MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Dopo una lunga fase di non direzionalità gli indici che sembrano anticipare un movimento più definito sono da ricercare nel Nasdaq 100, Nikkei e FTSE MIB. Questa volta voglio prendere in esame la borsa di Tokyo, in quanto secondo il mio modestissimo parere sta anticipando un pò gli eventi. Sicuramente sto parlando del mercato più debole in termini di forza comparativa, ma anche del secondo per capitalizzazione mondiale. Come potete vedere dal grafico la rottura della trendline rialzista, partita da marzo è stata perforata nei primi giorni di ottobre, con formazione di successivo pull-back (avvenuto qualche giorno fa sull’indice italiano), rottura di 9650 (minimo relativo precedente) e arrivo sul supporto di lungo più importante a 9000 punti. Ovviamente per gli altri mercati non mi attendo una perdita paritetica nei prossimi giorni, con adeguamento matematico alle performance del Nikkei. E’ lecito tuttavia pensare che il percorso possa essere simile. Se guardo agli indicatori del Nikkei vedo assoluta convergenza ribassista nel breve e medio periodo. L’unico ostacolo, ben presente in tutti i mercati è la bassa direzionalità in ottica di lungo periodo, voluta dalle banche centrali dopo mesi di turbolenze. Inutile parlare adesso dei problemi che caratterizzano il Giappone. In questi giorni la forza dello Yen sta ulteriormente penalizzando il mercato azionario e tale scenario potrebbe proseguire fino al raggiungimento dell’obiettivo degli 8500 punti. Quota 9000, infatti, costituisce un supporto molto forte sotto il quale aumenterebbero sensibilmente le posizioni short che già sono elevate. L’indice Nikkei infatti sembra essere vittima di strategie long (mercati emergenti e Usa) short (Nikkei) da parte di hedge. In un contesto che si sta pian piano definendo, tale operatività potrebbe iniziare a sbilanciarsi verso strategie ribassiste o meglio di graduale chiusura di posizioni long sui mercati che fino ad oggi hanno dato prova di maggior tenuta. Osservando il mercato valutario possiamo intravedere i primissimi segnali di chiusura delle operazioni di carry trade anche se nei prossimi giorni, saranno per prime le banche centrali a giocare contro questo scenario. Dollaro austrialiano e neozelandese, infatti, hanno dato segnali di cedimento sull’Euro, confermati oltretutto da una buona direzionalità di movimento. Già da domani comunque mi attendo armi affilate da parte delle istituzioni finanziarie, allo scopo di non creare panico dopo il default tecnico di Dubai. Addirittura Trichet, alle autorità cinesi ha chiesto esplicitamente di rivalutare lo Yuan, decisione che se fosse presa adesso rischierebbe di creare alla lunga una seconda Tienanmen. Se da un lato Tokyo presenta una situazione a dir poco precaria, dall’altro i tre indici americani sono riusciti addirittura venerdì a mantenersi sopra la media a 21 giorni (per la serie tanto i soldi si stampano a ripetizione) anche se dobbiamo considerare il basso livello degli scambi, data l’assenza delle principali istituzioni finanziarie. In questi giorni non mi stancherò mai di ripetere che il Dow Jones ha invertito a proprio favore la forza comparativa nei confronti del Nasdaq (indice più ciclico e a più alto beta) in modo piuttosto netto, come indicato dal grafico. Un segnale così evidente non era presente dal Febbraio 2009. Forza maggiore del Dow Jones significa che gli investitori preferiscono andare su titoli più difensivi tralasciando quelli ciclici, in previsione di turbolenze a breve. L’esatto contrario di quanto avvenuto tra gennaio e febbraio. Nella giornata di Venerdì (tanto per parlare un pò del mercato italiano) abbiamo visto di tutto sull’indice FTSE MIB: rottura in gap di 21800 e reazione a ridosso del target di 21200, che ad oggi rimane il supporto chiave sotto il quale attendere 18000/18500. Fra i titoli principali vedo una situazione prevalentemente short con pesantezza su bancari (i più forti Intesa e Unicredito), titoli delle costruzioni (Buzzi e Impregilo) e assicurativi. Non credo siano da considerarsi difensivi titoli quali Eni ed Enel, mentre meglio del mercato dovrebbe fare Parmalat, Terna, Campari e Pirelli.
Categories: Anali Tecnica

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