Il capitalismo ha cambiato la vita umana, rendendoci convinti che welfare voglia dire avere più soldi. Questo va nell’ottica di lavorare di più per ottenere di più e avere di più da spendere. Avere è la parte fondamentale della vita, mentre l’essere è relegato in un piccolo angolo, tanto per essere riesumato quando ci rendiamo conto che l’avere non ci può dare quello che vogliamo o quando ci accorgiamo che l’avere non basta (vedi malattie, morte, situazioni negative etc etc).
L’uomo (inteso come essere umano) probabilmente non è fatto per il capitalismo inteso come lo intendiamo noi. Non puoi sempre aumentare all’infinito la tuaa produttività, il tempo dedicato al lavoro, ma hai bisogno anche di spazi di rilassamento, arte, cultura, altruismo, sincerità e verità.
L’uomo (inteso come sistema) possiamo immaginarlo come un piccolo computer, con input (per il computer sono mouse e tastiera ad esempio) e output (per il pc sono il video e le stampanti).
Qualche secolo fa l’uomo aveva i cinque sensi come input e gli input gli arrivavano dall’ambiente circostante. Non poteva ricevere input dell’altro capo del mondo o da un altro continenti.
Le cose ad oggi sono cambiate.
Ormai abbiamo almeno 3 telefoni (smartphone, smartphone personale, telefono fisso al lavoro o a casa),
chattiamo (con skype, facebook, messenger, yahoo …)
whatsappiamo (con whatsapp o simili)
abbiamo un sito aziendale e forse uno personale o un blog su cui scriviamo o un forum su cui mettiamo pareri
abbiamo un account face book con cui scriviamo pensieri pensando di avere una finestra sul mondo e dai prendiamo gossip locali,
twittiamo,
e poi vuoi non leggere qualche centinaio di news che poi nemmeno ti ricordi da dove eri partito,
e inoltre non sei nessuno se non ricevi quelle 20 o 30 chiamate al giorno?
Poi ci sono i prodotti aziendali: il database clienti, il database amministrativo, ma non dimentichiamo la posta sia personale che quella di lavoro che blincano a ritmo serrato richiamandoci a rispondere …
e dove lasciamo gli input derivanti dai capi, dai colleghi, dai fornitori, dai clienti, dai sottoposti?
Il tutto condensato in un mondo (Italia) dove già siamo abituati in tempi normali a fare il lavoro di 2 persone (a differenza dei mondi anglosassoni e dei mondi asiatici dove è vero che lavorano 24 ore al giorno ma fanno 1 lavoro solo non 3 tipi di lavori insieme). Ma ora che c’è la crisi ci chiedono di fare il lavoro di 3 persone.
Quindi cosa si sta intrufolando nel mondo del lavoro: l’asincronia. Le email, i social, gli strumenti di gestione dei team di lavoro, permettono ad ognuno di lavorare quando si sente, aumentando il tempo dedicato al lavoro. E non si fanno più riunioni, si scrivono quintali di email, di chat, di cose che non prevedono l’interazione umana.
E’ talmente alto il ritmo al lavoro che uno quando arriva a casa si siede e dice: oh finalmente riesco a leggere le email in pace. Ma dove siamo arrivati? Adesso sarebbe diventato rilassante leggere le email del lavoro in pace?
Ebbene si è così.
Se non hai il lavoro è la crisi. Se ce l’hai sei fortunato quindi devi dare il 200% per tenerlo per cui l’hobby è diventato leggere le email del lavoro (ad esempio) a causa di due meccanismi: il primo che non si riesce a completare i lavori in ufficio causa l’eccesso di pressione complessiva di tutto quanto indicato sopra e il numero ridotto di persone per azienda/reparto/divisione, il secondo che ci si sente in dovere di restare up-to-date, un po’ il meccanismo dei teenager sempre attaccati allo smartphone che cliccano a mille all’ora vivendo fisicamente in un posto ma essendo con la testa nel gruppo di facebook o di whatsapp. Se non sei aggiornato, sei fuori.
La tecnologia non è nata per questo, ma l’uomo riesce a farne sempre un uso che lo porta ad esplorare i propri limiti che siano fisici, emozionali, di intelligenza o di stupidità. In questo caso probabilmente i limiti dell’input umano.
In fondo siamo fatti come 10.000 anni fa: abbiamo un numero di input che è esploso grazie all’informazione, ma abbiamo sempre un elaboratore unico (il cervello) e pochi strumenti di ouput (come si usa dire “ho due mani”). Quindi la tecnologia sta accelerando ogni processo lavorativo e di vita, fino a limiti che non sono tollerabili fisicamente, a livello di salute e di psicologia.
Questo si rispecchia anche nel mondo della finanza: ormai le macchine la fanno da padrona perchè l’uomo non è più in grado di gestire l’eccesso di input che arrivano dai segnali che sono decine di migliaia al secondo.
Questo è il mercato parallelo delle macchine, che l’uomo crede ancora di controllare ma nel quale la guerra di algoritmi la fa da padrona con esiti sconosciuti.
Delle guerre tra algoritmi potrebbero schiacciare i prezzi di una commodities mettendo in ginocchio un’intera nazione basata sul suo export, o far crollare una valuta rendendo l’import di una nazione molto caro. Ma chiaramente, questo non è un problema di chi fa gli algoritmi, per cui l’importante è fare profitto.
E’ il profitto che chiude il cerchio: il capitalismo come crescita del profitto. Ma non è così: il capitalismo dovrebbe essere al servizio dell’uomo, non l’uomo al servizio del capitalismo.