MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Se pensate ancora che questo scenario sia deflattivo significa che dovrete rivedere un pò la storia al fine di riprendere la giusta strada.
Eh dai!!! Ci risiamo. Non ho detto la solita storia del ’29/’36 quella della grande depressione, che ormai hanno imparato a memoria anche le casalinghe cinesi, che vivono nelle campagne e che quotidianamente cercano di sopravvivere con un quinto del reddito percepito dai connazionali delle città.
Per storia, intendo il capire come gli ultimi quindici anni, nonostante una crescita economica mondiale sostenuta, siano stati caratterizzati da un livello di bassa inflazione.
La crescita sostenuta, della domanda mondiale, in altri periodi, diversi dagli ultimi quindici anni, avrebbe senza il minimo dubbio provocato un’inflazione vicina alle due cifre, se a frenare l’ascesa dei prezzi non ci fosse stata l’esportazione di manodopera da un parte e di riflesso la competitività salariale dall’altra.
Gli aumenti registrati sui beni materiali e delle voci ad essi correlati, come ormai è appurato, sono stati ben assorbiti dalla diminuzione del costo della manodopera. Da un lato questo ha sottratto occupazione nelle aree ad alto reddito procapite, mentre dall’altro si è assistito ad una contrazione sempre più sfrenata dei salari medi, necessari alla produzione di un bene.
Questo circolo virtuoso si è radicato nella vita di tutti i giorni per almeno quindici anni, permettendo al caro vecchio Greenspan di apparire agli occhi di molti, come il mago, che attraverso una politica decisamente elastica, riusciva a ridare nuova linfa all’economia, senza provocare effetti preoccupanti sui prezzi al consumo.
Il processo di industrializzazione a basso costo di manodopera ha avuto un’accelerazione esponenziale tra il 2006 e il 2009, che è servito in qualche modo a calmierare le tensioni derivanti dalle bolle speculative sulle materie prime. Ovviamente a tutto questo dobbiamo aggiungere tutta quella serie di manipolazione statistica, al fine di sottopesare le voci più inflattive, che comunque rimane una costante.
Bernanke sicuramente avrà confidato molto in questo processo, che ormai dura da oltre quindici anni, ma qualcosa di diverso nell’aria è ormai presente:
Rispetto a dodici mesi fa, o meglio, il periodo che mi serve per capire quale sia la crescita dei prezzi, in una dinamica annuale non tendenziale, l’indice generale delle materie prime (Crb) è salito di quasi il 24%. Non mi interessa sapere che rispetto a due anni fa i prezzi siano ancora al di sotto del 30%, in quanto sono stati già inglobati nell’inflazione passata, la quale non mi sembra abbia segnato performance negative superiori al -0,6/-0,8 nel peggiore dei casi. Questo significa, che le altre componenti non hanno giocato più con la dinamica vista da quindici anni ai giorni nostri. Nel caso affermativo, la deflazione si sarebbe manifestata decisamente in altro modo.
Perchè le componenti del passato non hanno giocato più allo stesso modo? Facile intuirlo. I margini di compressione del costo della manodopera sono nulli per non dire contrari alla direzione passata. Pensiamo ad esempio alla Cina o all’India per non parlare del Vietnam o della Cambogia. Quali margini di compressione potremo ancora avere in queste aree, quando negli ultimi anni vi è stata una vera e propra corsa a comprare manodopera? Le regole imposte dal Wto, che anche se messe in pratica in forma ancora discutibile, dovrebbero in qualche modo contribuire ad una salita dei salari e non ad un’ulteriore competitività al ribasso. In Cina, ad esempio, l’inflazione, sulla quale la banca centrale nutre forti preoccupazioni, è una variabile che tenderà ad ampliare nuove e future rivendicazioni salariali. E’ vero ci troviamo in un paese comunista del quale ho già parlato, ma dovrete ammettere che non esistono margini di discesa dei costi della manodopera. Qualcuno obietterà dicendo: le aziende sposteranno ulteriore produzione da occidente in favore dei mercati a basso salario. Rispondo che è troppo tardi, visto che da qualche mese il vento sta girando in favore di misure atte a salvaguardare quel poco di lavoro che rimane nei paesi più ricchi (una volta).
Tornando alla salita delle materie prime rispetto a un anno fa, aggregando la dinamica salariale globale, precedentemente descritta e contornando il tutto con una crescita sostenuta dei consumi nell’area asiatica (i ritmi di crescita dei consumi sono stimabili nel 10% annuo) mi resta facile pensare che assisteremo ad un’inflazione molto elevata da qui ai prossimi dodici mesi, proveniente soprattutto dai paesi emergenti. Non a caso i rialzi dei tassi interessano principalmente India e Cina, chissà perchè?
Non ci vuole di conseguenza poi molto a capire la corsa agli acquisti su oro, petrolio e titoli legati all’inflazione. Non mi interessa se da qui ai prossimi due tre mesi i dati ufficiali smentiranno quanto io pensi. Il disegno è molto chiaro, i prezzi saliranno e non per colpa di Bernanke o di Trichet le cui mosse sono ininfluenti……..ma attenzione!!!! Questo processo provocherà una perdita di ricchezza dell’Europa che sul piano produttivo e tecnologico lascia molto a desiderare, salvo Germania e in misura minore Francia.

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4 Responses so far.

  1. Anonymous ha detto:

    un paese europeo in cui scappare in caso di crack ?La germania terrà botta?!<br />Io sto cercando di rinverdire il tedesco imparato al liceo

  2. Anonymous ha detto:

    Analisi ineccepibile (vedi costo carburanti). In questo quadro, hai dei distinguo e rispettivi obiettivi per i mercati azionari? Complimenti.<br />Mauro

  3. Anonymous ha detto:

    Tanto di cappello Andrea. Sei sempre puntuale e chiaro. Fausto

  4. the hawk ha detto:

    No obiettivi di mercato assolutamente NO. Un paese dove scappare. In Italia c&#39;è più sole si sta decisamente meglio e anche in Grecia. Il problema non è la posizione geografica quanto la sostenibilità del debito. Comunque non è argomento di questo post.

  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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