MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Ah come rimpiango il vecchio giornale che sfogliavo tutte le mattine sulla scrivania, prima di iniziare la giornata lavorativa, per non parlare delle lunghe conversazioni con i clienti al telefono o con gli amici al bar nel bel mezzo di un aperitivo!!!

 

Oggi invece, insieme a qualche miliardo di persone sparso sulla Terra, mi trovo a maneggiare uno smartphone o un computer, fornendo inconsapevolmente dati a chi poi li riutilizzerà per conoscere le mie debolezze, attraverso le quali manipolare la mia volontà.

 

In questi giorni ha fatto scalpore il caso Facebook-Cambridge Analytica, ma ciò è solo la punta di un iceberg, di un qualcosa che ormai fa parte della nostra vita da anni.

 

Siamo controllati e per questo manipolati, da perfetti (quasi) algoritmi alimentati da noi stessi. Senza di noi infatti, gli algoritmi non sarebbero in grado di funzionare.

 

Fatta questa piccola, quanto mai umile introduzione, riporto qui di seguito alcuni passaggi di un illuminante articolo pubblicato quest’oggi da Limes, facendo degli esempi per meglio comprendere il caso:

 

Kosinski uno dei piu famosi studiosi della psicologia associata al Big Data, già nel 2012 aveva dimostrato che tutti i soggetti erano classificabili secondo cinque macro-categorie.

 

Aumentando i dati a disposizione per l’analisi, il suo algoritmo consentiva di prevedere caratteristiche, scelte, comportamenti, gusti.

Lo studioso aveva tra l’altro accumulato un’apposita banca dati che raccoglieva le scelte di chi aveva compilato test online o su smartphone grazie all’apposita app da lui sviluppata. Proprio lui aveva segnalato il rischio di questi nuovi strumenti che trasformano i telefoni e gli altri devices intelligenti in questionari psicologici continuamente compilati senza averne la consapevolezza.

 

Per fare un esempio: nel momento in cui navigate su internet, inconsapevolmente andate ad arricchire la scheda di informazioni (tipo un account) che avete presso Microsoft o Google. Tali dati vengono sistematicamente elaborati affinché possiate ricevere pubblicità, informazioni o imput personalizzati. Chiaramente questi dati possono essere forniti attraverso giudizi o post pubblicati sui social oppure applicazioni, anche inconsapevolmente scaricate.

 

Quando la Scl – Strategic Communication Laboratories – società madre di Cambridge Analytica – scopre questi studi, ne acquisisce i princìpi e li industrializza, li implementa all’interno di un algoritmo molto più operativo, capace di definire al meglio, con il necessario apporto umano, il messaggio e le strategie di manipolazione da adottare nell’arena politica.

 

Una volta che l’algoritmo ottiene le informazioni necessarie ad entrare nella psiche di ognuno di noi, ecco che scatta il piano B, ossia quello della manipolazione. Voglio far vincere Caio anziché Sempronio? L’algoritmo lavorerà affinché: l’indeciso e soprattutto l’influenzabile ottenga informazioni utili per votare Caio, mentre quello pro-Sempronio, ma tentato di non votare, riceva news che lo invoglino a rimanere a casa al calduccio davanti alla tv, evitando di inviargli news ovviamente che lo farebbero correre al seggio. 

 

Qualunque sia il settore di riferimento, ci sono alcuni elementi che sempre più accomunano il funzionamento di questi algoritmi e le società che li controllano: la cosiddetta asimmetria informativa, l’assenza di trasparenza, la bolla intorno all’utente (filter bubble).

 

Il primo aspetto è caratterizzato dall’enorme sproporzione di conoscenza – di informazioni acquisite sulla controparte – tra l’utente finale e la società che offre il servizio. All’atto pratico è come se si svolgesse una partita a scacchi tra un utente bendato alle prime armi, contro un campione internazionale che oltre a vedere tutte le pedine disposte sul campo ha anche a disposizione un libro con tutte le mosse eseguite dall’utente nelle partite precedenti. In questa sfida perde sempre il cieco senza informazioni.

 

Bolle informative create intorno al soggetto in questione: gli saranno mostrate solo le informazioni che l’algoritmo ha calcolato gli possano interessare, sulla base delle scelte effettuate in precedenza da lui o da altre persone che sono state profilate nella stessa maniera. Il filtro può essere generato anche in chiave negativa, non fornendo dati o servizi a un soggetto specifico. Si viene quindi isolati in una sorta di bolla basata su stereotipi matematici di cui non si ha conoscenza e di cui non si vedono i limiti.

 

La manipolazione delle menti, attraverso l’elaborazione dei big data da parte degli algoritmi, non riguarda solo il campo politico, e questo già basterebbe per decretare ormai terminata l’era della democrazia moderna. Pensiamo piuttosto a tutto ciò che riguarda il campo economico o finanziario e alla possibilità di manipolare la realtà. Quanti dati hanno a disposizione le grosse banche e le istituzioni, rispetto agli investitori privati e a tutti i comuni mortali? E come e a chi vengono presentati i dati elaborati?

 

Tutto ciò sarà destinato a dare maggior potere ad istituti come la Commissione Antitrust Europea, al fine di regolare situazioni di monopolio informatico e mediatico. La sfida degli algoritmi è però già più avanti, perché le grandi società della Rete – così come l’industria finanziaria o della genetica – hanno già da tempo implementato le possibilità di autoapprendimento delle macchine offerte dai modelli genetici e neurali applicati all’intelligenza artificiale. Questo renderà ancora più difficile il controllo delle autorità.

 

Sta cominciando quindi una nuova era, quella del tentativo di regolamentare un processo ormai sfuggito di mano da troppo tempo. La sensazione è che assisteremo più ad una specie di caccia alle streghe e per lo più disordinato, visto che la RETE non appartiene ad uno Stato e non è guidata da un governo specifico.

 

Chi pensa che quanto detto sia un diminutivo della logica umana e un rafforzativo del perfezionismo delle macchine ha frainteso.

 

I cigni neri esistono sia nella realtà che dentro Matrix.

E la Fed che ha detto? Problema minimo rispetto a quello citato oggi. Powell è figlio della Cambridge Analytica. Senza la manipolazione del big data, la Yellen sarebbe ancora al suo posto e Trump uno dei tanti trombati nella storia delle primarie del partito repubblicano.

Categories: Miscellanea

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