Da un punto di vista finanziario i mercati emergenti sembrano stati strizzati come limoni. In questi giorni, senza che nessuno se ne accorgesse, mentre tutti si accodavano a comprare i titoli rimasti in cantina (banche) vi è stata una chiara perdita di forza. In particolar modo su India e di seguito la Cina.
L’etf India (INDI) è quello che sembra preoccupare maggiormente, in quanto le quotazioni sono passate da un massimo di periodo di 13,80 ad una quotazione odierna di 12,32. Troppo per rappresentare una correzione. Ovviamente nel caso dell’etf subentrano fattori anche legati al cambio, ma ciò deve far riflettere, quanto sia stata ampia la rivalutazione di detti mercati, sia in termini di quotazione che di valute. La liquidità in sostanza negli ultimi dodici mesi sembra aver visto in queste aree una concentrazione eccessiva, rispetto ai limiti sopportabili.
Il ridimensionamento dei mercati emergenti, a differenza di molti anni fa, questa volta sembra pilotato in modo evidente dalle autorità monetarie interne.
La svalutazione competitiva dei paesi big, la troppa fiducia nelle economie BRIC e l’anemia dei consumi occidentali, favoriscono politiche economico-finanziarie, atte al “respingimento” dei capitali. Una rivalutazione dei cambi dei paesi emergenti, temporalmente e quantitativamente parlando, troppo eccessiva, rischierebbe di spezzare bruscamente gli equilibri che da poco tempo si sono creati.
Questo scenario/atteggiamento, se non sfoga in un giro di vite incontrollabile, dovrebbe costituire un elemento positivo per quelle aree, che fino a poche settimane fa sono state oggetto di deflussi. Non ci dovremo quindi meravigliare se alla Cina si accoderanno altri paesi emergenti nel venire in soccorso dei paesi finanziariamente più fragili. Questo tipo di interventi equivalgono ad immettere in circolazione moneta favorendo una valutazione del cambio sotto i livelli reali.
Facciamo un esempio: se la Cina immettesse l’equivalente di 500 mld di dollari, sul mercato interno, alimenterebbe ulteriormente l’inflazione. Piuttosto ad oggi è accaduto il contrario, in quanto sono stati aumentati i tassi. Comprando a go go titoli di stato europei, invece rappresenta un’operazione equivalente a vendere la propria moneta, senza influire sui prezzi al consumo interno, che come detto vengono controllati da politiche restrittive interne. Con ciò credo di aver spiegato quale sia l’intento dei paesi emergenti ai tempi nostri:
- Scoraggiare a tutti i costi una rivalutazione del cambio.
- Incoraggiare i consumi all’esterno mantenendo elevate le esportazioni.
Pertanto non sarei preoccupato dalla debolezza di questi giorni delle aree emergenti. Piuttosto andrei a ricercare quali titoli o aree potranno beneficiare da tale scenario.