Il mondo delle monete fiat (definite così perchè il valore è stabilito da un governo e dalle sue regole) sta subendo una serie di grossi cambiamenti che stanno avvenendo più o meno evidentemente nel mondo.
La valuta di riferimento è a tutt’oggi il Dollaro USA. deciso dopo la seconda guerra mondiale, il cui potere era stato agganciato a quello dell’oro. Potendo permettersi gli USA la parità aurea, era chiaro che scambiare Dollari (ovvero carta agganciata all’oro) era più semplice che scambiare oro per le transazioni, quindi il tutto aveva un senso. Il dollaro era l’ennesima valuta di riferimento: prima lo era stata la sterlina inglese, prima ancora altre valute, il tutto deciso dall’economica dominante nell’epoca storica.
Nel 1971 la parità aurea venne rimossa e da lì iniziò un processo di progressiva stampa di dollari (ma anche di altre valute). Prima non era possibile perchè teoricamente per ogni dollaro stampato doveva esserci un corrispettivo di oro, ma adesso per ogni dollaro stampato c’è solo necessità di una scelta di politica monetaria, dettata dagli enormi capitali che girano il mondo.
Il meccanismo che si rivela quindi è molto semplice: la politica influenza la banca centrale nelle sue scelte allo scopo di tenere in piedi un sistema indebitato il cui controllo non è delle banche centrali o della politica, ma semplicemente delle grandi aziende di technofinanza mondiale che vivono di rialzi e ribassi.
Basta infatti che qualcuno di questi mostri sacri con in pancia triliardi di dollari decida ad esempio di non comprare più debito USA e qualsiasi politica americana potrebbe essere messa in discussione tramite un rialzo dei tassi o dei sell sul mercato. Facciamo un esempio: Obama decide oggi di investire 100 miliardi di dollari in wellfare indebitandosi sul mercato. Il gota della finanza non accetta questa scelta per un qualsiasi motivo di interesse economico, quindi non compra i 100 miliardi o li compra a interesse maggiorato. Obama si trova a varare un piano da 100 miliardi che causa gli interessi diventa 120-130 miliardi e quindi non sostenibile. Fine della scelta.
Ci troviamo quindi in un momento storico in cui gli equilibri tra le valute stanno scricchiolando (in particolare il ruolo del dollaro USA).
Notizia di ieri è che Brasile e Uruguay hanno fatto un accordo per scambiarsi merci senza passare dal dollaro USA. Non stiamo parlando di stati “sovversivi” rispetto agli USA come Russia e Cina (che hanno fatto un accordo mesi fa), ma di due paesi dell’america latina (in particolare il Brasile grande esportatore di materie prime agricole) che decidono di tornare al vecchio metodo del “io ti dò questo tu mi dai quello” senza dover passare dalla moneta dello Zio Sam.
Lo scambio diretto riduce da un lato la dipendenza dei prezzi delle materie prime dalle oscillazioni del dollaro USA, dall’altro la necessità di tenere valuta americana come riserva per le transazioni internazionali che tipicamente viene impiegata come debito a breve termine. Questo quindi riduce l’appetibibilità sia del dollaro che del debito USA, e quindi la forza americana. Gli USA infatti si sono potuti permettere alcune politiche economiche d’avanguardia anche grazie al fatto che bene o male il dollaro USA v iene usato da tutti e quindi la domanda è molto alta, cosa che ad esempio abbiamo visto non si può permettere la BOJ (il cui Yen sta sprofondando contro tutte le valute).
Questo raffronto ci permette di aggiungere una riflessione su Yen e Euro. Ipotizzando di voler investire qualche soldo in valuta straniera, in ottica di diversificazione e per salvaguardarsi da una possibile uscita dell’Italia dall’Euro o della Germania o esplosione della moneta unica, quale sarebbe uno scenario da considerare?
Abbiamo scelto lo Yen, l’Euro e il dollaro USA perchè fanno riferimento alle 3 economie più grandi del mondo al momento, sebbene Cina e India stiano crescendo a ritmi veramente veloci e non tarderanno a occupare lo scenario internazionale.
