Il paragone più adatto per descrivere l’Ue è quello di un pugile dentro un ring, con le mani legate, pronto a prendere una scarica di cazzotti da Mike Tyson. Nella fase che precede un nano secondo prima il coma irreversibile, il pugile (folgorato da una lucida pazzia) chiede all’arbitro di farsi slegare le mani. Troppo tardi.
“Esa 2010”
Questa è l’ennesima trovata della snella Europa, per adeguare dopo molti anni, il criterio di contabilizzazione della spesa sugli investimenti (pure gli investimenti militari su nuove armi, vedi F35), che gli Usa adottavano già tempo.
Essa comporterà prima di tutto un’operazione estetica sui conti dell’Italia, stimata in una crescita tra 1 e 2% in più nel 2015, che attenuerà le conseguenze del Fiscal-Compact. Le nuove regole contabili, infatti saranno attuate dal prossimo settembre.
I paesi più favoriti sotto questo aspetto sembrano essere quelli scandinavi, dove la spesa per ricerca e investimenti è ben superiore alla media europea. Ovviamente, anche in questo, nessuno può impedire all’Italia di rappresentare il fanalino di coda o quasi.
In ogni caso questa mossa è da annoverare tra le cose positive, sotto il profilo oggettivo.
Ma la domanda è: da quanto tempo gli economisti più avveduti chiedevano questo? Ricordo che già negli anni ’90, il premio Nobel Modigliani, sosteneva che era una follia non distinguere gli investimenti dalla spesa corrente.
A distanza di 15 anni, quindi l’Europa sceglie quella strada o quasi.
Francamente ho il terrore, quando penso alla lentezza con la quale certi meccanismi entrano in funzione, in questo sistema, nel quale la Troika la fa da padrona.
Quale capacità reattiva pertanto, può avere l’Europa, a fronte di una crisi globale eventuale, come quella vissuta quattro anni fa? Sicuramente meno di Usa & co. e anche in tal caso avremo fatto un ulteriore step verso il basso.