LuxLeaks
Accordi fiscali segreti fra il Lussemburgo e 340 multinazionali – fra cui Apple, Amazon, Ikea Pepsi, Axa, … – sono stati messi a nudo dal Wall Street Journal ai primi di questo mese. tali accordi conclusi nel periodo 2002-2010 rappresentano quello che tutti hanno sempre sospettato del Lussemburgo (ovvero che fosse un paradiso fiscale con agevolazioni non proprio legali) ma che nessuno è mai riuscito a dimostrare.
L’inchiesta è stata battezza LuxLeaks ed ha portato alla luce migliaia di pagine di documenti con accordi sottobanco tra il “ducato” e le multinazionali per creare dei meccanismi di tassazione molto favorevole, per non dire quasi nulla, fregandosene delle regole delle transazioni internazionali.
In questo modo, ogni anno le multinazionali hanno risparmiato miliardi di tasse grazie alla creazione di una filiale, di una holding o allo spostamento di una sede sociale in Lussemburgo, drenando quindi soldi agli stati in cui il loro headquarter o il loro fatturato veniva effettuato.
Ma come è possibile?
Il metodo è il seguente:
io ho l’azienda Madre (M) in uno stato A e una filiale (F) nello stato B. Passo dei materiali da M a F. F paga M, quindi F ha degli sgravi fiscali e M deve pagare della tasse. E questo è normale. Ma io metto tra M e F la filiale Lussemburghese (L). L con dei trucchi Lussemburghesi viene fatta figurare parte di M. Quindi ML vende a F, e F paga. F ha gli sgravi, ma ML non paga le tasse che dovreebbe (in lussemburgo sono bassissime) e riceve pure degli sgravi nel pagamento tra M e L che sono in due stati diversi ma sempre alla Lussemburghese considerati una cosa sola. Indi le tasse pagate già sono basse, meno gli sgravi sono quasi zero.
Indicativamente questo è il giro che è stato scoperto e che ha fatto indignare i capi di stato del mondo intero, che in un periodo come questo si vedono privati di miliardi di tasse dai giochetti fatti dalle multinazionali globali nei paradisi fiscali (Lussemburgo, Cayman etc etc).
L’imbarazzo di Junker
Perlomeno curioso che questa cosa sia capitata proprio appena arrivato Junker alla presidenza della Commissione Europea. Junker è stato per diversi anni capo di stato del Ducato Lussemburghese. Lui che si è sempre dichiarato pronto a combattere le disparità fiscali in eurozona, ora si trova con la gatta da pelare più grossa proprio nello stato da lui ex-presieduto che si è trasformato in pochi anni da angolino sulla mappa geografica a punto focale degli investimenti internazionali e delle sedi delle multinazionali mondiali.
Ma Junker si è detto sereno: solo che noi italiani della parola “sereno” non ci fidiamo più, da quando uno ha detto ad un altro “stai sereno” e poi … sappiamo come è andata a finire.
Non è il solo in Europa
In Europa ogni stato fiscalmente fa un po’ quello che vuole. Non dimentichiamo che anche l’Irlanda ad esempio ha una tassazione d’impresa del solo 12,5%. Finchè siamo messi così (abbiamo come presidente uno che fa i magheggi fiscali a suo vantaggio; abbiamo come stato dominante la Germania che fa quello che vuole a livello monetario) non è che possiamo andare tanto lontano.
Siamo un treno diretto verso la povertà dove ognuno si fa gli affari suoi a discapito degli altri.