-time ma vorrebbero lavorare full-time. Per essere in pieno recupero i part-time dovrebbero trovare un lavoro full-time e non dovrebbero esserci sfiduciati. La Yellen ha anche sottolineato come la crescita degli stipendi è stata piuttosto bassa (solo 2%) dall’inizio della crisi, non permettendo quindi una crescita dei consumi adeguata.

Questo per parlare del primo obiettivo che la Fed ha avuto dal congresso ovvero l’occupazione. L’obiettivo è prossimo al raggiungimento, a differenza dell’altro (la stabilità dei prezzi) che non è ancora secondo le aspettative. Per le alchimie tipiche dei panieri e dei banchieri centrali la fed non guarda all’inflazione in sé, ma all’inflazione core, ovvero al paniere inflattivo Usa depurato da food (cibo) e energy (oil ad esempio). L’inflazione complessiva causa la caduta dei prezzi del petrolio si è attestata nei pressi di zero nell’ultimo anno, mentre quella core ha fatto registrare un +1,8% YoY. L’obiettivo è 2%.

Porto Cervo, 02/06/13Dubois Cup 2013NOSTROMOPhoto: © Carlo Borlenghi

Il percorso sta proseguendo, ma la Yellen ha chiaro che ci sono dei venti che soffiano contro.

Il primo è dovuto al mercato immobiliare, in consistente ripresa. Durante la crisi però i proprietari di case hanno subito forti perdite economiche dovute all’incapacità di pagare mutui e alla perdita della casa, quindi questo meccanismo ci ha messo del tempo per ripartire. La Yellen si dice fiduciosa che buona parte del percorso di ripresa sia stato fatto.

Il secondo vento è stato il cambio di politica fiscale attuato dai governi centrali e locali dopo la crisi per cercare di ridurre il defiticit. Questo ha portato a un aumento iniziale di tassazione e a una riduzione degli investimenti, politiche che ora stanno cambiando in modo da aiutare la ripresa. Anche qui la Yellen si dice fiduciosa che il grosso del problema sia alle spalle.

Il terzo vento è un vento nuovo, quello del rallentamento degli emergenti e in particolare della Cina. Come MoneyRiskAnalysis ne avevamo già parlato 15 giorni fa. La Cina si rende conto che per continuare a crescere deve stimolare il consumo interno. Mentre per qualche anno il grosso del problema erano stati i bassi consumi europei che la Yellen ora vede in grosso recupero, il rallentamento del Dragone e di altri emergenti è una nuova sfida che può portare a un rallentamento dell’economica americana e che va tenuto in particolare considerazione.

La Yellen quindi chiude con tre considerazioni.

La prima è che bisogna rimanere cauti, e che ci vorranno anni prima di arrivare al tasso considerato “normale” dalla fed del 3.75%. Quindi la Yellen dice che il rialzo se le condizioni rimaranno di crescita rimarrà probabile (forse entro fine anno ma non è detto) e che il rialzo sarà molto morbido e diluito nel tempo. Una nuova strategia della Fed, memore del disastro fatto da Greenspan quando rialzò i tassi da 1% a 3,75% in 2 anni causando poi la crisi successiva del 2009. Una politica che corrisponde allo “sgonfio della bolla” indicato sopra. Alzi i tassi di poco, fai stabilizzare il mercato, vedi i dati macro, se necessario rialzi.

La seconda considerazione è che la chiave del passaggio da crescita a piena crescita sono la produttività e gli investimenti. La Yellen si mostra chiaramente consapevole che le grandi aziende americane hanno grandi quantitativi di cash accumulato in questi anni (grazie a indebitamento a basso costo e alla forbice che si è creata tra incassi aziendali e costi del lavoro) che non investono probabilmente perché non vedono un outlook favorevole. Il miglioramento ulteriore delle condizioni economiche potrebbe/dovrebbe portare anche le multinazionali ad investire e quindi a dare quel colpo finale alla crescita per diventare una crescita a gonfie vele.

La terza considerazione è la più curiosa, fatta da un’economista di questo livello, il più potente se non uno dei più potenti del mondo.

Naturalmente, al di là delle nostre considerazioni, le prospettive per l’economia, sono molto incerte. Io sto descrivendo la prospettiva che io vedo come più probabile, basata su molti anni di proiezioni economiche. Vi posso assicurare che l’obiettivo è fare proiezioni accurate, ma queste proiezioni potrebbero rivelarsi sbagliato, forse anche marcatamente. Questo per molte ragioni: la produzione e la crescita di posti di lavoro nei prossimi anni potrebbero rivelarsi più forte, l’inflazione più alto, o altri parametri diversi da quanto previsto; al contrario, l’occupazione potrebbe crescere più lentamente, e l’inflazione potrebbe rimanere indesiderabilmente basso.

Come dire: noi facciamo del nostro meglio, ma il sistema è talmente complesso che più di questo non possiamo fare. Atteggiamento molto compassato e mite rispetto ad esempio allo strapotere di Draghi e al suo “Whatever it take sas long as needed”.

Concludendo, il vento  è deciso dai banchieri centrali, che cercano di soffiare l’economia con le loro manovre nella direzione sperata. Noi come MoneyRiskAnalysis cerchiamo di seguire il vento al meglio con il nostro Trading System, senza domandarci come sarà il vento domani, ma cercando di seguire il vento di oggi. Con dei mercati così ventosi e pericolosi, vivere operativamente nel presente è l’unica soluzione, nonché la pià saggia. Certo va mantenuto un occhio al domani, ma come strategia complessiva non come operatività puntuale.

 

Categories: banche centrali

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