MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Mentre “l’inciucione” sta prendendo piano piano la sua forma, per la gioia della Merkel, il Governo dimissionario, vara il piano d’emergenza per rimborsare 40 mld di debiti verso le imprese entro l’Aprile del 2014. I crediti certificati, delle imprese verso l’amministrazione pubblica, ammontano a circa 65 mld. Per procedere al pagamento il deficit pubblico salirà nel 2013 al 2,9 contro il 2 previsto precedentemente. Tuttavia secondo alcune stime i debiti complessivi ammonterebbero tra i 100 e i 130 mld. Pertanto l’eccedenza dei 65 mld già certificati non rientrerebbe al momento nel debito pubblico ufficiale. Ovviamente nei prossimi dodici mesi tutto dovrà filare liscio, altrimenti, in caso di sorprese negative sul fabbisogno statale, i 40 mld promessi potrebbero avere qualche difficoltà ad essere pagati interamente. In ogni caso la partita non sembra così tanto semplice.
Quello che è triste, è che questa storia dei debiti della PA rappresenta un vero e proprio macigno per i programmi futuri di sviluppo del Paese. Del resto siamo in Europa, o meglio nell’Euro e quindi ci dovremmo attenere rigidamente ai magici parametri di bilancio stabiliti dalla Commissione, onde evitare di rimanere nella procedura d’infrazione. 
Se in Italia quindi siamo al settimo cielo per l’inciucio e per i rimborsi della PA, nel resto del Mondo le cose non sembrano filare per il vero giusto. 
I dati sull’occupazione mensile americana evidenziano un brusco rallentamento dell’economia, i cui effetti, ancora non del tutto manifesti, vanno ricercati nel “sequester” firmato da Obama nel mese di Marzo. Molte società appaltatrici del governo infatti hanno iniziato a licenziare in previsione del calo delle commesse pubbliche. Il reddito disponibile dei dipendenti, inoltre, sempre nel nome della riduzione del deficit, dovrebbe diminuire a causa dell’aumento dei contributi pensionistici dal 4,2 al 6,2, mentre questo mese entreranno in vigore sia il congelamento delle assunzioni che la decurtazione della settimana lavorativa nell’amministrazione Usa. Proprio per questo, Obama, in segno di solidarietà si è tagliato del 5% lo stipendio annuo. 
Generalmente una crescita sostenibile dovrebbe trovare le sue fondamenta nell’aumento del potere di acquisto delle famiglie, oltre che in uno Stato capace di fare investimenti produttivi. Sarà pertanto interessante vedere se la Fed continuerà nella cieca rivalutazione degli asset targati Wall Street o Real Estate per sostenere la crescita. 
In questo grafico è raffigurato il cross Euro/Yen. Il superamento di quota 128 rappresenterebbe un ulteriore segnale di debolezza della valuta nipponica verso target 137 e 145. 
Chi non sembra farsi scrupoli è sicuramente la Boj (Banca Centrale del Giappone), che ha promesso di raddoppiare la massa monetaria in circolazione entro i prossimi due anni, comprando di tutto, dai bond alle azioni. Questa mossa sta mettendo seriamente in difficoltà la Cina (alle prese pure con il problema aviaria), che non può permettersi una svalutazione parallela della propria valuta, in quanto rischierebbe l’esplosione dell’inflazione interna. Chi invece potrebbe seguire tale svalutazione è invece la Korea, al fine di non rischiare una perdita di competitività, nei confronti dei prodotti giapponesi.
Personalmente ho già detto che la Boj, nel momento in cui vi sarà un aumento improvviso dell’inflazione, non riuscirà a domarla, in quanto il prezzo sarebbe troppo elevato. Sulla stessa lunghezza d’onda sembra pronunciarsi anche Soros. 
In questo grafico è raffigurato l’andamento dell’etf Cina. Nella giornata di venerdì è stata perforata la media a 200 giorni e intaccata la trendline rialzista di lungo periodo. Da settimane il mercato cinese presenta una debolezza anomala rispetto alle altre piazze finanziarie. 
Se da un lato la Cina piange per la svalutazione giapponese, gli Stati Uniti non sorridono, anche se al momento non si sono pronunciati in merito. Come ho detto nel precedente post, la Fed ha mandato il “canarino” in miniera, ossia il Giappone, per esplorare gli eventuali effetti di una politica “ultra-quantitativa”. Nel caso avesse successo (ma dubito fortemente) la Fed seguirà il Giappone, altrimenti, in caso contrario correrà verso il sentiero tedesco. Del resto ad oggi stiamo assistendo ad una riduzione, seppur timida, del deficit statale, nonostante il QE4 in corso. Insomma una via di mezzo, in attesa di maggiore visibilità.
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