MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Nella scorsa settimana Draghi ha utilizzato un nuovo bazooka, abbassando ulteriormente i tassi di deposito e lanciando al contempo un QE di 20 mld al mese senza definire una scadenza.

 

Il fatto più sorprendente è comunque la spaccatura netta che si è venuta a creare all’interno del board, dove 9 consiglieri su 25 hanno respinto la mossa del governatore.

 

Apparentemente quindi, la maggioranza sembrerebbe netta, ma se andiamo a vedere il peso dei voti contrari una certa preoccupazione è lecita. Preoccupazione, oltretutto alla luce del passaggio di consegne tra Draghi e la Lagarde, con quest’ultima, che nonostante la continuità di politica monetaria, avrà non poche gatte da pelare, per non far aumentare ulteriormente la tensione, all’interno del comitato.

Tensioni che rischierebbero di screditare il ruolo della Bce stessa, con conseguenze poco rassicuranti sulla compattezza dell’Unione Europea.

 

Tuttavia al momento è doveroso analizzare il dato oggettivo, che vedrà un nuovo aumento di liquidità sul sistema, con il vantaggio che questa volta avremo una Fed, quasi obbligata ad assecondare le sollecitazioni di Trump.

 

Powell, infatti, dovrà fare i conti con tassi troppo elevati rispetto alla media globale, ma soprattutto non potrà chiudere gli occhi difronte ad un deficit che ha bisogno di trovare sfogo sul mercato obbligazionario, il quale prima o dopo dovrà essere supportato da nuovi acquisti della banca centrale, onde evitare il rischio di una pericolosa impennata dei rendimenti  che renderebbe insostenibile il debito.

 

Da questo punto di vista, pertanto, la mossa di Draghi ha sicuramente accelerato, il processo di allentamento della Fed.

 

Il nuovo QE europeo, piuttosto non sarà di facile attuazione, se consideriamo la scarsità di alcuni bond, quelli tedeschi in particolare, i quali dovranno far parte necessariamente degli acquisti, onde evitare di cadere in favoreggiamenti che andrebbero ad alterare ulteriormente lo statuto della banca centrale.

 

Da qui, nasce infatti, il chiaro incentivo alla Germania, nel creare nuovo deficit.

 

Pertanto, piuttosto che pensare alle mosse di Draghi, la stampa tedesca dovrebbe sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di creare nuovo deficit, attraverso un aumento di spesa o ancora meglio una diminuzione della pressione fiscale, con l’obiettivo di rilanciare i consumi interni e consentire una crescita sostenibile, che non si basi solo sul vecchio modello di export, il quale in epoca di guerre commerciale si sta rivelando perdente su tutti i fronti, specie se questo export è poco adeguato ai cambiamenti della società. Per intenderci, i Google, gli Apple, i Microsoft e gli Amazon, non fanno parte del core dell’economia della Germania.

 

Nelle prossime settimane o addirittura mesi, sarà particolarmente interessante seguire il dibattito politico tedesco, con i partiti tradizionali che dovranno inventarsi qualcosa di veramente forte, per arginare il calo di voti ed evitare un aumento esponenziale delle forze sovraniste, in particolare AFD. Ad oggi la composizione della grande coalizione consente di arrivare ad una creazione di deficit, ma la questione sarà se aumentare la spesa oppure diminuire la pressione fiscale.

 

E’ bene ricordare che la Germania, ad oggi presenta un surplus di bilancio statale vicino all’1,8 che tradotto in euro significa circa 50 mld. Sulla base dei dati attuali, quindi le risorse potenziali per rilanciare l’economia sarebbero a dir poco illimitate, ma i tedeschi in passato si sono distinti più per la loro testa dura piuttosto che per la capacità di inventiva.

L’evidenza delle grandi risorse tedesche, pertanto ci induce ad essere ottimisti sul fatto che le stesse saranno prima o dopo utilizzate, con conseguenze positive su tutta l’Europa, in particolare per la Germania.

 

Chi beneficerà maggiormente del bazooka di Draghi, sarà sicuramente l’Italia, come è sempre stato da quando è salito al posto di comando il governatore italiano. Gli effetti immediati sono stati quelli di riportare lo spread sui minimi storici a ridosso dei 130 punti, dopo che per tutta l’era Salvini aveva viaggiato tra 250 e 200.

Un livello dei tassi così basso per l’Italia rappresenta un fattore alquanto determinante per liberare nuove risorse, le quali arriveranno con il tempo, attraverso un risparmio monster sul costo del debito pubblico.

Ricordiamo infatti, che l’Italia presenta un surplus di bilancio ordinario fra i più elevati e non va dimenticato che il deficit del 2/3 percento non è altro che il frutto del costo del debito pubblico.

 

E’ chiaro, tuttavia, che a differenza della Germania, che avrà i mezzi per crescere dal suo interno, l’Italia si trova in una posizione più vulnerabile. Piuttosto sarà determinante agire sul fronte della competitività, in particolare all’interno dei paesi europei. Non sarà un compito facile questo, ma certamente possibile, se i politici sapranno agire in modo concreto, piuttosto che perdersi in litigi vari.

In sostanza l’Italia sembra dover tirare un calcio di rigore a porta vuota. Auguriamoci che il tiro non finisca sul palo.

Categories: Miscellanea

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