La Borsa valori è un luogo meraviglioso. Tutti possono comprare o vendere strumenti finanziari, dalle valute alle materie prime, dalle azioni alle obbligazioni, per arrivare poi a strumenti derivati più complessi come le opzioni o i futures.
Ogni giorno si affacciano sul mercato investitori professionisti, sedicenti guru e novizi.
Oggi voglio rivolgermi proprio a chi inizia.
Indipendentemente dal fatto che vogliate diventare investitori di medio-lungo periodo o trader che comprano e vendono azioni o derivati nella giornata, occorre studiare gli strumenti che si vanno a comprare e i rischi che si vanno a correre.
Partiamo dalle azioni. Cosa sono?
Sono quote del capitale sociale senza scadenza. Il valore di un’azione varia nel tempo a seconda che ci siano compratori o meno e molto probabilmente non coinciderà col suo prezzo di emissione. Il sottoscrittore guadagna quando il prezzo di vendita è maggiore di quello di sottoscrizione e quando l’azienda decide di distribuire una porzione di utile sottoforma di dividendo agli azionisti per remunerare il loro capitale investito.
Il possessore delle azioni è soggetto a responsabilità limitata, in altre parole le eventuali perdite sono limitate al capitale investito nell’impresa.
In caso di fallimento o scioglimento dell’impresa, gli azionisti sono soddisfatti dopo i creditori, i dipendenti dell’impresa, gli obbligazionisti e l’amministrazione tributaria.
Ogni nazione ha un proprio indice azionario composto da titoli con pesi e settori diversi.
Vediamo la composizione dell’indice italiano contenente i 40 titoli a maggior capitalizzazione della Borsa Italiana, denominato FTSE MIB 40 (Financial Times Stock Exchange Milano Indice di Borsa) a seguito della fusione della Borsa Italiana con il London Stock Exchange.
I dati sono forniti dal sito della Borsa italiana e sono aggiornati al 28/02/2016. Al posto del titolo Monte dei Paschi, uscito dal paniere nel silenzio generale, è stato inserito il titolo Banca Generali.
Il paniere dei titoli è revisionato il terzo venerdì di marzo, giugno, settembre e dicembre in base alla liquidità e dimensione dei titoli che lo compongono.
Possiamo osservare che il nostro indice è composto prevalentemente da titoli del settore finanziario, in particolare banche. Questo lo rende un indice più speculativo e quindi rischioso rispetto agli altri. Vediamo perché:
1) In primis facendo riferimento ai dati storici possiamo notare come i titoli finanziari (soprattutto i bancari) siano stati i più colpiti nella crisi 2007/2008, in quella del 2011 e tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016.
2) Le banche sono le maggiori compratrici di titoli di stato. Perché? Da una parte aiutano (insieme alla Banca Centrale Europea) a mantenere lo spread basso e dall’altra perché i titoli di Stato sono considerati a rischio zero e possono essere iscritti a bilancio al loro valore “alla pari” anziché al valore reale contribuendo ad aumentare i loro requisiti patrimoniali (Cet1). Il momento cruciale si avrà quando la BCE deciderà di smettere il programma di acquisto titoli di stato e alzare i tassi. Questo farà si che il rendimento dei Btp salirà, il prezzo dei titoli scenderà, indipendentemente dalla banca che li iscrive in bilancio alla pari e gli “speculatori” potrebbero tornare a far male all’Italia.
3) spesso non sono in grado di contenere i costi e fare investimenti oculati. Si pensi a tutte le filiali aperte senza criterio, mancanza di organizzazione a livello manageriale (una stessa funzione viene ricoperta da due o più persone senza coordinamento), errata erogazione del credito, obbligo tacito a partecipare a fondi salva banche per il sostegno degli aumenti di capitale e creare un mercato delle sofferenze bancarie, come ad esempio il fondo Atlante che pochi giorni fa ha ammesso il fallimento dell’iniziativa.
Esempi poco virtuosi: Monte dei Paschi, Unicredit, Banca Carige. Esempi più virtuosi: Banca IFIS, Banca Generali.