Il 25 maggio andremo a votare. Guai a non andare, altrimenti davvero vi meritate le cose così come stanno.
Prima di mettere un frego sulla scheda però fatevi una domanda e datevi, come Marzullo chiede, una risposta.
A cosa serve un’Unione Europea?
In teoria la Ue dovrebbe servire a renderci più forti e meno vulnerabili dall’esterno, ma soprattutto omogeneizzare il tenore sociale all’interno del territorio.
Gli Stati Uniti d’America ad esempio, è un insieme di 50 Stati che fanno riferimento a un potere federale, il quale è in grado di sopperire là dove ce ne sia bisogno, salvaguardando oltretutto i territori e attuando politiche economiche e sociali in grado di regolarizzare il tutto. Inoltre, lo stesso potere federale Usa si contraddistingue per la sua velocità di azione, attraverso poteri politici, giudiziari e finanziari che lo mettono al di sopra di tutte le parti in campo.
Purtroppo l’Ue non è niente di tutto questo. A dire il vero sembrerebbe l’esatto contrario, ossia una macchina burocratica, simile ad un arbitro, che non è proprio la figura che si confà a chi dovrebbe garantire un’omogenizzazione dei territori, magari assistendo e incentivando i più deboli e i meno reattivi.
L’Europa per come la vorremmo tutti dovrebbe essere un’istituzione in grado di poter attingere alle risorse dei più forti aiutando i più deboli, attraverso politiche fiscali diverse. Un’Europa che nel momento del bisogno è in prima fila a prendersi carico dei problemi più importanti. Non mi riferisco solo alla materia monetaria o economica. Per avere piccole dimostrazioni basti vedere a come viene gestita la vicenda dei clandestini che sbarcano nelle coste del Sud Italia.
L’Europa per come ce l’abbiamo rappresenta quindi un freno, capace di renderci vulnerabili a qualsiasi evento esterno. Basti pensare, per averne una conferma, che la crisi Usa del 2007/2008 si è rovesciata da noi tra il 2010 e il 2011 e ancora ne stiamo pagando le conseguenze, mentre gli americani ne sono sicuramente usciti più velocemente e senza dubbio in modo migliore.
Cui prodest questa Europa?