La banca del Giappone a sorpresa pochi giorni fa ha annunciato il potenziamento del suo piano di quantitative easing. A sorpresa per molti, ma non per chi segue l’area riservata di MRA visto che ne avevamo largamente parlato per tutto il mese di Settembre nelle weekly e quindi potrà sfregarsi le mani con i gain ottenuti nei giorni scorsi.
Kuroda ha infatti avviato una nuova fase del suo QE, dicendo che è preventivo perchè la BOJ vuole mantenere il target del 2% di inflazione e visto che si nota un rallentamento prevalentemente dovuto al rialzo della tasse. Kuroda vuole quindi scaldare l’economia dopo il rallentamento avuto dopo Aprile in vista di un possibile ulteriore rialzo della tassazione nei prossimi mesi. Il presidente della BOJ ha inoltre fatto una mossa non condivisa completamente dal board, situazione strana rispetto al solito perchè tipicamente i giapponesi preferiscono la larga condivisione. Su 9 elementi del board solo 5 hanno votato per il QE e 4 no. Quindi anche nel board della BOJ molti non sono convinti che l’ulteriore spinta possa aiutare il Giappone.
Kuroda ha spiegato chiaramente che il momento è critico e che l’uscita dalla spirale deflazionaria sembra più lontana, quindi la nuova benzina messa nel motore secondo la visione della BOJ dovrebbe servire a ridare sprint alla terza economia mondiale. Certo è che alcune volte quando si abbracciano delle politiche sociali o quantitative, poi è difficile tornare indietro anche solo dicendo: non è la strada giusta.
Il risultato è che la BOJ comprerà circa 730 miliardi di dollari di bond all’anno (80 trilioni di yen) di titoli di stato e il target del 2% di inflazione è stato esteso da 2 anni a 3 anni (inizio 2016). Già il fatto che in Yen si parli di trilioni, fa capire l’ordine di grandezza dell’operazione ma soprattutto il fatto che uno Yen ormai non valga più niente. Quando si crea una moneta lo si fa con un ordine di grandezza che sia utilizzabile, il fatto che ora si parli di trilioni fa capire come questa valuta abbia continuamente perso valore.
Ma non solo: il gigantesco fondo pensione Giapponese aumenterà le sue posizioni in equity. Quindi parrebbe essere disponibile un free lunch per tutti alla 2013.
Il tutto vuol dire tassi di interesse giù, liquidità a iosa ovunque in giappone e fuori, grande spinta all’export (pensiamo ad esempio alle automobili giapponesi), nikkei su. Del resto vuol anche dire yen molto debole e import costoso. Per un paese che dipende energeticamente e alimentarmente molto dall’import questo non è secondario.
Il Qe della BOJ viene da molto lontano. Iniziato nel 2010 con l’acquisto di 5 trilioni di Yen (60 miliardi di USD) di assett, poi è stata esteso nel 2011 fino a 66 miliardi di USD. La vera spinta si è avuta con l’annuncio del 2013 (4 Aprile) in cui la BOJ avrebbe esteso in 2 anni i suoi assett a 1.4 trilioni di USD con l’obiettivo di uscire dalla spirale deflazionaria e arrivare al 2% di inflazione. Infine ecco l’ultimo passaggio, l’acquisto di 730 miliardi di dollari all’anno per i prossimi 2 ann, un aumento di circail 10-20% rispetto al programma precedente.
La Boj sta quindi comprando tutto il debito del Giappone tanto è vero che già nel 2013 ne deteneva il 25% (ora indicativamente oltre il 30%) in maniera diretta, senza contare quanto ne viene detenuto dalle banche commerciali (circa altrettanto) e dai fondi pensione (15-20%). Addirittura si è arrivati al punto che il mercato per alcuni titoli è illiquido e non ci sono scambi in alcune giornate : se si considera che si sta parlando dell’ammontare di debito più grande del mondo rispetto al gdp, sembra quasi incredibile (quindi come fa un povero giapponese se vuole recuperare i suoi soldi?) Quindi il Giappone è autoreferenziale sulla parte del debito il che vuol dire semplicemente che quello attuale è un default cammuffatto. In altre epoche il Giappone semplicemente avrebbe dovuto dichiarare default perchè il suo debito è insostenibile.
In un periodo di tassi a 0, di interbank rate giapponese a 0,12%, perfino i grossi fondi pensione giapponesi sono in difficoltà. Tanto è vero che dopo la mossa della BOJ del 2013 si è visto un enorme spostamento delle posizioni dei fondi, tipicamente conservativi, verso gli stock abbandonando i bond. La dichiarazione del GPIF che cambierà la sua allocazione rimasta intatta dal 2005 passando dal 12 al 25% di stock locali e passando da oltre il 60% di bond giapponesi al 35%, mostra come il rendimento nullo dei bond faccia “scappare” anche i fondi pensione.
Questo a dimostrazione del fatto che i bond giapponesi sono ormai appannaggio della banca centrale e perfino i fondi pensione li stanno lasciando per il rendimento troppo basso.
Per concludere il Giappone si sta autofinanziando all’infinito seguendo l’Abenomics e spingendo lo Yen al ribasso, i bond alle stelle come prezzo e a zero come rendimento, aumentando il debito, spingendo l’equity e cercando di portare al 2% l’inflazione e aumentare l’export. In compenso è a rischio import e inflazione (attualmente al 3,2%).
Dal punto di vista tecnico, vediamo il grafico sotto.
Il nikkei ha sfondato di prepotenza i massimi del 2013 e 2014 a 16500 e ha raggiunto la soglia dei 17000 con volumi consistenti (future circa 1,4 volte quelli del 4 Aprile 2013). E’ uscito da un laterale di circa 1 anno e mezzo. Ha guadagnato quasi il 5% (il 4 Aprile 2013 aveva guadagnato il 6,61%, si tenga comunque presente che i capitali che servono a far salire uno stock da 1 a 2 sono ben diversi da quello che servono a farlo salire da 5 a 10). Prossimo target attorno ai 19500, supporti 16500 e 14000. Rsi al momento sul giornaliero a 74.