Tillerson era una delle poche colombe rimaste, all’interno di un’Amministrazione decisamente hawkish.
Il fatto che Trump abbia preso la decisione di silurarlo e per lo più via Twitter, nominando Mike Pompeo come nuovo Segretario di Stato la dice lunga su come stia cambiando in negativo la politica estera degli Usa e di conseguenza la situazione geopolitica.
Mike Pompeo, ex capo della Cia ed ex militare è oggi considerato un falco in politica estera in quanto professa la linea dura contro la Corea del Nord e l’Iran, mentre ha sempre sminuito il Russiagate.
Ma come, proprio adesso che Trump e Kim Jong-un stavano per far pace, gli Usa licenziano l’unico politico in grado di portare avanti un dialogo costruttivo?
Secondo gli esperti la Corea del Nord, negli anni, ha alternato fasi negoziali a repentini atteggiamenti belligeranti. L’arma atomica e la capacità di colpire il territorio Usa rimangono per Kim uno strumento di deterrenza in grado di garantire la sopravvivenza del regime e una chiave di legittimazione interna.
La Corea del Nord ha promesso la denuclearizzazione nonostante che tra fine Marzo e Aprile la Corea del Sud e gli Usa daranno luogo ad esercitazioni militari di routine.
Questo atteggiamento, pacifista di Kim, in realtà, è solo un temporeggiare per progredire negli armamenti nucleari. Tre o quattro mesi di dialogo possono significare davvero tanto in termini di progressi scientifici nucleari per la Nord Corea. Del resto, se attraverso il dialogo si riuscisse ad ottenere qualche alleggerimento in termini di sanzioni, sarebbe ancora meglio per Ciccio-Pasticcio.
Per un dialogo Kim-Trump sono favorevoli Cina e Sud Korea, mentre il Giappone è contrario. In questo contesto, gli Usa si trovano in una posizione molto delicata, in quanto niente è scontato, soprattutto che i sudcoreani (che si sentono comunque sempre coreani e oltretutto fortemente penalizzati dai dazi) stiano dalla parte di Trump.