Ho fatto una riflessione facendo due passi con mio cugino, come quasi tutti i sabati in cui è qui nella profonda e assolata val Padana.
La discussione che è emersa è la seguente.
Meglio un CEO che ti fa sovraperformare negli anni positivi e che poi ti fa sbattere contro un palo negli anni negativi o un CEO che ti fa andare il giusto
negli anni positivi e poi quando le cose vanno male tiene la nave con fermezza mentre il mare è in tempesta?
Ovviamente la risposta è la seconda.
Gestire tanti soldi o una grossa azienda non vuol dire perdere di vista il buon senso e il principio del buon padre di famiglia: meglio non esagerare se si può mangiare tanto e tenere via un po’ di pane per i periodi di magra.
Questa è resilienza o antifragilità (come direbbe Taleb) ovvero la capacità di resistere alle avversità. E’ anche capacità di investire in maniera sostenibile (sto leggendo l’ultimo documento di analisi del CIO (chief Investment Officer di UBS) e parla proprio di sostenibilità degli investimenti).
Riassumo con una metafora: tutte le cicale stanno bene fino a che è estate ma poi è la formica che passa l’inverno.
Noi stiamo cercando di costruire qualcosa di resiliente, antifragile e sostenibile, dando valore aggiunto con il blog e i servizi che forniamo. Se gli altri vogliono giocare alla roulette e pensano che sia resiliente, antifragile e sostenibile, beh mi spiace ma non è così. Lo rimane solo fino a che si è amici del banco (bull market) o dei proprietari del casinò (banche centrali).
E attenzione all’estate, che diversi aspetti stanno convergendo (laterale mercati azionari da inizio anno, movimenti oro e gold miner, Bradley, fine politiche quantitative) verso la fine della roulette e il ritorno alla normalità.
Occhio a non rimanere in mezzo quando il banco dirà: Rien ne va plus.