Jamie Dimon il Ceo di JP Morgan Chase, era al tavolo con i grandi nel 2008, quando cioè si doveva decidere il futuro dell’America, alla luce della crisi bancaria che rischiava di mandare all’aria il modello capitalista.
Da quel tavolo, dove sedevano anche Bernanke, Greenspan , il presidente uscente Bush, il suo segretario al Tesoro Henry Paulson e qualche altro banchiere di spicco, prese vita l’embrione del QE.
Questo per dire da che parte sta il nostro Jamie Dimon. Lui sta con il potere americano e con molta probabilità ne rappresenta una bella parte.
L’uscita di ieri, con la quale Dimon sottolineava che il Presidente degli Usa dovrebbe unire e non dividere, è la conferma che i poteri forti di Wall Street hanno staccato la spina al “manipolatore” Trump.
Un’altra conferma del clima infuocato che si sta consumando, arriva dagli attacchi che lo stesso Trump sferra ad Amazon, colpevole, secondo il Presidente, di recare grandi danni ai rivenditori che pagano le tasse in territorio americano, con conseguenti perdite di posti di lavoro.
E’ chiaro quindi che gli Stati Uniti si stanno indebolendo politicamente e questo non ha mai portato serenità nel contesto internazionale.
Tanto per capirci Kim Jong-un si sta fregando le mani, mentre l’Europa sta ricadendo nuovamente nelle mani del terrore, dopo l’attentato vigliacco di Barcellona, fatto dai soliti fondamentalisti islamici.
Probabile quindi un aumento ulteriore della tensione geopolitica, oltre che del vento populista, che con le elezioni francesi sembrava definitivamente sconfitto.
A livello europeo, l’attentato di Barcellona, tenderà a dividere sempre più il dialogo fra i paesi Ue sul tema dell’immigrazione. Non proprio il clima ideale per affrontare serenamente le elezioni tedesche che si terranno in settembre.