Un altro grande gestore di fondi, con esperienza di lungo periodo, ha quasi sicuramente deciso di chiudere il suo fondo: si tratta di Steve Eisman.
Come riporta WSJ:
Steve Eisman è stato una delle stelle della finanza durante la grande crisi, noto per la sua scommessa contro i mutui subprime e secondo persone a lui vicine si sta organizzando per chiudere il fondo che gestisce.
Mentre Steve ha guadagnato il 3,6% e il 10,8% nel 2012 e 2013, quest’anno le sue prestazioni sono rimaste indietro rispetto al bull market. Cresciuto nell’hedge fund Frontpint Partners dove aveva gestito più di un miliardi di $, Eisman era noto per l’abilità di scommettere contro le aziende che riteneva sopravvalutate dal mercato, o come diceva lui per “educarle”. E’ famoso per essere stato descritto con la sua operatività nel libro “The big Short”.
In un’intervista fatta recentemente, Eisman ha detto che “fare investimenti basandosi sui fondamentali delle compagnie, sembra diventata una filosofia di investimento non vincente.”
Parlando con numerosi abili stockpiker, Eisman si è accorto che negli ultimi anni ci sono fattori macro troppo grandi che mettono in secondo piano i fondamentali. Sebbene gli analisti specializzati nelle singole aziende abbiano ancora un ruolo, è la salute del mercato a farla da padrone e quindi prima di tutto va guardato quello e non i fondamentali della singola azienda.
Riassumendo: fine dell’alpha e solo beta (levered beta).
Molto interessante è quanto dice dopo riguardo alla propensione degli investitori:
Hai il gene “bull”
A fronte di dati economici contrastanti e ad un punto di svolta nella politica della Fed e di molte banche mondiali, il mercato 2014 sembra più che un oggetto finanziario, un test di Rorschanch (famoso test di psicometria e psicodiagnostica dove si fanno vedere delle macchine di inchiostro alle persone e si cerca di capire la loro personalità e caratteristiche in base a cosa ci vedono guardandole). Ciò che gli investitori vedono nelle macchie del mercato dice molto più su loro che non di quanto dicano i loro risultati.
Se sei di indole rialzista, se non hai mai incontrato un mercato che non ti piace, se hai una memoria corta, la azioni ti risulteranno interessanti, quasi a buon mercato. il P/E seppur elevato non è nella stratosfera. I deficit federale e statale sono in calo. I consumi sembrano proseguire il loro cammino regolare. La vendita di case è in recupero e l’immobiliare sembra stia ripartendo. La nazione è sulla strada verso l’indipendenza energetica. Le obbligazioni rendono quasi zero, per cui le azioni sono la strada da seguire, quasi obbligatoria per avere un minimo di rendimento. La Fed continuerà a tenere i tassi bassi ancora per un bel po’, lasciando agli investitori come unica scelta comprare azioni. Non è un problema se l’S&P 500 ha triplicato dal 2009, o che la Fed ha iniziato il tapering.
Anzi il fatto che il tapering sia in corso e il mercato salga comunque è indice della sua forza. Quindi il quadro è favorevole. Il QE ha funzionato. Se poi per caso i mercati dovessero regredire, alla Fed basterebbe fare un altro QE. La put di Bernanke/Yellen è sempre pronta ad entrare in azione. Per ora quindi non ci sono bolle in vista.
Hai il gene “Bear”
Se invece avete il gene della preoccupazione, se siete più attenti al ribasso che al rialzo, se siete più attenti alla restituzione del capitale che alla sua remunerazione, se avete qualsiasi senso della storia e dei mercati, allora c’è più di un motivo per essere preoccupati. Una politica di tassi di breve periodo vicini allo zero continua a distorcere la realtà con conseguenze sconosciute ma preoccupanti a lungo termine. Il tapering è così mite e contingente che parebbe difficile non prevedere qualche scossone quando la Fed davvero annuncierà la fine degli aiuti. Gli stimoli fiscali hanno aiutato il consumatore a consumare, gonfiando così ricavi e utili societari. In relazione al P/E di Shiller, siamo a 25 un livello superato solo 3 volte: nel 1929, nel 2000 e nel 2007 e sappiamo circa 1 anno dopo in tutti e tre i casi come è andata a finire.
Uno scettico direbbe che bisogna essere ciechi per non capire che la situazione è critica e che ci sono bolle ovunque, visto che la liquidità ha reso appetibili anche bond spazzatura, ridotto la qualità del credito, ridotto i rendimenti e fatto decollare i rendimenti anche di aziende che in un mercato normale sarebbero state considerate una moda o perlomeno un assett rischioso. Il quadro generale è quello di un rapporto rischio/rendimento prossimo a zero a causa del numeratore.
Il divario tra economia reale e finanza cresce ogni giorno.
Sei anni fa, prima della crisi, coloro che erano accorti riuscirono a scappare per tempo basandosi sui fondamentali e sulle regole storicamente note dei mercati.
Ma oggi? Siamo nuovamente impantanati in un ambiente euforico in cui alcuni titoli sono aumentati di prezzo al di fuori di ogni ragione, dove la leva sta tornando a livelli estremi, e dove l’assunzione di rischi non è più un problema. Non sorprende come la natura umana ritorni, ovvero le lezioni apprese nel 2008 siano già state dimenticate: in fondo “stavolta è diverso”.
Possiamo dire quando finirà: no. Ma finirà: si. E quando finisce la tendenza si inverte. Pochi saranno pronti, pochi saranno preparati.
Cerchiamo di essere tra quei pochi.