Trump ha già stabilito un record (negativo), ossia quello di entrare in carica con il più basso livello di consensi di sempre. Piuttosto che un momento di unificazione, il suo insediamento sembra una continuazione del clima visto in campagna elettorale.
I consensi infatti si attestano tra il 40 e il 44 percento contro il 68 di Obama e il 57 percento di Bush, che se ben ricordiamo vinse con un numero inferiore rispetto all’avversario.
Due cose sono certe: oltre al record negativo di consensi, Trump rischia di destabilizzare l’ordine Geopolitico.
Trump sottovaluta la fragilità del sistema economico globale, come del resto ha frainteso la situazione geopolitica.
Anche prima di assumere l’incarico, il signor Trump ha remato nella direzione opposta perseguita dagli Stati Uniti in politica estera.
Ha gratuitamente denigrato il valore dell’Unione europea, che i suoi predecessori avevano considerato come fonte di stabilità.
Ha messo a confronto Angela Merkel, cancelliere tedesco (e il più vicino degli alleati), sfavorendola, rispetto ad un vecchio nemico degli Stati Uniti come Vladimir Putin.
Ha sbranato il Messico, la cui prosperità e la buona volontà condiziona positivamente gli stati del Sud degli Stati Uniti.
E, cosa ancor più grave, ha cominciato a destabilizzare i rapporti con la Cina che erano stati ricuciti con fatica nel corso degli anni.
Trump si comporta come se fosse in grado di ottenere ciò che vuole dagli Stati sovrani anche usando quella prepotenza che lo ha sempre contraddistinto.
Il suo errore è trattare i Paesi come se fossero delle imprese. La realtà è che è impossibile trovare un’altra super potenza che sostituisca la Cina in quell’area geografica. Ci auguriamo pertanto che il nuovo Presidente smetta di giocare e si metta al lavoro per mantenere gli equilibri creatisi in 30 anni di rapporti diplomatici, in quanto a vanificare il tutto basta un attimo di pura follia.
Secondo gli esperti, la direzione fin qui presa da Trump, provocherà un’anarchia degli Stati sovrani, data l’assenza di un punto di coercizione che fino ad oggi aveva permesso un equilibrio in grado di evitare guerre tra super potenze.
Molti obietteranno su quanto detto fino ad ora, magari portandoci esempi su come Obama ha gestito certe problematiche di politica estera, come ad esempio Egitto, Libia e Siria.
Obama, non ha primeggiato, se guardiamo alla politica estera, ma un conto è gestire malamente certe situazioni, che possono comunque essere rimediate, in quanto non vanno a stravolgere gli equilibri fra le super potenze. Altra cosa è rinnegare totalmente quanto fatto in politica estera dagli Stati Uniti, sguinzagliando cani mordenti in giro per il Mondo, il cui unico fine è quello di conquistare sempre più influenza.
Altri ci diranno che sempre Obama ha fatto crescere il debito pubblico come nessuno aveva fatto prima.
Su questo punto il Presidente uscente è in buona compagnia, in quanto perfino la Germania nel periodo 2008/2010 ha fatto crescere del 40% il debito a causa della situazione in cui il Mondo si era trovato tra il 2007 e il 2008, grazie a quella deregulation che il nostro Trump vuole ripristinare.
I mercati quest’oggi non valuteranno assolutamente niente di quanto detto sopra, perchè quello che a loro interessa non è certo un cambiamento dello scenario di lungo termine, bensì vorranno vedere che cosa ci sarà dentro il piatto della concretezza economica.
Su quest’ultimo punto dovranno quindi aspettare ancora, dato che quelle pronunciate oggi da Trump saranno solo parole che prima o dopo dovranno passare ai fatti, onde non cadere in una fastidiosa delusione.
Per quest’oggi vi lasciamo con questo bel grafico, che descrive molto bene quanto sia cresciuto il debito dedicato all’acquisto di azioni. Nella storia gli eccessi sono sempre rientrati in modo piuttosto repentino e guarda caso sempre in presenza di una fase restrittiva sui tassi.