Tanto per farci ritornare un pò con i piedi per terra ho voluto inserire un altro link sotto quello delle materie prime. Si tratta, come potete vedere, dei dati ufficiali Eurostat 2009, dei debiti pubblici europei. I dati ufficilai del 2010 non sono ancora disponibili, ma la tabella verrà aggiornata automaticamente, grazie a mamma Google, non appena saranno resi noti.
Non ci vuole poi tanto a capire, comunque, che gli stessi saranno peggiori del 2009, considerato che i deficit fino ad oggi stanno correndo a ritmi ben più veloci rispetto alla crescita in termini nominali di Pil, fatta eccezione per la Germania e i paesi scandinavi.
Detto questo dall’Ue salto in Usa, dove credo sia doveroso iniziare a fare qualche commento sulla manovra di Jimmy Carter o pardon….volevo dire Obama.
La manovra prevede un recupero di 1100 mld di deficit annuo, attraverso un taglio delle spese che andrà a penalizzare, gli investimenti della Nasa e del Pentagono ma anche gli aiuti di massa come le sovvenzioni per il riscaldamento invernale, e un aumento delle entrate che colpirà la gran parte delle buste paga.
A detta degli esperti, la manovra non è affatto strutturale, basti pensare che non si è parlato minimamente di elevare l’età pensionabile, e col tempo sarà destinata a rivelarsi (così come è stata proposta) un vero e proprio fallimento.
Personalmente non sono in grado di fare commenti in merito, ma ho la sensazione che il nostro Jimmy abbia una gran fretta di far rientrare i conti a causa della troppa manica larga avuta nel recente passato, e la fretta, in particolar modo in questi casi non è amica.
In ogni caso, come ho accennato l’altro giorno, il fatto che gli Usa si stiano mettendo al lavoro per risanare i propri conti è uno stimolo per l’Europa a tirare le briglie del debito.
Tutto questo significa per i paesi avanzati (e non parliamo del Giappone che viaggia oltre il 200% di debito sul Pil) futura spesa pubblica in diminuzione e pressione fiscale più alta. Tradotto in termini di crescita, significa rallentamento per non parlare del famoso double-dip.
La Grecia può essere un’ottima palestra per capire cosa significhi far leva sulla riduzione del debito pubblico: crescita 2010 -4%, ma questo ovviamente è l’eccesso di un paese ormai insolvente a tutti gli effetti se non fosse per gli aiuti del Fmi e dell’Ue.
Un caso molto più vicino è l’Italia. Ad una dinamica di riduzione del debito pubblico avvenuta fino al 2007, è corrisposta parallelamente una crescita anemica del Pil a ritmi inferiori di due terzi rispetto ai paesi più virtuosi.
Chi si troverà, anche questa volta in una situazione ben diversa, saranno i paesi emergenti, i cui debiti permetteranno addirittura di stimolare la domanda interna, ma questa è un’altra storia.
Quello che più non sopporto ad oggi, è la cecità dei mercati, i quali ancora una volta saranno destinati a reagire per eccesso, non avendo anticipato niente di tutto questo.
Qui si pensa ad una crescita sana, che sana non è, quando si dimentica la base sulla quale si è impostata la crescita stessa…..i debiti.
Tuttavia, questi sembrano problemi di un altro pianeta, visto che secondo gli esperti, il sentment di mercato non è mai stato così positivo dal lontano (e qui mi tocco) 2007.
In ogni caso ci sono alcune certezze, che personalmente mi aiutano a intravedere un sentiero, nonostante la fitta nebbia:
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Inflazione in salita e le materie prime non aiutano a frenarla
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Necessità di un veloce rientro dei deficit. Il prezzo che si sosterrebbe in caso di prosecuzione di un espansione del debito, sarebbe ben più elevato.
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Rallentamento della crescita. In questo caso molti paesi ricadranno in recessione. Altri più virtuosi imposteranno le basi per un nuovo boom.
A questo punto non rimane altro che aspettare con la dovuta pazienza, il Cerbero tornerà ad essere ancora più affamato, ma il cibo sembra finito.