MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

E’ troppo tempo ormai che sento parlare di riforme in Italia, senza che niente accada. Dal baratro del novembre 2011, quando Monti prese in mano la situazione, per poi passarla  al governo Letta, la parola “riforme” è stata sulla prima pagina dell’agenda delle cose urgenti da fare, ma ancora siamo qua a discutere di altri fatti quali Imu e Decadenza.
 
Del resto io sono ormai rassegnato da tempo sul fatto che l’Italia non ce la farà. Non tanto per i numeri o per le persone che ci rappresentano in Parlamento, quanto per la sua composizione politica troppo eterogenea del Paese. Si va da chi (una buona maggioranza relativa) vuole tutelare il posto nell’apparato pubblico a qualsiasi costo, a quello che non accetta di contribuire attivamente ai conti pubblici (evasore), mentre nel mezzo troviamo una bella fetta di persone che ormai non hanno più niente da perdere e che in qualche modo sono disposte a misure tristi ma forti. Il tutto contornato da una legge elettorale attraverso la quale è impossibile governare in modo costruttivo.

Ecco spiegato quindi il motivo per cui, a distanza di due anni di grandi sacrifici con la parola “riforme” ci si è solo sciacquato la bocca.

Da notare inoltre, come, grazie a forze incompatibili fra loro, il Governo abbia intrapreso una strada ben diversa da quella dettata dalla UE. Si è preferito, infatti, contrariamente a quanto ci era stato detto, defiscalizzare il settore immobiliare per poi non avere i numeri necessari a ridurre il carico del costo del lavoro.

L’Estate quindi è servita alle autorità monetarie e politiche a piazzare un altro po’ di debito pubblico sui cittadini italiani, attraverso la propaganda e la Cassa Depositi e Prestiti (ossia i risparmi della vecchietta di turno che versa alla Posta), ma in questi giorni, qualcuno, che sta ai piani alti tra Francoforte e Bruxelles, sta iniziando ad alzare la voce per non usare termini più sconci come “incazzarsi”. 

Non meravigliamoci pertanto se in termini di spread anche la Spagna (che viaggia ad un deficit doppio del nostro) ci ha ormai superato. Diciamo che dopo il periodo estivo e passate le elezioni tedesche, forse, e finalmente, si ritornerà a dare a Cesare quello che è di Cesare, mentre le mosche che avevano ronzato con allegria intorno agli escrementi, rimarranno appiccicate, e una volta che gli stessi si saranno seccati, spazzate via.
Ma guardate poi che parole rassicuranti leggo questa mattina su “Il Sole 24 ore” riferito a come sta rispondendo il governo:
Agli allarmi sul deficit lanciati prima dalla Bce poi ieri da Vilnius sia dal commissario agli Affari economici, Olli Rehn e dal presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, possibile conseguenza dell’instabilità politica in Italia, replica da Milano il presidente del Consiglio, Enrico Letta: «Ci sono tutte le condizioni per tenere i conti sotto il 3 per cento. Sono convinto che i tassi continueranno a scendere». 
Infatti, dico io, siamo entrati nell’era dei tassi in discesa. Per questo basta vedere come il T-Bond americano a 10 anni sia già al 3% dal 2 scarso di marzo.
Quindi è come dire: 
“cari signori noi rimarremo con il culo scoperto fuori dalla finestra, fiduciosi e speranzosi che non passi nei paraggi  il Rocco Siffredi di turno.

In bocca a Rocco quindi…..ah pardon………..in bocca al lupo.

A proposito di culo alla finestra diamo uno sguardo allo scenario internazionale.

