È veramente affascinante la determinanzione con la quale i giornali specializzati italiani si accaniscono contro la Bundesbank e il modo di pensare di alcuni economisti tedeschi, contrari a qualsiasi forma di finanziamento pubblico da parte delle banche centrali, che negli anni 70 aveva posto le basi per un’inflazione galoppante, la cui principale vittima era il ceto medio.
Ormai è diventato uno sforzo comune, quello di predicare l’interventismo monetario in stile americano e giapponese, senza esaminare minimamente gli effetti della scuola austriaca, secondo la quale il mercato, si equilibra da solo togliendo le variabili avverse al suo funzionamento.
Pensiamo ad esempio a quale sarebbe stato il destino della nostra politica e dei meccanismi distorti della nostra economia, se avessimo avuto una Banca centrale alla quale poter attingere ogni qualvolta si presentava una problematica. Sono convinto che la nostra amministrazione pubblica sarebbe ancora nel pieno della sua attività parassitaria del paese, mentre molte aziende oligopolistiche, ben sovvenzionate dallo Stato, avrebbero continuato a vivere di prepotenza, facendo passare in secondo piano, oltretutto, la necessità di rinnovarsi attraverso la ricerca e lo sviluppo, nell’interesse della collettività.
Ovviamente gli stessi giornali che oggi criticano la Bundesbank, mai vi diranno che quanto vanno predicando si tratti di un finanziamento agli Stati, sostenendo che quanto sta accadendo sui mercati finanziari è frutto di fattori esogeni alla sostenibilità o meno dei conti pubblici. Per spiegarmi meglio, il vero nemico del mercato dei titoli di Stato dei paesi periferici, non sembra tanto (secondo i media) una situazione drammatica della propria economia non più in grado di finanziare il fabbisogno statale, quanto invece la speculazione, che una volta visto la BCE disarmata, si precipiterebbe a vendere, con conseguente rialzo dei tassi, fino a costringere il paese interessato ad alzare bandiera bianca.
Io credo che un paese quando costringe un proprio cittadino a lavorare circa sette mesi l’anno per soddisfare il proprio fabbisogno, e nonostante questo non dia segnali di speranza, arrancando nel buio, sia giunto il momento di fare i conti con la propria identità, magari valutando misure poco gradite nei confronti di chi fino ad oggi ha percepito tassi di interesse ben oltre la media offerta dal contesto finanziario mondiale.
Detto in parole povere “ristrutturazione del debito”.
È solo fissando un punto di equilibrio, togliendo la zavorra che più penalizza un paese fortemente indebitato, che ci consentirà di ripartire con un nuovo ciclo economico. Pertanto, tutti questi professorini, che cercano di ridicolizzare la Bundesbank non sono altro individui che difendono i propri interessi senza pensare ad un domani, con il quale noi tutti dovremo prima o poi misurarci.
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Aforisma della settimana
“Quando i prezzi non stanno andando da nessuna parte, ma semplicemente muovendosi in un intervallo limitato, non ha senso cercare di prevedere se il prossimo rilevante movimento sarà al rialzo o al ribasso. Ció che occorre fare è seguire il mercato, cercare di determinare l’ampiezza dell’intervallo, e semplicemente non fare nulla fino a che tale intervallo non viene rotto in un senso o nell’altro.” Jesse Livermore
L'ho già scritto su un altro post……………preparatevi al consolidamento strisciante e all'inflazione montante.<br />I mali minori x evitare il caos conoscendo la "furbizia" degli italioti. Poi se a livello internazionale capitasse qualche altro patatrac (chi può sapere il futuro?)inevitabilmente il debito verrà di fatto ristrutturato con emissione di titoli 30/50 …ali.<
Giusto articolo e giusto commento. Quoto in pieno.
grazie.<br />Resta sempre l'amaro in bocca a dover scrivere quello che si pensa dopo aver ragionato sulle vicende di questo paese.<br />Ma ritengo che sia un passaggio obbligato quello che ci riserverà il futuro. Dietro alle soluzioni drammatiche future io vedo il fallimento del concetto di capitalismo. Un assurdo matematico che da una parte porta a produrre sempre di più e dall'altra a