Mai fu così giusto un titolo di un mio post. “La santa speculazione”. Immaginatevi che cosa sarebbe accaduto se non ci fosse stata. Con molta probabilità i provvedimenti presi in questi giorni sarebbero arrivati quando il debito della Grecia avrebbe raggiunto livelli del 200% sul pil, o forse del 300 o 400. Quando, senza la speculazione, avremmo visto un’accelerazione verso un’unione sempre più politica della Ue?
La speculazione correge là dove la politica non riesce. La speculazione amplifica, aiutandoci a vedere le cose con misure diverse. La speculazione è e sarà pronta a colpire ogni qualvolta l’incapacità delle persone porterà l’economia su binari sbagliati.
A dispetto di tutti coloro che perseguivano la caccia alle streghe oggi la speculazione ha vinto, smentendo i pregiudizi ignoranti, di chi di fronte all’evidenza è incapace di ammettere i propri errori.
Oltre alla speculazione il vero vincitore politico è Angela Merkel, forse l’unico vero statista presente nel vecchio continente.
Queste considerazioni sono il frutto di un attenta lettura, fatta tra venerdì e sabato sui giornali specializzati, i quali possono dare campo a mille interpretazioni.
Innanzitutto è doveroso sottolineare che, se la strategia Ue andasse a compimento, le banche sosterrebbero un costo considerevole della ristrutturazione del debito greco, la cui entità precisa non ha senso descriverla su questo post. Il costo medio che le banche sosterranno dovrebbe aggirarsi, comunque, tra il 20/25 percento del valore nominale dei titoli greci posseduti in portafoglio.
Ma veniamo alle prospettive e alle opportunità che nasceranno per l’Europa, se ovviamente non ci saranno (su questo qualche dubbio non potrei non averlo) complicazioni politiche all’interno dei singoli stati dell’Unione.
Innanzitutto voglio rassicurare sul fatto, che attraverso l’intervento dell’Efsf e la ristrutturazione volontaria, la Grecia uscirà molto velocemente dal tunnel, evitando così di trascinare con sé altri paesi poco virtuosi. Il rapporto del debito sul Pil, infatti, dovrebbe attestarsi nei prossimi anni tra il 110 e il 120 percento, con la possibilità di non ricorrere al mercato delle emissioni fino al 2020 circa. In questo periodo la Grecia avrà più di un occhio puntato addosso, sia per le future privatizzazioni che si andranno a realizzare, sia per l’attuazione del programma approvato qualche settimana fa dal parlamento. Sarà interessante comunque ritrovarci fra qualche mese al fine di fotografare la situazione del momento.
Il rafforzamento dell’Efsf, che conferma la volontà dei paesi di proseguire verso l’Euro è senza ombra di dubbio l’evento più importante.
Immaginate l’Efsf come un ombrello sotto il quale sono al riparo tutti i singoli stati, comprese le banche, mentre a fianco abbiamo un altro rifugio, rappresentato dalla Bce, che con questa mossa, viene completamente deresponsabilizzata, sul fatto di dover favorire uno stato piuttosto che l’altro. Essa infatti, in un futuro più o meno prossimo potrebbe agire con la stessa metodologia della Fed intervenendo direttamente nell’acquisto di titoli dell’ente europeo. Le emissioni dell’Efsf avranno inoltre diritti privilegiati su qualsiasi altro creditore, tali da possedere la tripla A, a condizione che la propria esposizione non superi il 50% del tetto stabilito. Alcuni solleveranno il dubbio che uno Stato sovrano potrebbe essere incentivato a farsi aiutare dall’istituzione europea al fine di sostenere un costo di finanziamento più basso. Non credo che qualcosa di simile possa accadere. Con quanto stabilito in questi giorni, ogni paese dell’Unione perderà, giustamente, una fetta della propria indipendenza fiscale, là dove questa dovesse portare a creare delle buche pericolose per l’intero sistema. Ricordo perfettamente quanto sosteneva la Merkel in questa materia. Alcuni paesi infatti, come Portogallo e Irlanda, saranno destinati, prima o poi, ad adeguarsi alla media di trattamento fiscale.
Piuttosto l’introduzione del Efsf, rappresenta un motivo per vedere nei prossimi mesi una ricucitura degli spread fra i titoli delle aree periferiche e quelli dei paesi più forti, con beneficio, proprio per coloro che fino ad oggi hanno avuto problemi ad andare sul mercato.
Ma immaginiamoci un altro fattore, non meno importante, ossia quello della visibilità, agli occhi degli altri paesi, come Cina, India e Arabia Saudita, il cui problema è il dover diversificare le proprie riserve rivenienti dai forti surplus commerciali. Io credo che ad oggi l’area Euro possa rappresentare ben più di un alternativa all’acquisto di Bond americani, solo per il fatto di aver preso ormai da tempo la strada del rigore, cosa che gli Usa stanno purtroppo affrontando molto faticosamente in questi giorni con l’innalzamento del tetto sul debito.
Che funzione avrà la Bce nei prossimi anni? Come ben sappiamo la Bce rivenderà al Efsf i bond dei singoli stati in portafoglio al prezzo di acquisto. Questo a mio parere non potrà che avvenire attraverso uno scambio con Eurobond riservati proprio alla banca centrale. Un’operazione sul mercato, infatti rappresenterebbe un drenaggio di liquidità considerevole da far ricadere l’Europa in una forte recessione. Pertanto in pochi giorni la Bce si è trovata nella stessa posizione della Fed, potendo interagire con un ente super partes, evitando così di favorire un singolo stato. Per molto tempo consideravo l’Europa preda della più cinica speculazione, in quanto la Bce, non potendo agire alla stregua della Fed, non possedeva quei poteri che Bernanke ha utilizzato nei momenti più bui della storia finanziaria americana. Da oggi, sembra cambiare qualcosa in positivo per l’Unione, ma il cammino verso la meta è solo iniziato. La strada non sarà priva di insidie, ma la traccia del disegno è ormai evidente. A proposito di insidie, non credo che la Germania rappresenti un ostacolo di fronte ad un’unione sempre più concreta. La Merkel in questi giorni è tornata in patria a testa alta, forte anche del fatto di poter abbassare la pressione fiscale, sulla quale sta lavorando da tempo. Il contribuente tedesco niente ha da temere, da un governo attento come quello attuale e con una crescita economica che viaggia a gonfie vele. Piuttosto le preoccupazioni deriveranno da quelle aree periferiche nordiche dove prevale ancora quel pericoloso nazionalismo fondamentalista, destinato a creare solo mostri a danno di tutta la collettività.