Negli ultimi 5 anni, i mercati hanno subìto un cambiamento a cui mai nessuno avrebbe pensato.
Siamo passati dal fare delle valutazioni su dati oggettivi (bilanci, analisi tecnica e scenari macro) al prendere decisioni esclusivamente confidando nelle banche centrali, la Fed in particolare.
Addirittura, al giorno d’oggi, molti si dichiarano certi che niente di quello che è accaduto in passato possa accadere in quanto la Fed vigila alla stregua di un Dio onnipotente. Pertanto, “compra e attendi la Fed” potrebbe essere il motto degli ultimi 5 anni. Questa realtà tuttavia non è stata di dominio pubblico fin dall’inizio, ma pian piano si è diffusa a macchia d’olio, dalle banche principali fino ai più comuni mortali risparmiatori.
In questi 5 anni, Il famoso gap tra economia finanziaria ed economia reale non è mai stato così elevato, a conferma dell’anormalità in cui ci troviamo.
Noi tutti conosciamo l’obiettivo della Fed (almeno quello ufficiale), ossia quello di evitare la deflazione e combattere la disoccupazione.
Ma siamo sicuri che sia questo, il vero obiettivo? O forse il vero obiettivo è quello di fare in modo che i mercati ritornino alla normalità del passato, ristabilendo i meccanismi di funzionamento dei flussi?
Per normalità significa prima di tutto assenza di interventi esterni e non che le banche centrali siano costrette ad intervenire con la mano “visibile”, al fine di evitare il collasso. Un mercato che si autoregola, come accadeva in passato, dove la banca centrale utilizzava lo strumento dei tassi per decidere la sua politica monetaria.
La cosa interessante è che se fotografiamo la situazione di oggi con quella di 5 anni vediamo una configurazione totalmente diversa:
Innanzitutto il sistema bancario (quello sistemico) si è salvato, grazie agli interventi della Fed.
Non solo si è salvato, attraverso un riacquisto dei titoli strutturati (che non valevano più niente) e alla rivalutazione degli asset, ma grazie anche all’abbassamento della leva nei confronti del sistema privato. I tassi bassi per un lunghissimo tempo, infatti, sia in Europa che in Usa, hanno stanato quei capitali che mai avrebbero prestato soldi al sistema privato. Quanta liquidità dei risparmiatori è andata a finanziare anche aziende decotte (i famosi titoli high yield, ovviamente non tutti) che prima erano esposte con il sistema bancario?
Questo, a dire il vero, sembra l’unico successo concreto delle banche centrali. Il resto direi che viaggia su livelli di 5 anni fa se non addirittura peggio, se guardiamo alla distribuzione di ricchezza e al livello dei salari reali.
Nell’ultima minute la Fed in qualche modo sembra utilizzare il bastone e la carota, ma il dato di fatto è che le intenzioni sembrano proprio per un aumento dei tassi nel 2015. Del resto se una banca centrale ha come obiettivo principale il ritorno ad un sistema equilibrato non può stampare all’infinito.
Tornare ad un sistema equilibrato comporterà sicuramente un prezzo da pagare. Sicuramente la Fed cercherà il male minore, ma non per questo il suo atteggiamento sarà benevolo come in passato.
Quanto alla deflazione o all’inflazione non so. Un ritorno in deflazione in modo aggressivo in stile giapponese decreterebbe il fallimento delle politiche monetarie moderne e in quel caso il prezzo da pagare potrebbe rivelarsi assai peggiore. In caso di inflazione, la Fed avrà la strada più spianata in favore del ritorno alla normalità
Normalità non è certo quella in cui una banca centrale influenza l’andamento di un regolare mercato, come sta accadendo da cinque anni a questa parte.