Nessuno sa esattamente quanti soldi il governo guidato da Tsipras abbia ancora in cassa, ma si presume che entro alcune settimane la situazione possa diventare drammatica.
I più esperti stimano l’autonomia massima in non oltre due mesi. Ad oggi la Grecia sta pagando solo stipendi e pensioni mentre il resto rimane all’asciutto. Addirittura le società pubbliche sono costrette a versare le loro riserve strategiche al Governo al fine di reperire al massimo la liquidità.
Le banche greche continuano a sottoscrivere le emissioni del proprio paese nonostante il divieto della Bce e ciò la dice lunga su quanto ormai la fune si sia spezzata. Il 24 aprile è atteso un importante incontro dei ministri delle Finanze. Entro quella data è atteso un piano credibile che assicuri i creditori e dia modo di concedere 7,5 mld alla Grecia, metà dei quali proveniente dal Fmi.
L’elemento fondamentale è che il Governo greco si pieghi al piano di austerità imposto dalla Troika, problemino da non poco. Traduzione: la Grecia è ormai arrivata ad una situazione irreversibile, che ormai è impossibile invertire.
Grexit è la parola d’ordine. Saranno quindi due mesi agonizzanti per la Grecia, che influenzeranno sicuramente il pensiero degli investitori riguardo al problema dell’area Euro. Non è un caso che in questi giorni l’indice Dax abbia ripreso con vigore, quella forza a cui ci aveva abituati fino a qualche settimana fa.
Il Bund addirittura esprime tassi decennali vicini allo zero, mentre gli spread, da quando vi è stata l’azione di Draghi non hanno proseguito nella riduzione. Personalmente, credo che il caso Grecia sarà un fattore preso in esame seriamente dai mercati, a prescindere dai record segnati in questi giorni.
A proposito di record: quali sono le motivazioni che hanno spinto i mercati a proseguire nella loro corsa? I fattori sono più tecnici che fondamentali, legati soprattutto all’assenza di rendimento sul comparto obbligazionario che spinge molti investitori istituzionali a spostare i propri asset in favore dell’equity.
Pensiamo ad esempio ad una compagnia assicurativa che fino a qualche anno fa poteva tranquillamente distribuire prodotti con rendimento garantito al 2%. Ad oggi questo non è più possibile e la stessa compagnia dovrà inventarsi ben altro al fine di poter piazzare i suoi prodotti sul mercato. Il rischio, nel rimanere su prodotti tradizionali, sarebbe quello di perdere importanti quote di mercato, con buone possibilità di essere spazzata via dalla concorrenza.
Ciò quindi dà perfettamente la misura dello strano Mondo in cui ci hanno catapultato le banche centrali. Ovviamente, quando le motivazioni sono più tecniche che fondamentali, ci dobbiamo quantomeno interrogare sulla sostenibilità nel lungo periodo di tale dinamica. Traduzione: mercati più fragili di quanto possiamo pensare.
Meglio pianificare per tempo il riequilibrio del rischio.
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