La Germania si è confermata come fra le nazioni più europeiste dell’Unione.
Ebbene sì, se consideriamo, che solo il 20%, tra Adf ed estrema Sinistra, ha espresso un voto populista, differentemente a quanto avvenuto in Francia dove le ali estreme hanno raggiunto livelli tra il 35 e il 38 percento.
Per non parlare di quello che avverrà in Italia, visto che gli anti-Euro sono stimati in quasi il 50%.
I problemi post-elettorali per la Merkel, arrivano soprattutto per il tirarsi fuori della SPD dalla futura coalizione, che grazie alle ideologie scellerate, in termini di immigrazione, capeggiate da Schultz, ha subito la sconfitta più pesante della sua storia.
Si prospetta pertanto la coalizione Jamaica, ossia una maggioranza che vedrà i colori della bandiera di quel Paese. Neri (CDU), Gialli (Liberali) e Verdi.
La Merkel inoltre, che ha subito una perdita di 9 punti, si è dichiarata intenzionata a recuperare i voti finiti in AdF.
Il problema quindi sarà quello di trovare un punto di incontro tra liberali e verdi affinché possa essere formata una coalizione, che secondo le previsioni arriverà alla fine di ottobre.
I liberali saranno ovviamente la forza più rigida in tema di interventismo europeo, mentre i verdi i più europeisti.
E’ chiaro che nel breve non ci sono particolari problemi. E’ nel lungo piuttosto che dovremo guardare ad una Germania più severa, in termini di applicazione delle regole e soprattutto più attenta a salvaguardare gli interessi dei propri cittadini, sempre meno propensa quindi alla mutualizzazione del debito.
Sotto l’aspetto dei mercati finanziari, non mi aspetto grandi risvolti nell’immediato, mentre sul lungo preferiamo più Bund che Btp.
Inoltre, maggior disciplina europea significherà fare i conti con i propri problemi strutturali relativi ad un singolo paese. Una crescita basata su una maggiore spesa pubblica, come quella vista in Italia avrà davvero le gambe corte.