Il dollaro USA come dicevamo vede la sua egemonia constrastata a livello mondiale da accordi bilaterali, sebbene stia guadagnando terreno grazie alla fine dei QE della Fed. Questo non vuol dire che non ce ne saranno . Va inoltre ricordato che la Fed ha messo di iniettare dollari, ma non ha tolto la liquidità iniettata nel sistema.
Lo Yen è in stampa industriale, quindi il suo valore si sta deprezzando a vista d’occhio.
L’Euro in cui siamo immersi potrebbe avere sorti completamente diverse: se esce la Germania dall’euro, verrebbe probabilmente fatto un QE piuttosto consistente e subirebbe una forte svalutazione. Se esce l’Italia, acquisirebbe forza. Se esplode, c’è poco da fare.
Se l’Italia esce dall’Euro, l’euro stesso potrebbe essere una valuta rifugio, ma bisognerebbe avere assett in “euro non italiani” (es. bund, oat, azioni di società non italian” per preservarne il valore.
Interessante rimane il GBP (sterlina inglese), potenza economica ancora di rilievo, con la propria banca e la propria forza politica, La nazione è inoltre economicamente in discrete condizioni sebbene la sua vita sia legata a doppia mandata a quella della UE, che gli inglesi ne siano contenti o no.
Interessante anche l’AUD (dollaro australiano) sebbene molto legale alle materie prime. Comunque è un dollaro sovrano e quindi con una banca centrale autonoma in grado di prendere decisioni direttamente.Attualmente sta cercando di frenare la troppa rivalutazione contro lo Yen essendo l’economia australiana legata molto alla Cina. Quindi si cerca in qualche modo di frenare la concorrenza sul terziario del Giappone.
Da non dimenticare anche il CHF (franco svizzero) che la SNB (banca centrale svizzera) tiene al cambio di 1.2 con l’euro comprando enormi assett in euro. Anche questo percorso prima o poi dovrà terminare altrimenti la SNB tra qualche anno avrà più assett in euro della BCE.
Le valute emergenti sono ancora troppo giovani e facilmente soggette e sbalzi derivanti dai flussi di capitali. Il rublo lo lascierei al momento da parte.
Quindi la parola d’ordine rimane: diversificazione e assett il più possibile stabili e sicuri, che mantengano il valore nel tempo ed eventualmente se possibile che abbiano una tangibilità. Nel caso infatti di una uscita dall’euro di qualche stato o di qualche notizia molto esplosiva (ad esempio un cambio alla guida della BCE) si limiterebbero i danni.
E’ infatti un momento in cui anche le banche centrali stanno scricchiolando con le loro valute. La difesa della propria valuta le ha esposte a scelte molto difficili e nuove, delle quali nessuno conosce le conseguenze. Da un lato Mario Draghi, muovendosi tra le pieghe del suo mandato, per immettere liquidità nel sistema si è inventato OMT, LTRO, TLTRO. Dall’altro Abe con la sua politica espansionistica sta comprando ogni cosa con trilioni di Yen. La Fed ha stampato quasi ininterrottamente per 6 anni.
Anche le banche centrali cominciano a non fidarsi le une delle altre e quella diffidenza che prima era tra banche del sistema ,poi spostatasi alle banche sistemiche, sta iniziando a contagiare le banche centrali. Basti pensare a tutte le notizie che si sono succedute di rimpatrio o tentato rimpatrio di oro. E’ il modo che le banche centrali hanno per mostrarsi sfiducia: il mio oro me lo tengo io. E’ di queste settimane la notizia del rimpatrio di numerose tonnellate di oro (si parla di oltre 100) della banca Olandese.
Concludendo: la battaglia si sta consumando tra banche centrali e valute, non tanto su assett specifici. L’euro è tenuto in piedi dalla BCE, lo YEN dalla BOJ, la Fed rimane guardinga sul dollaro e sebbene si scrutino a distanza la diffidenza sta aumentando, suprattutto verso l’euro la cui implosione, esplosione o riduzione come numero di componenti, sembra prossima.
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