Mi sento in dovere di scippare questo bel grafico pubblicato questa mattina da “il Sole 24 ore” alla stregua di come il QE di Bernanke ha scippato il 99% della popolazione.
Il grafico parla da sé su quali siano stati gli effetti della politica quantitativa della Fed.
Fossi Bernanke non avrei il coraggio di farmi vedere in giro.
Nonostante ciò mi tocca sentire ancora le “puttanate” di Krugman, il cui premio Nobel doveva forse rafforzare il pensiero di quell’1% della popolazione, mentre Mises e Hayek se lo sono conquistati sul campo, dopo anni e anni di insegnamenti.
Ancora le puttanate sulla rievocazione di Roosevelt e la politica Keynesiana, i cui effetti sono stati quelli di riproporre crisi sempre più grosse e difficili da risolvere a spese della povera gente.
Ancora le puttanate sulla necessità di nominare la Yellen come successore di Bernanke al fine di creare aspettative inflattive, le quali verrebbero meno se Summers prendesse il comando della Fed.

Le politiche quantitative, forse, avrebbero dato un impulso, se le stesse fossero state supportate da una politica fiscale in grado di incentivare investimenti strutturali da parte delle aziende, magari attraverso un’imposta progressiva.

Invece si è dato la possibilità alle stesse di ottimizzare al meglio gli effetti dei tassi artificiali, senza che la forza lavoro ne beneficiasse. Addirittura, chi aveva provocato la crisi del 2007, come il sistema bancario, si è trovato nella condizione di ritornare più forte di prima, aumentando oltretutto il potere decisionale sulla vita politica del Paese.

Questa lunga premessa per dire che forse sarebbe arrivata l’ora di chiudere i rubinetti da parte della Fed.

La motivazione del QE per combattere la disoccupazione credo si sia rivelata una delle più grandi prese per il culo degli ultimi 80 anni, quindi mi auguro di non sentire ancora una volta la solita cantilena di Bernanke.

Mercoledì, forse e finalmente, verrà dato inizio al processo di riduzione della droga, somministrata ormai da mesi e mesi e che ha consentito a Wall Street di macinare record su record.

Oppure ci vorrà sorprendere con altri effetti speciali, caro signor Bernanke?

Sorprendere mercati che già prevedono il Paradiso su questa Terra e in questa vita, credo sia molto difficile se non impossibile.

Il fatto che Goldman Sachs sia fra le più certe che prossimamente il tapering prenderà vita e che soprattutto la Fed abbandonerà il target sul tasso di occupazione, la dice lunga.

Ovviamente i mercati sono talmente drogati dall’ottimismo (e dalla liquidità) che un tapering di soli 10/15 mld verrà visto come un’occasione per segnare nuovi massimi del Dow Jones. La realtà è che senza gli interventi della Fed, le borse inizieranno ad accusare sintomi di nervosismo, tipici del tossico a cui manca la dose giornaliera di droga alla quale era stato abituato.

Nel grafico sopra è raffigurato l’indice Dow Jones. Il sistema che abbiamo ottimizzato, da circa metà luglio si trova in posizione di uscita.
Molto probabile quindi, che nelle ultime settimane sia avvenuta una fase di distribuzione piuttosto importante. Del resto la Fed ha dimostrato di saper fare bene gli interessi dei big e un pò meno quelli del parco buoi, che sembra entrato a piene mani.
Situazioni di allarme arriverebbero sotto 15190 e principalmente alla rottura di 14800.

Alla prossima e mi raccomando, alla finestra fateci stare gli altri.




Aforisma della settimana
Sono giunto alla conclusione che è necessario saper interpretare se stessi, almeno quanto è necessario saper leggere il mercato. Jesse Livermore

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One Response so far.

  1. Roberto Torre ha detto:

    Gira e rigira siamo sempre lì……………………mai come adesso restare liquidi è l&#39;unica soluzione.Basta poco per far crollare……..<br />Io mi sono ormai matematicamente convinto che l&#39;America non sa più come uscirne.Osservate le dichiarazioni del ministro degli esteri e…….<br />Per questo aspettiamoci qualcosa di &quot;scontato&quot; sul fronte mediorientale.<br />Appunto la

  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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