In questi giorni, come ormai sappiamo, i proprietari della Electrolux (svedesi) hanno presentato un piano per salvare gli stabilimenti produttivi in Friuli, a condizioni mai viste fino ad oggi nel nostro Paese.
La proposta è quella di tagliare gli stipendi da 1400 euro a circa 700/800 euro, una cifra che da sola servirebbe a malapena a pagare la rata di un mutuo o un affitto.
In realtà il nuovo stipendio proposto sarebbe il frutto di un calo della paga oraria e delle ore lavorate che scenderebbero a 6, ma andiamo avanti.
La paga oraria lorda quindi scenderebbe a circa 20 (dai 24 attuali) euro contro i 7 euro degli stabilimenti in Polonia.
Una forbice che con il tempo, tenderà sempre più a chiudersi e non certo ad allargarsi. Questo vale non solo per la Electrolux, ma per tutto il tessuto produttivo.
Qualora la proposta appena citata, prendesse corpo, per il nostro Paese si aprirebbe uno scenario del tutto inesplorato, ma del quale, purtroppo, e da tempo, ne eravamo più che consapevoli.
Il taglio dei 30 euro mesili del Cuneo Fiscale, proposto nella legge finanziaria, conferma quanto il Governo avesse presente il problema. Qui infatti non si tratta di arrivare ad essere competitivi tra 10 o 20 anni, ma da subito, attraverso misure a dir poco violente.
La competitività di un Paese, inoltre, non si raggiunge solo agendo sul costo del lavoro, cercando oltremodo di schiacciare i salari, ma creando le condizioni necessarie per rendere congrui gli stessi ai bisogni che ci circondano.
Ad esempio, non si può raffreddare il salario, se poi non si impostano politiche volte a svalutare gli immobili, gli affitti e tutte le utenze che riguardano la vita di un cittadino. In sostanza, una riduzione del costo del lavoro deve essere accompagnata da politiche abitative in stile tedesco.
Detto questo, sembra impossibile raggiungere la compettività senza passare da uno scenario deflattivo epocale.
A questo punto non ci rimane altro che attendere gli sviluppi della trattativa Electrolux, al fine di capire quale scenario grigio ci riserva il nostro Paese, zavorrato oltremodo da un debito pubblico che non consente minimamente azioni coraggiose.
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