MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Che i btp salgano e scendano in base agli umori di questo o di quel partito, alle dichiarazioni di un leader piuttosto che di un altro è cosa normale e nota. In un paese in cui ogni giorno qualcuno ha qualcosa da dire, e tipicamente si impegna a dire il contrario di quello che ha detto il giorno prima, è abbastanza normale che lo spread sia abbastanza nervoso.

Certo è che il rendimento dei BTP è in un percorso di salita abbastanza inesorabile dal fatidico 2 maggio 2013 giorno in cui Draghi ha abbassato a 0,5 il tasso della Banca centrale europea. Da lì (come visto nel post ” BTP MONITOR – Il falso debito sostenibile) tutti i bond europei hanno iniziato a salire come rendimento: quindi non solo i BTP, ma anche i bund, i bonos, gli oat, chi più chi meno.

Questo comporta uno snaturamento dello spread, in quanto 250 di oggi a livello di spread è uguale a 250 di ieri, ma il rendimento, che livello di cassa dello Stato è il vero problema, è più alto, perché il Bund rende ormai il 2% e quindi 250 di spread vuol dire che il BTP 10 anni rende il 4,5%.

Questo ribadiamo in uno scenario in cui il tasso della Banca centrale è allo 0,5, figuriamoci se fosse al 2%.

Finche però le oscillazioni sono abbastanza parallele, il che vuol dire ad esempio che BTP e bonos salgono più o meno alla stessa velocità e nella stessa direzione, non c’è molto da preoccuparsi o perlomeno non c’è molto da fare. La cosa può essere interpretata come un alleggerimento generale delle posizioni dal mondo dei governativi periferici europei. Più in generale ancora, visto che la cosa sta accadendo chiaramente anche sui Bund e sui T-Bond, si può interpretare questi movimenti come un alleggerimento generale dai bond.

A dimostrazione di questo basta verificare come la maggior parte dei fondi obbligazionari globali, in particolare governativi, diano da numerose settimane performance negativa.

In tutto ciò però c’è un problema di fondo relativo all’Italia:

1. L’immobilismo italiano dovuto al continuo tiramolla sul governo sta creando un rallentamento strutturale del paese. Si continua a parlare di riforme, di innovazione, di cambiamenti ma alla fine sono solo parole. La situazione è talmente critica che in settimana i sindacati e Confindustria sono riusciti a sedersi ad un tavolo e addirittura a firmare un documento congiunto di intenti per rilanciare il mondo del lavoro, una roadmap per il Governo. Si è creata la classica situazione per cui due acerrimi nemici, davanti al peggio e al nemico più forte che può schiacciarli ( l’immobilismo politico) si sono uniti per combattere.

2. Il fai e disfa l’italiana. E’ vero che politici devono fare il loro mestiere, quindi dicendo non dicendo, mostrando e nascondendo: ma nelle ultime settimane si sta dando veramente il massimo. Un giorno si dice che il governo al fine, il giorno dopo che è solidissimo, il giorno dopo ancora che stanno facendo alleanze per nuovo governo, il giorno dopo ancora che si va elezioni. Se non ci fosse una necessità da parte degli investitori internazionali di fare rendimento così spasmodica e se non ci fossero così tanti soldi pompati nel sistema, non credo proprio che rendimento dei BTP sarebbe al livello attuale con questa situazione.

Il campanello di allarme è suonato venerdì: non tanto per i numeri di per sé: lo spread a 250 non è una novità. Quanto per quello che considero un incrocio di medie mobili di lungo, ovvero il pericolosissimo avvicinarsi del rendimento tra BTP e bonos. Ormai siamo a pochissimi punti: 4.5 contro 4.52.

(grafico preso da Intermarket&More di qualche settimana fa, serve a dare un’idea del meccanismo).

Che il potenziale dell’Italia sia superiore a quello della Spagna è noto, ma se andiamo avanti con questo immobilismo non credo durerà.

L’Italia mi ricorda un po’ quella ragazzi capaci e intelligenti che alle medie sono sempre stati bravi a scuola senza fare grossa fatica e poi vanno alle superiori. Qui c’è da studiare, ma loro non lo fanno pensando di potersela sempre cavare. E questo magari è vero per il primo anno, per i primi due anni, perché vivono di rendita. Dopo a furia di non applicarsi e di non studiare, arrivano le bastonate, e a furia di non utilizzare le proprie capacità e il proprio intelletto se non per usare il computer portatile o l’iphone, questo si atrofizza. Partiti così da un terreno buono, dicevamo ragazzi capaci e intelligenti, si arriva a degli adulti con mediocri capacità professionali e cognitive.
Sono pochi quelli che si accorgono dell’errore che stanno facendo e rinsaviscono, iniziando ad usare al massimo le proprie capacità e i propri talenti.

Speriamo che l’Italia rinsavisca. Per ora stiamo vivendo di una rendita che si assottiglia ogni giorno.




Aforisma della settimana
Non provare mai a vendere al massimo. Non è intelligente. Vendi dopo un moderato ribasso se non c’è stata una risalita. Jesse Livermore

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