MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Ancora una volta Draghi ha parlato ai mercati e soprattutto ai tedeschi.

“Se necessario comprerò anche la Fiat Duna, al fine di evitare la deflazione”.

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Scherzi a parte, il Governatore della Bce è sempre più propenso ad utilizzare il bazooka dei Titoli
di Stato, al fine di aumentare l’attivo di 1000 mld, infischiandosene dei tedeschi.

Quest’ultimi, sembrano addirittura diventati agnellini se guardiamo alle parole di Shaeuble, rivolte
alla necessità di cambiare i trattati, anche se in quale direzione non è chiaro. L’ambiguità tra i
politici tedeschi infatti, regna sovrana, visto che il popolo vede come fumo negli occhi la
monetizzazione dei debiti altrui. E intanto Alternative for Deutscheland passa all’incasso.

Evviva!!!

Tutti i problemi dell’Europa sono risolti, l’inflazione si riporterà al 2% e la ripresa marcerà al passo del 3%.

Magari dico io!!!

A differenza di Usa, Inghilterra e Giappone, la nostra snella Europa ha buttato via oltre 5 anni ad
inventarsi forme di salvataggio del sistema interno (dissanguando Irlanda, Grecia e Portogallo),
senza pensare alla crescita. Addirittura siamo l’unica area in cui la banca centrale ha diminuito i
proprio attivi dal 2012 in poi, confermando l’inefficacia delle misure stesse.

Adesso per aumentare nuovamente gli attivi si gioca la carta extra mandato, della disperazione,
ossia l’acquisto dei Titoli di Stato.

Bene fin qui niente da ribattere.

Il quantitative easing, nella forma con cui l’abbiamo visto in Usa e in Inghilterra, ha avuto efficacia
in quanto accompagnato da due variabili fondamentali:

1) Timing (ruolo fondamentale per incidere sulle ben più importanti aspettative
inflazionistiche).
2) Aumento deficit pubblico. Se non gira la moneta inutile stampare per quattro gatti già
stracolmi di soldi.

Perfino il Giappone nel suo lungo periodo di deflazione ha peccato di “timing”, decidendosi troppo
tardi di inondare il sistema di liquidità e soprattutto distribuendo malamente la spesa pubblica,
senza un programma di riforme adeguato. Anche se il Giappone è un caso a sé.

L’Europa, non solo, arriva tardivamente, all’appuntamento, ma rischia seriamente di peggiorare la
situazione, qualora, ad una politica monetaria violenta, prosegua il percorso intrapreso sul rigore di
bilancio, che si culminerà con il Fiscal Compact.

In sostanza il QE non servirà a niente se i paesi dell’Ue non decideranno di aumentare i propri deficit.

Per gli Stati Uniti, il ritorno alla crescita è costato in termini di deficit circa il 7/8 percento l’anno per
poi diminuire fortemente una volta che il Pil ha ripreso a camminare ai livelli desiderati.
Attraverso un maggior deficit, finanziato dal QE, il sistema ha visto girare più soldi, vuoi per un
alleggerimento fiscale o vuoi per maggiori investimenti pubblici.

Ciò ha permesso di evitare quantomeno la deflazione, anche se gli obiettivi di inflazione non sono
stati raggiunti fino ad oggi.

Per Draghi, evitare la deflazione, sembra diventata una guerra contro i mulini a vento, in quanto le
probabili decisioni extra mandato, che già di per sé saranno ostacolate dai paesi del Nord, non
saranno, con molta probabilità, recepite a dovere dalla politica.

Per ricezione politica intendo la capacita di tradurre le misure monetarie in maggior deficit,
destinato ad alleggerimenti fiscali e a maggior investimenti, distribuendo la spesa già in essere
attraverso riforme strutturali adeguate.

Passeranno mesi e forse qualche anno prima di arrivare a ciò?

Per come è strutturata l’Europa è probabile di sì, visto che i paesi più in difficoltà fanno fatica a
convincere Bruxelles nel voler rimanere con un deficit poco sotto il 3%. Il Fiscal Compact parla
chiaro e fin troppo, mentre per alleviare la deflazione occorrerebbero almeno due anni con deficit
tra il 5 e il 7 percento a dir poco.

Inutile fare i QE se nel sistema in qualche modo non vengono riattivati certi canali di trasmissione
della moneta, come gli investimenti, il lavoro o la diminuzione della pressione fiscale.
La macchina politica si è rivelata troppo lenta fino ad ora e difficilmente nei prossimi mesi ci
sorprenderà del contrario.

Chissà, forse avremo un’inflazione da abuso di moneta virtuale che si traduce in forte svalutazione
dell’Euro, senza un’azione politica adeguata? In quel momento l’Europa si ritroverà
improvvisamente ben più povera di adesso, mentre l’ingiustizia sociale regnerà sovrana.

Spero francamente che Draghi abbia il buon senso quantomeno di stimolare i governi nella
direzione adeguata, anche se al momento non sento minimamente parlare di aumento dei deficit
Anzi direi il contrario. Del resto al governatore italiano sappiamo già cosa sta a cuore.

Detto ciò ricordiamoci come la deflazione sia il frutto di una malsana distribuzione di ricchezza a
livello globale. Se a questo aggiungiamo il fatto che le politiche monetarie non convenzionali hanno
accentuato la concentrazione di ricchezza, è lecito fin da adesso pensare a quali siano gli effetti
nel lungo termine.

Una deflazione quantomeno, sarebbe servita a fare una selezione naturale, elemento essenziale
per un’evoluzione positiva del sistema economico e sociale.

Detto in poche parole: si cerca ti tenere in vita un morto già in decomposizione.

Ma la deflazione è solo un problema europeo?

Sicuramente …  [ prosegue nell’area riservata del sito www.moneyriskanalysis.com per gli abbonati, ma se leggi sotto potrai avere comunque il seguito di questa analisi settimanale!!! ]

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