MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Il Pil nominale Usa, secondo le stime degli analisti ammonterà per fine 2020 a 20,58 trilioni di dollari, rispetto ai 21,427 trilioni del 2019. Questo dato corrisponde ad un calo nominale del 3.90 al quale dobbiamo aggiungere un tasso di inflazione pari all’1%. Pertanto il calo del Pil reale per fine anno sarà di circa il 5%.

Ad attenuare il calo del Pil contribuirà sicuramente la forte espansione del deficit Usa, che per fine anno passerà dal 4,6 al 10 percento. In sostanza l’amministrazione Usa avrà speso circa 2 trilioni di dollari per frenare il calo dell’economia, oltre a quelli incassati dall’entrate fiscali.

La spesa pubblica totale sul Pil, infatti, passerà quindi dal 37% al 42% superando la soglia di 8 trilioni di dollari. Per fine 2020 il debito pubblico Usa ammonterà ad oltre 27 trilioni di dollari pari ad un rapporto del 130%, rispetto al 106% dell’anno precedente. In sostanza, il fabbisogno di cassa, negli ultimi 12 mesi è stato di circa 3 trilioni di dollari, puntualmente compensati dalla Fed Reserve il cui bilancio è passato da 3,8 trilioni a 7,10 trilioni di dollari. In sostanza, la banca centrale sta finanziando letteralmente il deficit Usa e ciò sarà quasi un obbligo nei mesi avvenire, al fine di rendere sostenibile la dinamica del debito pubblico.

A fine 2019 la capitalizzazione della borsa Usa era pari a 37,7 trilioni a fronte di un Pil di 21,4 trilioni esprimendo un rapporto del 176%. Al 30/06/2020 detto rapporto era pari al 173%.

Questi rapporti di capitalizzazione sul Pil rappresentano i massimi storici, visto che la soglia del 100% aveva rappresentato da sempre il punto di equilibrio oltre il quale difficilmente ci si allontanava. Tale anomalia è iniziata a manifestarsi dal 2014/2015 per poi accelerare con l’amministrazione Trump.

Tassi bassi, Fed espansiva ai massimi livelli e politica fiscale paradisiaca per le aziende, sembrano essere stati quindi gli ingredienti di una ricetta che ha permesso di spostare il rapporto capitalizzazione/pil su livelli pressoché doppi rispetto alla media storica.

Tanto per avere un parametro, la borsa tedesca presenta ancora oggi un rapporto Capitalizzazione/Pil ben al di sotto della soglia del 100%, mentre la borsa di Londra quota poco sopra tale soglia.

Un’ultima analisi ma non meno importante la dedichiamo alla dinamica dei consumi privati, che contribuiscono per circa il 70% alla formazione del Pil. Nei primi sei mesi abbiamo visto un crollo di oltre 1 trilione, che spiega sommariamente la dinamica vista sul Pil. Gli stessi consumi tuttavia sono visti in netta ripresa (almeno così ci si attende), per ritornare sopra i massimi post Covid già nel 2021. Tuttavia, molto dipenderà da come si evolverà il tasso di disoccupazione, che ancora oggi si mantiene al di sopra del 10%. In assenza di un ritorno a ridosso della soglia del 5% sembrerebbe quasi impensabile ipotizzare un superamento dei massimi del 2020 dei consumi privati. Ad oggi le previsioni vedono un tasso di disoccupazione a 12 mesi di circa il 7%, livello comunque alto.

Anche se il tasso di disoccupazione molto probabilmente rimarrà elevato per molti mesi, c’è sempre una soluzione per far aumentare i consumi ai livelli sperati. Il debito. Come possiamo vedere in questo grafico la dinamica della percentuale di debito privato è prevista in rialzo, passando da un 75 sul Pil ad un 80%. Questa voce esclude ovviamente i debiti relativi alle corporate, che già oggi stazionano su livelli incredibilmente elevati.

Questo grafico riassume quanto detto in precedenza. Il rapporto tra la capitalizzazione e il Pil Usa ha raggiunto livelli record mai visti.

D’accordo pensare che le borse abbiano una visione futuristica delle cose, ma quanto sta accadendo da qualche anno a questa parte ci sembra vada al di là della logica.

 

Forse la borsa americana sta scontando una ripresa in grande stile del Pil nominale? In sostanza è quello che vorrebbe la Fed (che intanto compra asset di ogni specie per guadagnare tempo): crescita moderata reale ma accompagnata da un’inflazione elevata, che finirebbe per far lievitare il Pil nominale, riallineando il tutto con le borse nel giro di pochi anni.

 

La borsa Usa, sta prezzando questo scenario. Altri miracoli, che possano giustificare tale anomalia non riusciamo a vederli, al netto oltretutto di un tasso di indebitamento destinato a frenare sempre più la crescita economica e la domanda. Ma chissà: forse un bel giorno vedremo un condono sui debiti e tutti vissero felici e contenti?

 

Del resto le banche centrali sono ormai diventate delle elette dal Signore, in grado di spostare l’ago della bilancia là dove lo desiderino, by-passando la volontà popolare. Basti pensare che in un sistema normale, le banche (soggetto giuridico al pari di una semplice società fra persone) sarebbero già fallite da tempo. Oggi, invece, il destino di una singolo soggetto, giuridico o fisico, sembra sempre più appeso alla volontà di un istituto supremo, ossia la banca centrale.

Parlare quindi di mercato efficiente e regolare, sembra più una cosa di altri tempi.

Obiettivo Elliott-Fibonacci importantissimo

La generosità di valutazione della borsa americana, fin qui descritta, calza a misura se guardiamo dove si trova l’indice SP500 nel contesto Elliott-Fibonacci di lungo periodo. Quota 3355 oltre ad essere una resistenza/obiettivo importantissima, rappresentava l’estensione massima del ciclo rialzista iniziato nel 2009.

Oltretutto, proviamo quasi sconcerto, nel pensare che gli investitori non stiano minimamente pesando i rischi fisiologici della pandemia in corso, che tradotti significano lenta capacità di recupero, sia in termini di crescita che di posti di lavoro.

Del resto la borsa è meno attenta al bollettino dei defunti, mentre lo  è molto di più all’aumento dei cosiddetti “negazionisti”, che magari affollano le discoteche rappresentando un buon bacino di potenziali consumatori. The new generation costruita ad arte nel corso degli anni.

Stampa oggi, stampa domani, la Fed è riuscita a riportare il Vix al di sotto dei 25 punti. Ovviamente non ci troviamo su valori di piena tranquillità, ma abbastanza sufficienti per far rientrale qualche investitore uscito a marzo. Un indicatore veramente eccellente….per essere sempre dalla parte dei perdenti. Quindi non diamo particolarmente peso al Vix se non per accertare lo specchietto per le allodole creato appositamente dalla Fed, attraverso la discesa sotto i 25 punti.

Categories: Miscellanea

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