Inflazione tedesca sotto le attese e subito i mercati drizzano la cresta scommettendo giustamente sul QE della Bce.
Ma siamo sicuri che stampare così come abbiamo visto fino ad oggi porti a sconfiggere la deflazione?
O forse la deflazione si presenta perchè la domanda non è sufficiente a soddisfare l’offerta dettata dalla tanto amata produttività?
Quale impatto può avere alla lunga, l’immissione di nuova moneta?
Rivalutare gli asset al fine di creare ricchezza e rilanciare i consumi? Un Tampax.
Quando la produttività raggiunge livelli esasperati, ad un costo unitario per prodotto sempre più basso, a tal punto che chi produce il bene stesso non è più in grado di ricomprarlo, significa che si è rotto un meccanismo virtuoso, difficilmente rimediabile attraverso misure monetarie.
In Germania, infatti, nonostante un livello occupazionale ottimale, una crescita del Pil più che accettabile e soprattutto un tasso di partecipazione al lavoro dell’80% (contro il 63 Usa) non si riesce ad invertire la curva dei prezzi, creando più di un rischio di deflazione. In sostanza sembra non esserci domanda sufficiente a soddisfare l’offerta nel modo adeguato.
Forse sarebbe più corretto rivedere il giusto rapporto tra salario, lavoro e impresa.
Questo purtroppo, in un Mondo ormai fortemente globalizzato e aperto al mercato è pressoché impossibile. Si opterà quindi per nuova moneta.
Probabile quindi che sia il mercato a trovare il giusto equilibrio, magari attraverso una deflazione stile Giappone. Proprio questo ultimamente sembra aver sconfitto lo spettro che lo assillava da vent’anni, ma ancora non abbiamo visto gli effetti collaterali. Ad oggi tuttavia, anche nel Sol Levante si intravede un ridimensionamento dei consumi a causa dell’effetto Iva, che inevitabilmente si farà sentire sulle tasche della popolazione, già penalizzata da una svalutazione che gli ha portato più danni che altro (consumatore medio).