MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Come molti di voi ormai sapranno, l’unico ostacolo ad una politica monetaria della Bce fortemente espansiva, in stile Fed o Boj, è rappresentato dalla Germania.

Le ipotesi che i tedeschi possano un domani più o meno lontano, lasciare la zona Euro non sono affatto nulle, come ho sempre sostenuto.
Una mossa del genere tuttavia, metterebbe in serie difficoltà l’economia tedesca, in quanto la rivalutazione del Nuovo Marco, renderebbe poco competitive le aziende del Paese.
Un primo assaggio, di cosa significhi un cambio forte, lo abbiamo e lo vedremo meglio nei prossimi mesi, alla luce della svalutazione dello Yen. Per una Volkswagen o una Bmw, vendere in Cina o in Usa, sarà un gioco sempre più faticoso, se non si correrà ai ripari, vista la penetrazione che su questi mercati avranno Toyota o Nissan, tanto per capirci.

Nonostante l’evidenza di quali sarebbero gli svantaggi per la Germania, abbracciando la causa del Marco, non dobbiamo sottovalutare i neuroni tedeschi, visto che il fattore economico potrebbe essere scavalcato, da quello storico, religioso e soprattutto dalla teoria austriaca.

In ogni caso, sia che la Germania esca o che si pieghi alla volontà maggioritaria dell’Eurozona di aumentare la liquidità in circolazione, il futuro della nostra moneta non dovrebbe essere caratterizzato da una grande “robustezza” nei confronti di quelle economie aventi qualche requisito in più per crescere, come l’Asia e gli Stati Uniti.

Il valore di un Euro senza la Germania è difficile stimarlo, ma non credo che un livello intorno alla parità basterebbe.
Considerato però, che le probabilità sono senza dubbio minori rispetto ad un’evoluzione dell’Unione, anche se a step più o meno visibili, affrontiamo lo scenario osservando la realtà più a noi vicina.

In questi giorni, ognuno di voi, avrà ascoltato le dichiarazioni di Mario Draghi, secondo le quali la Bce starebbe studiando l’introduzione di tassi negativi sui depositi che il sistema bancario parcheggia presso la Banca Centrale. I Deposit Facility.
Questa mossa, obbligherà molti istituti, prevalentemente del Nord Europa, a smobilizzare la liquidità parcheggiata presso la Bce, per andare in cerca di aree a maggior reddito.
Parallelamente l’area Euro, a causa di un ulteriore schiacciamento dei tassi, potrebbe essere oggetto anch’essa di carry trade, favorendo arbitraggi pro-Dollaro.

Non mi risulta che negli Stati Uniti il sistema bancario depositi a rendimenti negativi presso la Fed.

Guardando gli Stati Uniti sotto un altro aspetto ho la sensazione che il biglietto verde possa trovare gli stimoli necessari per riprendere vigore, in ottica di lungo termine.

In questo grafico è raffigurato il Dollar Index. Da molte settimane il biglietto verde sta facendo base sul minimo storico di 80,50, dopo svariati sell-off. Il quadro delle medie è timidamente rialzista, mentre vi è traccia di un probabile ciclo rialzista di lungo termine. E’ chiaro che la rottura dei 79 punti annullerebbe tale scenario.

Premesso che il Paese a stelle e strisce sembra in qualche modo essere uscito dalla crisi in condizioni sicuramente migliori, rispetto alla vecchia Europa (e questo sarebbe già un buon motivo per simpatizzare verso il Dollaro), non sottovaluterei gli effetti dei flussi che potrebbero derivare dal nuovo equilibrio energetico.

Una delle piaghe del Dollaro è sempre stata la bilancia commerciale degli Stati Uniti, fortemente negativa come vediamo nel grafico sotto.

Le cause principali, sono state sempre riconducibili al forte fabbisogno energetico, oltre al consumismo sfrenato, sempre più in disuso.
Basti pensare che l’America è sempre stato il maggior acquirente di petrolio, con una quota mondiale di circa il 40%.

Da qualche anno, invece, sta prendendo sempre più quota la percentuale di petrolio estratto all’interno degli Stati Uniti, attraverso le nuove tecniche “non convenzionali” che sfruttano le rocce bituminose. Gli interessati possono guardare il video all’inizio del post.

Secondo alcuni calcoli il Paese, dovrebbe raggiungere l’indipendenza energetica entro il 2020, fino a diventare esportatore di petrolio. Già lo è di gas.

Lascio a voi immaginare quali potrebbero essere gli effetti sui flussi monetari.

Ovviamente questi miei ragionamenti guardano soprattutto allo scenario di lungo periodo, ma la logica, di questi tempi non è di casa, considerati i bombardamenti atomici monetari provenienti da destra e a manca.

Alla prossima.

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