(testo preso dall’area riservata dedicata agli abbonati al servizio MoneyRiskAnalysis, dall’analisi settimanale del 13.02.2016)
Fiducia
Il mercato fa anni a costruirsi una fiducia per poi riuscire a bruciarla in poco più di un mese.
FALSO
L’investitore ci mettere anni a costruirsi una fiducia nel mercato che poi il mercato brucia in poco tempo.
VERO.
Questo è quello che succede.
In sei o sette anni, l’investitore si fa piano piano un’idea di come investire. Mette il gruzzolo in questo e quello, poi vede che sale, poi compra qualche btp (2011) e vede che salgono, poi compra qualcosa di azionario (2012-2013) e vede che salgono.
Si fa piano piano delle certezze (“essi! sono un grande trader, la becco sempre”), si fa certezze sui market mover (le banche centrali) e piano piano si affida ad un piano di investimento che funziona basandosi sulle sue certezze.
Poi un bel giorno, il vento cambia, il mercato precipita a una velocità che è sempre “inaspettata” e le certezze dell’investitore tremano come palazzi scossi da un terremoto. Le case costruite sulla sabbia vengono spazzate via dalle onde alzate dal terremoto, qualcuno ha costruito nell’entroterra e si trova a dover decidere se lasciare i beni o salvarsi la vita, altri hanno costruito in collina e si salvano, magari anche seguendo le regole antisismiche.
Non è solo una questione di certezze, è una questione di fiducia, multilivello.
Nell’investitore si crea un vuoto. Sparisce la fiducia nel modello di investimento (basti pensare che il mib si è ripreso in 40 giorni quello che si era guadagnato in 3 anni “e qualcosa”) e quindi il pensiero di “grande trader” viene spazzato via. E con esso sparisce la “sicurezza” presentata a se stesso e forse ad amici, ma soprattutto spariscono soldi che sono sicurezza.
Sparisce la fiducia nelle banche (indice sotto da inizio anno del 30%) e nel loro modello, diventa insicurezza in un sistema bancario tenuto in piedi da S. Draghi. Forse sparisce un po’ di fiducia anche in S. Draghi.
Sparisce la fiducia nel promotore (anche prodotti di pura ingegneria finanziaria, fatti per far guadagnare le banche promettendo nominalmente rendimento del 10-20-30-40% su molti anni, salivano prima, quando il mercato saliva) che gli ha consigliato prodotti “sicuri” e “garantiti” conditi magari da dei “figurati se fallisce” (vedi i bancari, vedi altri titoli al limite del collasso).
Sparisce soprattutto la fiducia in se stessi: si erano costruiti dei punti di riferimento che ora non ci sono più e questo genera incertezza.
L’incertezza genera paura, paura di decidere e di sbagliare. Il fallimento viene visto come dolore.
Sto dentro o esco. Raddoppio o dimezzo. Tutti dilemmi. E’ il crash del secolo o una correzione?
E dà lì inizia il dolore. Il dolore per aver perso la fiducia in se stessi che poi viene risolto semplicemente dando colpa agli altri (è vero che il promotore ha “fregato” l’investitore, ma la firma sul documento l’ha messa l’investore, ha deciso di firmare un documento di cui non capiva nulla se non i numeri vicino a rendimento con cui il promotore lo ha preso come fosse il più facile dei pesci da pescare. E’ brutto da dire ma la consapevolezza degli errori è l’unica cosa che ci può far cambiare davvero, raccontarci che è colpa degli altri non aiuta noi stessi ma gli altri. Passeremo da una situazione perdente ad un’altra).
Il dolore prosegue nel vedere il capitale che si riduce, e da lì emergono solitamente due posizioni:
• Basta rinuncio la borsa non fa per me
• Non so accettare la perdita e rimango in posizione fino al recupero (se mai avverrà)
La prima posizione può essere accettabile. E’ un’estrazione del dente. Funziona purchè sia vero che non si entri più in borsa. Se si hanno capitali è difficile sostenerla perché ci vogliono troppi materassi per tenere via i soldi. Di solito diventa un “basta con questo promotore” e si passa ad un altro. Se non si è consapevoli di cosa si sta facendo, è comunque rischioso, perché va a fortuna. Non capendo di cosa si parla si può passare a persone capaci come ad un altro promotore che fa il suo interesse, in maniera assolutamente causale.
La seconda posizione è la più naturale: sto in posizione perché non voglio chiudere e provare dolore perché penso che la perdita è virtuale.
Qui si entra in un campo minato, il punto dove la maggior parte delle persone cade sul campo.
Alcuni iniziano a pensare al metodo del compro in discesa. Questa è una strategia nota che richiede grandi capitali e grandi palle, oltre che un piano ben definito. Aumentando il capitale investito in discesa si arriva con grande capitale investito, discrete perdite e grandi rischi solitamente. Servono mente corpo anima e fisico per portare avanti una strategia del genere. Ed esperienza, tanta esperienza.
Alcuni rimangono in posizione fino alla “morte”. La morte è il fallimento della società in cui si è investito, è l’odio per la borsa o è la sofferenza estrema fisica. Quindi magari per anni in attesa di un recupero. La cosa che si può pensare in questi casi è: “la società in perdita è la migliore opportunità in cui mettere i soldi presente sul mercato o li posso mettere in altro e magari anche recuperare la perdita più velocemente?”.
C’è una soluzione a tutto quanto presentato? Si.
Formazione e consapevolezza.
Formazione: non c’è più niente di certo e di sicuro. Quando qualcuno ti dice: “investi qui che è sicuro” alzati e saluta cordialmente. L’unica cosa sicura è la morte e in finanza vale la stessa regola. La formazione serve a capire il rischio, serve ad aumentare la consapevolezza, serve a sapere cosa puoi fare e cosa no.
Consapevolezza: la consapevolezza nella vita è fondamentale come negli investimenti. Cosa vuoi raggiungere, in che modo, in che tempo, con che rischi, con che strumenti. Cosa posso permettermi e cosa no, in cosa è saggio investire PER ME e cosa no.
Formazione e consapevolezza aiutano ad avere un piano e una strategia.
Il piano è cosa si vuole fare, la strategia come.
Piano: short sp500.
Strategia: Entro short 2 cfd a 2050 di sp500, stop loss a 2100, take profit a 1830, obiettivo di breve, target speculazione.
Formazione, Consapevolezza, Piano, Strategia, sono le chiavi del buon investitore.
E dall’altra parte.
Deve trovare persone competenti e serie, quindi professionalità ed etica.
La professionalità e parlare perché si sa, non perché si ha la fortuna di avere una bocca con delle funzionalità standard. Professionalità è dedicare molto tempo al proprio lavoro, e documentarsi, crescere ogni giorno, conoscere.
L’etica è la volontà di guadagnare e far guadagnare, perché solo crescendo insieme si può crescere al massimo. Crescere alle spalle del cliente è un modo prima o poi per perderlo. Crescere con il cliente è un modo per creare un rapporto che somiglia ad un’amicizia.
Quindi è iniziato il tempo della formazione, della consapevolezza, dell’etica, della professionalità, del piano e della strategia. Spruzzati di disciplina e metodo e con sopra la ciliegina della fortuna (che in tutti gli ambiti della vita serve, o si allinea quando c’è tanto lavoro e dedizione), fanno la torta del buon investitore.