MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

La Corea del Sud e il Giappone hanno alzato il livello di guardia su un probabile lancio di missili della Corea del Nord. Secondo le autorità, le probabilità di un attacco sono aumentate sensibilmente.
Ma i mercati se ne infischiano.
L’Italia, oltre ad avere una delle più grosse crisi politiche dal secondo dopoguerra in poi, raggiungerà per fine 2013 un debito superiore al 130%.
Ma Milano festeggia con un bel +3,19.
La produzione industriale spagnola che mette a segno un bel -6,5% su base annua strabattendo tutte le più pessimistiche previsioni.
Ma l’Ibex ti spara un +3,35.
Una buona analisi sulle motivazioni di quanto sta accadendo in questi giorni la potete trovare nel blog: “Il Grande Bluff” e su “Il Sole 24 ore” di sabato. Tutto è legato all’operazione Boj di questi giorni. Più che un battito d’ali di farfalla però, lo chiamerei un missile terra area con una testata nucleare anomala, i cui effetti sono in corso di manifestazione.
Soros, e qui condivido totalmente, sostiene che la Boj non riuscirà a controllare l’esplosione inflattiva nel momento in cui la medesima si manifesterà. A quel punto la credibilità della banca centrale, dico io, sarà pari a zero.
            
                 
L’operazione quantitativa della Boj, infatti, a mio parere trova origini più sulla sostenibilità del debito pubblico che su esigenze vere e proprie di rianimare l’economia.
Nel grafico di cui sopra potete vedere la dinamica del Pil giapponese in termini di dollari reali. Non mi sembra il peggiore dei dati. Che dovrebbe dire allora l’Italia? In questo caso altro che iniezioni di liquidità.
Ecco la dinamica del Pil italiano, in termini di dollari reali, tanto per capire la differenza.
Tuttavia quello che mi interessa capire è se da un punto di vista tecnico, quello che sta succedendo sui mercati ha un nesso oppure no.

Il grafico sopra descrive la volatilità dell’indice Dax. Ad oggi questo indicatore ha superato letteralmente i massimi del 2012 e sta puntando verso quelli visti nell’estate del 2011, quando ancora molti non conoscevano il significato della parola spread.
Comportamenti come quelli visti oggi sui mercati sono tipici delle fasi a maggior rischio e non il contrario, come uno potrebbe pensare osservando la grande performance dei mercati.

Nel frattempo gli indici americani si trovano, chi più chi meno, in prossimità di obiettivi rialzisti di lungo molto importanti, mentre al momento non si sono manifestate correzioni di rilievo.

Aggiungo inoltre che un’anomalia non trascurabile è la seguente: la “liquidità nucleare giapponese” non sfiora minimamente le commodity, a differenza di quanto visto nei QE della Fed.

Ma ci troviamo proprio in una fase che prelude ad un’accelerazione della crescita? Quello che è certo è che i mercati stanno sperimentando un nuovo bombardamento monetario, i cui effetti potrebbero essere completamente diversi da quelli visti fino ad oggi.

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