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S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

La Grecia, ultimo baluardo di realtà

Questa settimana è culminata venerdì nella riunione dei ministri delle finanze di venerdì, che doveva essere un momento in cui si trovava una soluzione al “problema” Grecia.

Così non è stato, anzi voci di insider dicono che si sia usciti con un irritazione molto forte di tutti i membri non greci per il comportamento di Varoufakis (ministro delle finanze greco), definito addirittura dilettante.

Che Varoufakis non fosse particolarmente gradito e simpatico si era capito dopo l’incontro con Shauble di qualche settimana fa: nella conferenza stampa successiva l’unico punto comune a cui erano arrivati era “che erano in accordo di non essere in accordo”, un modo elegante per non dire “ci manderemmo volentieri a quel paese a vicenda ma non possiamo”. Shauble era uscito così entusiasta dall’incontro che aveva poi chiesto alla Merkel in persona di occuparsi della questione greca, mettendosi in seconda fila.

 

Il caso Grecia non è un “problemino” come la politica vuole farci credere. E’ un “problemone” molto grosso perché sul caso Grecia si gioca la credibilità della BCE e della politica di austerità attuata dalla tedescoegemonia di questi anni.

 

La Grecia è stato il paese maggiormente sottoposto alla cura “austerity”. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: disoccupazione ai massimi livelli, problemi di liquidità nelle casse statali ed una situazione generale che non vede particolare futuro.

TSipras nell’ultimo mese ha dovuto proscuigare i conti delle aziende statali e dei fondi pensione per riuscire a pagare gli stipendi e non ha sufficienti soldi per pagare la trance di debiti che deve restituire al FMI a inizio Maggio.

L’austerità quindi non ha portato ad un miglioramento della situazione: il malato Grecia curato dai dottori della Troika è sempre peggiorato e ora è arrivato al punto di rifiutare le cure ed anzi di opporsi ai medici. “Voi medici che avete provato la cura sperimentale austerity su di me e vedete che non funziona, volete continuare a somministrarmela! E io dico no” dice il paziente Grecia “in fondo c’è in gioco la mia vita ma anche la vostra credibilità”.

 

La vita della Grecia si misura in disoccupazione e spread, in credit default swap che danno oltre l’80% di probabilità default entro 5 anni, in tassi a breve che superano i tassi a lungo (sui due anni in questi giorni abbiamo raggiunto il 27-28%) contro il 12% del medio termine. La salute si misura in liquidità che sta finendo.

 

Il medico più preoccupato è la BCE. A novembre Draghi aveva detto che l’euro era irreversibili, recentemente che non è in discussione e scommetterci contro non ha senso. Sembra che non sia così, visto che la Grecia è a un passo dall’uscita per l’ennesima volta (e anche se si troverà un accordo sarà per quanto ,qualche mese per poi ritornare al punto zero)? I tedeschi come sempre usano la loro dote migliore “la fermezza”, ma forse non si rendono conto che un’uscita della Grecia sarebbe uno tsunami di rendimento per tutti i paesi periferici.

 

Gli speculatori, se la Grecia dovesse uscire, considererebbero l’euro non più irreversibile e la BCE perderebbe la cosa più importante che ha: la credibilità. A questo punto cosa vieterebbe un’uscita dell’Italia, della Spagna o del Portogallo. Ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta su che paese “attaccare” per fare rendimento e costringerlo all’uscita.

Sarebbe un tiro al bersaglio, senza difese perché la Germania non permetterebbe il “whatever it takes” di cui Draghi ha parlato nel 2012. E questo per i mercati sarebbe un aiuto “illimitato” che a Draghi non è permesso (tanto è vero che nessuno si aspettava nemmeno un QE come quello che stiamo vedendo).

Nel 1992 la fermezza tedesca aveva portato alla distruzione dello Sme, perché aveva bloccato l’intervento illimitato a difesa di una moneta sotto attacco. Oggi potrebbe portare alla distruzione dell’euro.

Intanto i bond tedeschi ne beneficiano andando sotto zero fino a 5 anni.

Il QE di Draghi ha portato un trimestre di euforia, le parole dei politici americani e in settimana il nuovo record del Nasdaq (+300% dal 2009) che l’hanno portato sopra i livello della bolla tech del 2001, portano una ventata di ottimismo. L’sp500 ha superato proprio venerdì i massimi di tutti i tempi, uscendo leggermente dal range compreso tra 1970 e 2100. Le banche centrali di tutto il mondo stanno riducendo i tassi e immettendo liquidità nel sistema finanziario per tenere in piedi un capitalismo che sembra ansimare ogni giorno.

Solo la Grecia ci ricorda che il mondo soldocentrico non ha futuro. La finanza serve, ma è uno strumento non il fine. Il fine è l’uomo, e quando si ingenerano dei meccanismi non sostenibili, prima o poi questi si ritorcono contro a chi li ha costruiti.

Ricordiamocelo noi italiani, in un’epoca dove la sovranità non viene tolta con il sangue i cannoni, ma sottilmente con i sorrisi e gli slogan.

 

 

y 

Categories: debiti pubblici, euro

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