Effetti dell’elicottero Bce?
Un vero elicottero reale quello presentato ieri dalla Bce. L’altro giorno per provocazione avevamo detto che l’acquisto degli asset sarebbe passato da 60 a 75 mld mensili contro attese di 70. Draghi è andato oltre con 80 mld.
Altro fatto di rilievo è il prestito LTRO 2 che permetterà alle banche di prendere liquidità in prestito dalla Bce a tassi zero fino ad essere negativi di 0,40 (nuovo livello dei deposit facility) in base alla quantità di prestiti effettuati.
Benché il mercato sia stato travolto ieri dalle violenti oscillazioni soprattutto in ambito valutario e di conseguenza sulle borse, questa misura è evidente.
Non stiamo in questa sede a descrivere i dettagli tecnici di quanto presentato ieri, vista la sua noiosità.
Vogliamo soprattutto intuire gli effetti di questa misura sull’economia per i prossimi mesi e le ripercussioni che potrebbero avere sui mercati.
- Le banche con un grado di rating buono non avranno problema per emettere bond. Altra cosa invece per quelle non investment grade.
- Il prestito Ltro 2 costituirà un elemento determinante al fine della ripresa del mercato immobiliare, in quanto si ripresenterà la stessa situazione del decennio scorso in cui si prestava fino al 100% del valore dell’immobile. Vi sarà quindi una corsa degli istituti ad offrire credito, in quanto potranno presentarsi gli stessi margini che caratterizzarono il periodo del Ltro1. La premessa è che su questo fronte vi sia domanda di credito.
- L’acquisto di corporate su società “no banking” con investment grade, porterà i tassi delle emissioni di queste sotto la soglia zero, presentandosi di fatto un aiuto di Stato al quale si sostituisce proprio la Bce. E’ chiaro che le società più quotate cercheranno di sfruttare tale situazione per effettuare grossi piani di investimenti, che riguarderanno soprattutto immobili, infrastrutture, istruzione e anche beni di consumo come auto.
Detto ciò sarà interessante osservare se questo tipo di finanziamento da parte della Bce sarà utilizzato per rendere competitivi ancor più i prezzi (deflazione) o per programmare gli investimenti sperati (crescita e inflazione), i quali si riverserebbero sulla ripresa interna.
I fatti, fino ad oggi dimostrano che nonostante la massa di liquidità elargita a buon prezzo, le aziende hanno sfruttato tale situazione per schiacciare verso il basso i prezzi mantenendo gli stessi margini e aumentando il volume di affari (soprattutto per chi esportava).
Se le cose andranno a buon fine, in Europa avremo prima di tutto un’espansione del debito privato, che in qualche modo andrà a sostituire la mancata espansione dei deficit pubblici, il che sarebbe migliore di quanto avvenuto in Usa o Giappone. Qualora la ripresa fosse vigorosa, gli Stati dell’Unione avrebbero la possibilità di attuare riforme in tema di alleggerimenti fiscali tali da creare un circolo virtuoso, permettendo un rientro controllato dei debiti privati.
Essendo questa una manovra che fa affidamento soprattutto sulle capacità di consumo interno, è necessario che il consumatore finale percepisca nei prossimi mesi un maggior potere di acquisto, che francamente è incompatibile con quanto visto fino ad oggi in merito ai livelli salariali.
Tuttavia il confine tra maggior percezione di potere di acquisto da salari e da maggior capacità di credito è sottile.
Determinanti quindi saranno le aspettative di crescita e soprattutto il clima di fiducia che potremo apprendere dai dati futuri.
L’unica cosa certa è che la Bce più di così non poteva fare. Oltretutto il fatto che si sia mossa oltre l’aggressività ci dice che la gravità della situazione non era affatto trascurabile.
Fin qui tutto bene. Ma se l’inflazione rialzasse la testa in modo inaspettato oltre le attese?
Bene, in questo caso ci troveremo difronte ad un ostacolo non da poco, in quanto la Bce potrebbe essere chiamata ad un programma accelerato di rientro.
Al momento questa ipotesi appare piuttosto remota e tale da essere gestita in futuro attraverso il monitoraggio delle commodity, le quali si trovano ancora in una situazione depressa, fatta eccezione per l’oro, che più che una commodity rappresenta una currency alternativa.
E i mercati?
Non possiamo certo dire che questi abbiano al momento il pregio di essere lineari.
Ciò è il frutto dell’alta direzionalità negativa vista nei primi due mesi del 2016. Quanto sta accadendo pertanto rientra in un normale periodo di assestamento nel quale il mercato tenderà ad abbassare la direzionalità di lungo.
Pertanto ampie oscillazione sono da considerare nella normalità delle cose.
Il fatto che più ci rincuora è vedere come i titoli o i settori più evidenziati positivamente dai nostri screening siano probabile oggetto degli incentivi elargiti dalla Bce. Vedi real estate.