Ecco l’ultimo dato dell’Istat: 46% di disoccupazione giovanile.
Prima di fare alcuni considerazioni e mostrare alcuni grafici, teniamo presente quanto segue.
Questo dato non è veritiero, perchè considera solo i possibili lavoratori, quindi ad esempio gli studenti nel calcolo non sono inclusi. Per cui il numero vero è molto inferire (la proporzione tra giovani possibili lavoratori e studenti è di 1 a 4). Per cui quando si parla di 46% si sta dando un dato “pompato” tanto è vero che la stessa Istat e autorità europee considerano questo modo di calcolare errato. Chissà perchè però non lo cambiano.
Rimane quindi da analizzare il dato in rapporto ad altri stati e al suo trend per capirne l’entità e qui escono comunque i problemi.
Perchè la Germania è al 7% circa con un trend stabile mentre noi al 46% (60% in Sicilia), la Spagna al 53%, il Portogallo al 33%?
Perchè mentre in Germania questo valore si è compresso o rimasto stabile, in altri stati con la crisi è esploso?
Perchè nell’ultimo anno il nostro trend è negativo (valore in crescita) mentre perfino in Portogallo è positivo (in diminuzione)?
Queste sono le domande da farsi.
Aggiungiamo il grafico che segue, che mostra come il reddito tra generazioni sia completamente diverso. Una forbice è chiaro che deve comunque esserci, per motivi di anzianità e simili, ma come si vede si sta ampliando e avrà ripercussioni sulle generazioni a venire, se queste ci saranno visto che avere figli è sempre più un investimento e una scommessa.
Aggiungiamo poi una spruzzatina di tempo determinato, con 1 contratto su 10 a tempo indeterminato e un buon 6/10 di contratti da 1 mese o da meno ed ecco la situazione italiana in cui crescono i nostri giovani.
A questo punto ben vengano riforme imposta dall’Europa, purchè dietro la maschera dell’Europa non ci sia la sola Germania.